Fabio Aru Academy: vi ricordate? Ne parlammo quasi due anni fa, proprio quando l’ex professionista sardo lanciò questo ambizioso e lodevole progetto nella sua terra d’origine. E’ un’iniziativa nata per dare un futuro al ciclismo isolano, offrendo ai giovani una struttura stabile e un percorso formativo completo. Oggi, a distanza di questo lasso di tempo, vediamo come stanno andando le cose. E perché è così importante insistere anche laddove fare ciclismo non è semplice né naturale, benché il territorio paradossalmente lo consentirebbe meglio che altrove, con meno traffico e un clima ideale.
Vi anticipiamo subito che la crescita c’è ed è costante. I ragazzi dell’Aru Academy vanno forte, non solo in gara, ma nell’attività quotidiana su strada, in Mtb e nel cross. E’ questo l’aspetto che più conta.


E dunque Fabio, come procedono i lavori della tua Academy?
La base è sempre a Villacidro. Abbiamo le squadre da G1 ad allievi. L’attività la svolgiamo prevalentemente nel nostro territorio e in tutta la Sardegna, anche se quest’anno siamo andati sulla terraferma. Infatti con dieci bambini siamo stati al Meeting Nazionale dei Giovanissimi a Viareggio. Portiamo avanti con decisione anche il progetto scuole: così facendo abbiamo messo in sella 2.600 bambini.
Cioè?
Con i nostri tecnici, i caschi Specialized e le nostre bici andiamo nelle scuole e facciamo provare i ragazzi: li mettiamo in sella e li avviamo al ciclismo. Non solo: con l’aiuto di Zerosbatti e Imago Mundi cerchiamo di proporre la bici non soltanto come mezzo sportivo o agonistico, ma come stile di vita sano e strumento per la mobilità sostenibile. Abbiamo anche fatto degli incontri alla base di Luna Rossa a Cagliari. C’erano tanti enti: e’ stato un bel risultato, che ha riscosso attenzione anche a livello nazionale.


Una vera attività promozionale…
Esatto. Ma secondo me noi corridori del passato dobbiamo farlo. Anche perché se vogliamo i campioni del domani, da qualche parte bisogna iniziare. Penso per esempio anche a Sbaragli, che tempo fa ha postato la foto della sua squadra a Castiglion Fiorentino, mi pare… Dobbiamo fare qualcosa per l’attività giovanile.
Invece, Fabio, qual è lo stato dell’attività agonistica in Sardegna? In poche parole: le gare ci sono?
Alla fine le gare per giovanissimi, esordienti e anche allievi ci sono. Il problema semmai è il livello, perché restando solo in Sardegna inevitabilmente è più basso. Per questo ogni tanto è vitale andare fuori regione. Serve un confronto più ampio.
Chiaro, altrimenti resta un “circuito chiuso”…
Esatto. Per chi vive in Lombardia, Toscana, Veneto… con 200-300 chilometri, ma anche molto meno, hai un raggio enorme di possibilità e di confronto. Per noi è tutto più complesso e costoso: dobbiamo prendere un aereo o una nave, prenotare un hotel, imbarcare i mezzi e impiegare molto tempo. Non sarebbe sostenibile farlo sempre. Tuttavia, grazie al supporto di alcune aziende, ogni tanto ci riusciamo. Servirebbero più fondi. Stiamo lottando da tre anni per provare a perseguire obiettivi più grandi.


E quali sono?
Provare ad alzare il livello del confronto. Ma vorrei ricordare che la Fabio Aru Academy non punta solo a creare campioni. Una nostra prerogativa è il rispetto delle regole, l’educazione. Preferisco avere bravi bambini, prima ancora di piccoli corridori che vincono. Che siano composti e che la bici per loro sia una scuola di vita.
Tu non vivi in Sardegna: ogni quanto vai a trovare la tua Academy?
Una decina di volte l’anno. Mi piace seguire i ragazzi. Però devo dire che ho un bel team: una squadra di dieci persone tra direttori sportivi e collaboratori che li seguono in allenamento, gli stanno vicino e mantengono le nostre strutture.
Cosa intendi per strutture?
Abbiamo un percorso di ciclocross di due chilometri e mezzo, uno di MTB cross country di cinque chilometri e una piccola pista dove facciamo anche delle gimkane.


Torniamo alle gare in Sardegna: quanti partenti ci sono mediamente?
Varia. Ci sono gare con 150 giovanissimi ed altre con 60-70. Noi organizziamo tre-quattro gare l’anno. Quest’anno, per esempio, abbiamo allestito il campionato regionale di MTB e al via c’erano 150 ragazzi nelle varie categorie. E’ vero: qualche anno fa erano di più, ma questi sono i numeri.
Ma questo non è un problema solo della Sardegna, Fabio…
A Villacidro, per esempio, nelle gare giovanissimi da G1 a G6 abbiamo avuto 117 partenti. In altre ce ne sono 40-50. E man mano che si sale di categoria sono ancora meno: tra chi lascia, chi prova e poi cambia, chi non prosegue.
Il vero spartiacque per un ragazzo che vuole fare ciclismo agonistico arriva sempre prima. Siamo ormai agli juniores… tu come la vedi?
Di certo oggi fare l’allievo è molto diverso rispetto a quando correvo io. I primi lavori specifici li ho fatti da junior. Oggi iniziano dagli esordienti con certi lavori e qualche test. E’ chiaro che il mondo va avanti, ma non metterei una regola unica per questo spartiacque. Ognuno ha il suo sviluppo e le sue tempistiche. Io, per esempio, sono cresciuto dopo i miei coetanei: se non avessi avuto pazienza, avrei smesso.


Dunque è possibile fare lo junior in Sardegna?
No, è molto difficile. Torniamo al discorso del livello del confronto. In quella categoria serve misurarsi la domenica con altri ragazzi. Io l’ho fatto viaggiando, ma alla base ci deve essere la consapevolezza da parte del ragazzo (e della sua famiglia aggiungiamo noi, ndr) di un grande impegno, una predisposizione al viaggio e al sacrificio. Potresti anche fare la preparazione invernale sull’isola, anzi dal punto di vista climatico sarebbe perfetta, ma poi devi viaggiare.