Novembre è il mese della prevenzione dei tumori maschili. E’ quello alla prostata è oggi la neoplasia più diffusa tra gli uomini over 50, ma i progressi nella diagnostica, nella chirurgia robotica e nei percorsi di prevenzione stanno modificando in modo significativo la prognosi e la qualità di vita dei pazienti. Ne parliamo con la dottoressa Roberta Gunelli, primaria dell’Unità operativa di Urologia dell’ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì, che ogni anno gestisce centinaia di casi e guida un team impegnato nello sviluppo di tecniche sempre più precise e mini-invasive. Gunelli chiarisce quando è opportuno rivolgersi all’urologo, quali sono i principali fattori di rischio, le innovazioni nella chirurgia robotica, le sfide dello screening e il ruolo cruciale dell’antigene prostatico specifico (Psa) e dell’informazione corretta. Un dialogo che mette al centro un messaggio semplice ma fondamentale: la prevenzione è la prima arma per proteggere la salute maschile.
Dottoressa Gunelli, quali sono i segni di allarme che gli uomini dovrebbero conoscere (anche se asintomatici) e quando è opportuno rivolgersi allo specialista?
“Conoscere i segnali di allarme che possono mettere in sospetto è un elemento fondamentale per una prevenzione efficace. Va prestata attenzione alla presenza di sangue nelle urine, alle alterazioni della minzione (come un flusso più debole o difficoltà a urinare), a dolori persistenti nella zona lombare o pelvica ed a qualsiasi cambiamento o nodulo a livello testicolare o genitale, anche in assenza di sintomi evidenti. Mi preme fare una precisazione”.
Prego…
“Vorrei specificare come la possibilità che questi sintomi siano associati a neoplasie non corrisponde a certezza e che tali sintomi possono essere associati anche a malattie non oncologiche, per cui è corretto contattare il medico per avere una corretta lettura dei sintomi e nel caso di dubbio approfondire la ricerca con esami diagnostici mirati”.
Quando è opportuno rivolgersi all’urologo?
“Una visita urologica è utile in presenza di disturbi urinari (aumento della frequenza urinaria soprattutto notturna, urgenza alla minzione, flusso urinario debole o intermittente, dolore alla minzione, sensazione di incompleto svuotamento vescicale), in presenza di sangue nelle urine o nello sperma, se compare e persiste un dolore lombare o testicolare e quando si palpano noduli o aree di aumentata consistenza a livello dei testicoli. E’ importante sottolineare un aspetto”.
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Chiarisca…
“La visita urologica assume un ruolo importante non solo in presenza di sintomi urinari, ma anche come atteggiamento preventivo poiché molte malattie, soprattutto in campo oncologico, quali il tumore prostatico e le neoplasie renali, così come le patologie testicolari, non manifestando sintomatologia di rilievo, possono non essere facilmente sospettabili e ritardare così la consultazione medica”.
La prevenzione gioca un ruolo fondamentale…
“Sappiamo come la prevenzione sia la chiave che apre la porta della salute: non bisogna avere paura di fare controlli periodici, perché questo può fare la differenza nel trattamento e nella prognosi e, nei pazienti con età superiore ai 50 anni, una visita urologica è quindi da considerarsi il punto di partenza fondamentale per la prevenzione non solo delle patologie oncologiche, ma anche per la valutazione di eventuale ostruzione alla minzione da parte della prostata (anche se benigna) o di iniziali disturbi della sfera sessuale. Faccio un’ulteriore osservazione”.
Prego
“Voglio ricordare come in presenza di fattori di rischio, quali la famigliarità per tumore alla prostata (padre, fratello, zio) si raccomanda una valutazione clinica con Psa a partire dai 45 anni. In età giovanile inoltre è raccomandata una periodica autopalpazione dei testicoli ed una valutazione urologica in caso di dubbi all’autopalpazione o in presenza di criptorchidismo, fimosi e varicocele”.
Quali sono i principali fattori di rischio?
“Fattori di rischio del carcinoma prostatico sono l’età (aumenta a partire dai 50 anni), la famigliarità (il rischio aumenta di 2-4 volte se padre o fratello sono affetti da tumore prostatico), le mutazioni genetiche (Brca 1-2), la razza (più comune negli uomini di razza africana e afroamericana). Ma altri fattori di rischio probabili sono l’obesità, la sedentarietà, la dieta ricca di grassi animali e carni rosse. Fattori di rischio per il tumore alla vescica sono il fumo di sigaretta, l’esposizione professionale a coloranti, vernici (amine aromatiche) e infiammazione cronica”.
Il carcinoma prostatico è la neoplasia più frequente tra gli over 50. Quanti casi tratta annualmente la sua unità operativa?
“Dal primo gennaio 2024 all’ottobre 2025 sono state eseguite 435 biopsie prostatiche e 168 pazienti sono stati sottoposti ad intervento di prostatectomia radicale, nella quasi totalità con utilizzo del Robot da Vinci.
Ci sono novità per quanto riguarda il trattamento chirurgico?
