Firenze, 14 novembre 2025 – Philip Baglini Olland è il fondatore di London One Radio, la prima radio nazionale ufficiale italiana nel Regno Unito. Toscano doc, è emigrato a Londra quasi 30 anni fa con il sogno di aprire un’azienda propria.
Un toscano doc che oggi vive a Londra. Da dove nasce il suo percorso e cosa l’ha spinta a trasferirsi nel Regno Unito?
“Sono nato a Pietrasanta e sono orgogliosissimo di essere toscano. Ho studiato a Pisa, ho fatto poi un percorso di giornalismo e un percorso scientifico. Fin da piccolo ho sempre avuto la passione per l’Inghilterra, il british style, e il modo di ragionare inglese. Ventotto anni fa sono partito dicendo “in valigia porto la mia toscanità e i valori dei miei genitori”. Lavoravo a Viareggio, ma a un certo punto ho detto basta: voglio provare, voglio partire. Sono venuto in Inghilterra quasi 30 anni fa, sono partito da zero. Mi accorsi subito che a Londra c’erano grossi imprenditori, ragazzi giovani laureati ad Oxford, Cambridge. Piano piano partendo dal basso ho iniziato ad avere opportunità. Avevo questo desiderio di creare un’azienda mia e ce l’ho fatta”.
Come nasce London One Radio?
“Per prima cosa ho creato un’azienda di broadcasting, giornalismo e inizialmente turismo. All’inizio mi alimentavo con vivilondra.com, che ancora oggi esiste, un sito turistico per far scoprire Londra agli italiani. Piano piano poi ho iniziato a studiare da solo il mercato britannico sulle radio broadcasting e mi sono chiesto se, vista la grande comunità italiana (circa 350mila solo a Londra e quasi 700mila nel Regno Unito), ci fosse spazio per una radio italiana. Mi sono reso conto che le persone italiane cercavano la loro cultura, l’italianità. Da lì è nata l’idea: una radio che portasse la cultura musicale italiana. Marconi ha fondato la BBC (British Broadcasting Company) qui nel Regno Unito, da questo spunto e dai miei studi scientifici è nata London One Radio, la prima radio nazionale italiana ufficiale nel Regno Unito, che si può ascoltare anche dall’Italia”.
Quale è la missione che si propone London One Radio?
“London One Radio ha la particolarità di trasmettere musica italiana, si parla in italiano. L’obiettivo è quello di far incontrare le due comunità attraverso questo ponte radiofonico. Registriamo ascolti dall’Italia e dal resto del mondo grazie allo streaming, ma i due focus principali rimangono comunque il Regno Unito e l’Italia. Noi facciamo servizio pubblico: diamo informazioni su cosa succede qui in Inghilterra, su quali sono i cambiamenti delle leggi per aprire un’azienda, su come fare per venire a studiare – abbiamo anche una rubrica dedicata agli studenti – e su tanto altro. Quindi con la radio cerchiamo di supportare e dare maggiori informazioni possibili a tutti. Poi ovviamente c’è la musica, gli eventi”.
Da dove nasce il progetto dei radio documentari?
“Durate questo cammino con la radio, che va avanti dal 2014, mi sono accorto che c’erano tante storie da raccontare degli italiani. Abbiamo deciso di iniziare la rubrica “Storie di italiani in Uk”, che poi è diventata un vero progetto di radio documentari. Il primo documentario è stato dedicato a Guglielmo Marconi, partendo dalla Toscana, da Coltano – una località tra Pisa e Livorno – dove Marconi iniziò le prime sperimentazioni radiofoniche, fino poi a seguire le sue orme a Londra, dove ha fondato la radio”.
Che tipo di storie raccontate?
“Realizziamo radio documentari sull’emigrazione italiana nel Regno Unito. Il progetto “Passi Oltremanica” continua a crescere. In questo viaggio da Manchester a Edimburgo, da Glasgow a Nottingham, per citare alcune città, incontriamo gli italiani, molti dei quali sono anche toscani. Dopo aver presentato questo lavoro alle università di Cambridge, Liverpool, al Parlamento italiano e a quello britannico, siamo arrivati anche al Parlamento Europeo”.
