Tobia Scarpa condivide con noi le sue pillole di saggezza progettuale e di vita.
Il grande maestro veneziano del design ha compiuto 90 anni all’inizio dell’anno, ma è molto impegnato come sempre: preferisce rispondere alle interviste via e-mail.
Nel corso dell’anno, Tobia Scarpa ha presentato riedizioni di numerosi progetti: un divano per Gubi, sedute per Molteni e Tacchini e due lampade per Flos, disegnate insieme alla moglie Afra Bianchin negli anni Sessanta. Dopo la scomparsa di quest’ultima, avvenuta nel 2011, Tobia Scarpa ha continuato da solo l’eredità del loro design comune. La sua storia con Flos è lunga: ha lavorato con l’azienda, fondata nel 1962, fin dall’inizio della sua carriera. Pur essendo il figlio di un’icona, lui non lo era ancora, e anche Flos era ancora agli esordi.

Insieme alla moglie Afra Bianchin, scomparsa nel 2011, Tobia Scarpa aprì uno studio nel 1960. Progettarono mobili per marchi come Gavina, B&B Italia, Flos e Knoll.
Formafantasma
Le lampade Biagio di Scarpa del 1968 e la Seki Han del 1963 sono tornate nel catalogo prodotti di Flos. La lampada Biagio (dal nome del poeta Biagio Marin) è ricavata da un pezzo di marmo Statuario di Carrara. Nel 1968 la sua produzione era ancora rivoluzionaria: tutte le macchine dovevano essere sviluppate internamente. Ancora oggi, la sorgente luminosa è sottilmente nascosta nella parte interna concava dell’apparecchio. In questo modo la pietra appare trasparente e le sottili venature del marmo brillano quasi magicamente. Flos ha ora lanciato il “Biagio” in edizione limitata in onice. In occasione del lancio, Tobia Scarpa, il cui padre era il celebre architetto Carlo Scarpa, ci ha raccontato alcune cose sui suoi amici più cari, sull’invecchiare e su qualcosa a cui proprio non pensa: andare in pensione.
12 pillole di saggezza sul design di Tobia Scarpa
1. Tutti possono andare in pensione. Di solito sono i più anziani ad andare per primi. Credo che per alcune persone sia necessario lavorare fino a quando il loro corpo è in grado di sostenere il proprio pensiero. È il corpo a decidere quando è sufficiente.
2. Certo che il mio cognome era un peso! È un nome importante. Sono figlio di un grande uomo. Questo mi accompagna ancora oggi. Non è stato sempre facile, mio padre aveva una presenza forte. Tuttavia, auguro a tutti la fortuna di avere un “grande” vicino. Ti aiuta a crescere.
3. Non mi manca il passato. Il tempo mi ha fatto maturare e mi ha insegnato a vedere le cose come sono realmente. L’esperienza ti rende più vecchio, più cauto e, se sei fatto della stoffa giusta, forse una persona migliore.