“La prostatectomia radicale è l’intervento chirurgico che si esegue in presenza di tumore alla prostata in Pazienti idonei per età e stadio clinico. La tecnica robotica è il trattamento d’elezione per minore invasività, ridotto sanguinamento, ridotti temi di degenza e migliori risultati funzionali in termini di continenza urinaria e preservazione della funzione erettile Sono attualmente in fase di diffusione piattaforme robotiche single port (con un solo accesso cutaneo con ulteriore riduzione della invasività e dei tempi di recupero funzionale). Il futuro ci porterà inoltre la speranza di poter trattare in modo conservativo la prostata malata, asportando solamente il nodulo maligno”.
Quali sono le principali opzioni terapeutiche?
“Dipendono da età, stadio clinico, aggressività istologica (caratteristiche del tessuto neoplastico). Chirurgia, radioterapia e terapia ormonale (anche con i nuovi farmaci Arsi che consentono di trattare tumori prostatici metastatici resistenti alla castrazione) con buoni risultati in termini di qualità di vita e sopravvivenza. Ma nei tumori a basso rischio va considerata come trattamento anche la sorveglianza attiva con controlli periodici urologici e del Psa, senza sottoporre il paziente all’intervento chirurgico. Lo studio delle mutazioni genetiche Brca 1/2 presenti in alcuni tumori ha consentito l’utilizzo di farmaci specifici con buoni risultati”.
A cosa sono dovuti i miglioramenti in termine di guarigione e di sopravvivenza che si riscontrano?
“L’uso crescente di imaging di ultima generazione come la risonanza magnetica multiparimetrica della prostata (Rmnmp prostatica), la biopsia prostatica fusion, sistema che permette la “fusione” delle immagini da risonanza magnetica con quelle generate ecograficamente durante l’esame bioptico, permettendo una migliore precisione. La Pet Psma moderna tecnica di diagnostica per immagini utilizzata per studiare il tumore della prostata, ndr), quando indicata, consente una valutazione sempre più accurata dell’estensione di malattia (intraparenchimale o extra capsulare, presenza di localizzazioni secondarie -metastasi), consentendo una pianificazione chirurgica sempre più” di precisione” e pertanto su misura per il paziente. Certamente questi sono elementi importanti per la buona riuscita di un trattamento”.
Quali sono le principali sfide operative nella gestione del carcinoma prostatico?
“La prima sfida importantissima è lo screening. Intendiamo per screening lo studio “a tappeto” di pazienti, scelti con criteri che rispecchiano i gruppi a rischio maggiore, che possono trarre il massimo vantaggio dalla esecuzione di visita specialistica ed esami di laboratorio (in particolare il Psa) o di studi radiologici dedicati (in particolare l’Rnmmp – risonanza magnetica nucleare della prostata) e biopsie multiple prostatiche. Dal 1993 la Società europea di urologia (Eau) ha promosso lo studio Erspc (European randomized study of screening for prostate cancer), che ha dimostrato come un programma di screening regolare possa ridurre del 20% il rischio di morire per tumore della prostata.
È in corso il progetto europeo Praise-U, che promuove uno screening per uomini tra i 50 e i 69 anni, con il dosaggio del Psa come primo passo del percorso diagnostico e questa strada è quella che si sta intraprendendo anche in Italia.
Il Psa (Antigene Prostatico Specifico) è una proteina prodotta esclusivamente dalla prostata e misurabile con un semplice esame del sangue. Ma occorre attenzione”.
Cioè?
“Un valore elevato di Psa non significa necessariamente tumore, perché può aumentare anche in condizioni benigne come ipertrofia prostatica benigna (ingrossamento della prostata), prostatite (infiammazione della prostata). Inoltre, il Psa può essere falsamente elevato se viene svolta attività fisica intensa nei 2 giorni precedenti il prelievo (soprattutto bicicletta o motocicletta), se vi è stata attività sessuale nei 2 giorni precedenti il prelievo o in caso di concomitante infezione delle vie urinarie. In questi casi è meglio rimandare il prelievo, evitando il rilievo di una alterazione temporanea dei valori del Psa che può procurare falsi allarmi, ansia e visite ed esami non necessari”.
In sintesi?
“E’ fortemente consigliato eseguire il test Psa se si ha più di 50 anni (oppure 45 anni in caso di familiarità per carcinoma prostatico); non sono presenti le condizioni che possono alterarne temporaneamente il valore del Psa. E bisogna ricordare come il Psa possa essere un prezioso strumento di prevenzione, ma non sostituisce la visita urologica”.
E la seconda sfida?
“E’ quella della adesione dei pazienti e potremo vincerla solo attraverso una corretta diffusa informazione, usando quegli stessi canali informatici e social che attualmente purtroppo spesso danno informazioni non corrette scientificamente o danno false aspettative nei confronti di indagini diagnostiche o terapie. La terza sfida, che si collega direttamente a queste prime due, è quella dell’utilizzo razionale delle risorse in termini di offerta di visite specialistiche, indagini laboratoristiche e radiologiche, sfida che si potrà vincere solo attraverso uno stretto rapporto fra medicina territoriale, i medici di famiglia, e la struttura ospedaliera. Come già stiamo facendo dobbiamo continuare sulla strada della appropriatezza delle richieste di visite ed esami e, riducendo le non pertinenti, si potranno avere tempi di attesa meno lunghi e minor spreco di risorse”.
Qual è il messaggio che vorrebbe rivolgere alla popolazione maschile riguardo la prevenzione al tumore alla prostata?
“La prevenzione è la tua forza”.