di
Cesare Giuzzi

Il suv da mezzo milione di euro, a noleggio, si è spezzato dopo lo schianto in viale Fulvio Testi: tre feriti. Il 19enne è morto domenica sera. Alla guida un ventenne che, illeso, si è finto soccorritore: smentito da testimoni

Il suv da quasi mezzo milione di euro spezzato in due come un giocattolo di latta. Il telaio con le ruote e il motore piantato nell’aiuola tra le due carreggiate, la cabina ribaltata sull’asfalto. E poi le fiamme, in un principio d’incendio subito spento dai vigili del fuoco ma anche dalla pioggia battente. Andava veloce il Mercedes classe G Brabus. Per capire quanto bisognerà aspettare i rilievi degli investigatori. Ma i rottami rimasti in strada, sparsi in più di cento metri, sembrano l’epicentro di un’esplosione.

Il bilancio è gravissimo: un ragazzo di 19 anni, Pietro Silva Orrego, morto, un’amica di 30 molto grave e poi altri due feriti, per fortuna non in condizioni critiche, tra cui l’uomo alla guida dell’altra vettura. E il sospetto, ormai quasi certificato da ore di indagini e testimonianze, che alla guida del Suv che domenica all’alba s’è scontrato con un’utilitaria in viale Fulvio Testi — lo stradone che porta a Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni— ci fosse un 20enne che non ha mai preso la patente. L’unico dei tre amici rimasto illeso.



















































Dopo l’impatto, mentre i feriti a terra venivano soccorsi, lui s’è allontanato. Poi nella speranza di ingannare gli agenti della polizia locale, ha finto di essere un soccorritore. Un «samaritano» sceso da un tram di passaggio e accorso per estrarre i feriti dalle auto e metterli in salvo. Ai vigili s’è presentato con i vestiti insanguinati e senza una scarpa che ha detto d’aver perso nella foga dei soccorsi. Ma gli investigatori l’hanno sbugiardato dopo averla trovata tra i resti dell’abitacolo e dopo aver analizzato i filmati delle telecamere del tram sul quale non era mai salito.

Il colpo finale è arrivato dalla testimonianza di un medico che alle 6.20 del mattino, in un’alba di pioggia e foschia pesante, s’era fermato a soccorrere — lui sì per davvero — i feriti mentre andava a lavorare al vicino ospedale Niguarda: «C’era quel ragazzo alla guida». Ora la procura sta valutando quali provvedimenti adottare nei confronti del 20enne. Il quadro delle indagini s’è fatto più grave dopo la morte, nel tardo pomeriggio di domenica dopo ore di lotta disperata per la vita al Niguarda, dell’amico 19enne.

Sul suv, che viaggiava dalla periferia verso il centro, erano in quattro. Il 20enne Y. N. alla guida, il 19enne Pietro Silva Orrego, figlio di un noto cardiologo, la 30enne S. T. (che si è aggravata dopo il ricovero al Policlinico ed è stata operata in mattinata) e il 23enne E. R., tutti nati a Milano. Tornavano da una serata in discoteca. Sulla Opel Corsa, invece, c’era il 32enne L. C., originario di Napoli.

Non è ancora chiara la dinamica dell’incidente, ma la sua vettura sarebbe stata travolta dopo essere arrivata da sinistra. Le ipotesi sono quelle di una precedenza non data, un semaforo bruciato, una manovra azzardata. A complicare il quadro c’è però il fatto che il 32enne, ferito ma in maniera non grave, è stato trovato positivo al pre-test in cerca di droghe al quale gli agenti della polizia locale, diretti dal comandante Gianluca Mirabelli, lo hanno sottoposto dopo l’incidente. Ora si attendono gli esami approfonditi per capire se la droga sia stata assunta nelle ultime ore o nei giorni scorsi.

Ma verifiche degli investigatori sono in corso anche sul Suv, che risulta di proprietà di una società di noleggio di mezzi di lusso. C’è da capire chi ha firmato il contratto e se siano state rispettate tutte le normative, anche legate alla potenza — esagerata — del mezzo. Gli investigatori hanno sequestrato i cellulari di tutti i ragazzi per verificare se chi guidava era al telefono o se stavano registrando video. 


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17 novembre 2025 ( modifica il 17 novembre 2025 | 08:20)