In tutto questo si è inserito anche un progetto del tutto toscano. Come è nato “Toscana chiama Londra”?
“In tutto questo si è inserito “Toscana chiama Londra”, un progetto che nasce grazie alla Fondazione Paolo Cresci, che ci ha coinvolto e ci ha contattato per realizzare questo documentario dedicato proprio ai toscani e a raccontare le loro storie di migranti a Londra e in tutto il Regno Unito. Le persone sono venute nei nostri studi, le abbiamo intervistate e queste interviste sono entrate a far parte del documentario. Nei documentari raccontiamo la prima e la seconda generazione, cosa significa lasciare la propria famiglia e affrontare un salto nel vuoto”.
Che impressione ha della presenza toscana nel Regno Unito? In quali zone i toscani sono più presenti?
“Mi ha fatto piacere vedere l’interesse della Regione Toscana per i toscani nel Regno Unito. Attraverso questo documentario io stesso sono entrato ancora di più in contatto con i toscani: la maggior parte è a Londra, che rimane il catalizzatore come città e come opportunità, ma ce ne sono tanti sparsi nelle campagne o in altre città. Molti sono venuti qui spinti da motivazioni lavorative, dal desiderio di cambiare vita. Oltre a Londra, c’è una forte concentrazione di toscani nella città di Glasgow, che infatti è gemellata con il paese di Barga in Toscana. Questo ci fa appunto capire il forte legame che c’è tra la Toscana e il Regno Unito. I toscani comunque sono ben presenti qui nel Regno Unito e danno un grande contributo: dagli ospedali, ai ristoranti, ai reparti dell’hospitality e del catering. In particolare apprezzatissimi sono i prodotti toscani, come olio, vino. E a proposito dello stretto legame tra Toscana e Regno Unito, London One Radio ogni anno assegna il premio London One Radio Award e quest’anno l’ha vinto Sting, che è la prova di un britannico che ama l’Italia e in particolar modo la Toscana. Quando lo abbiamo intervistato ci ha detto: “io mi nutro toscano, con i cibi salutari toscani”.
Esistono associazioni dedicate ai toscani a Londra?
“Non ancora in modo strutturato. C’è l’Associazione toscani nel mondo, ma qui a Londra manca ancora un punto di riferimento locale. I napoletani invece, per esempio, sono più compatti. Hanno un gruppo Facebook, una squadra di calcio, questo manca per i toscani. Si sta provando ora a creare una pagina social, ma al momento i toscani sono un po’ dispersi e London One Radio ha rappresentato per alcuni di loro un punto di aggregazione”.
Dopo la Brexit come è cambiata la situazione?
“La Brexit da un lato può essere vista come una cosa positiva per alcune dinamiche imprenditoriali britanniche, interne al Regno Unito, ma dall’altro lato ha reso molto più difficile muoversi, aprire un’impresa o trasferirsi, i costi sono aumentati”.
I toscani che avete intervistato per il vostro documentario sono quindi emigrati in Inghilterra prima della Brexit?
“Sì, per la maggior parte si. Ci sono comunque persone che ancora oggi vengono dall’Italia e continuano a farlo. La domanda è piuttosto quanto possono rimanere in Inghilterra a fare le loro attività? Per venire ora qui bisogna avere uno sponsor, un’azienda che possa sponsorizzarti dal punto di vista lavorativo che ti permetta così di vivere qui a lungo termine. Per un giovane studente, o imprenditore, è diventato più complicato. Non si può ragionare più come prima, partire con una valigia, e vedere poi che succede. Londra comunque continua ad attirare sempre: è una città aperta. Molti imprenditori, giovani e soprattutto chi ha un progetto vogliono venire qui. Ci vuole solo un po’ più di determinazione per pensare di aprire un’azienda, uno deve avere le idee chiare”.