L’Istat conferma il rallentamento dell’inflazione ad ottobre all’1,2% (era +1,6% a settembre). I dati definitivi danno l’indice nazionale dei prezzi al consumo (Nic) in calo congiunturale per il secondo mese consecutivo. L’Italia si tiene così sotto la soglia obiettivo della Bce, con una inflazione acquisita nel 2025 dell’1,6%. Ma restano le preoccupazioni sui prezzi dei beni di largo consumo e di prima necessità. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona – il cosiddetto carrello della spesa – pur rivisti al ribasso nelle stime definitive restano ampiamente sopra la media dell’indice generale, attestandosi a +2,1%, come i prodotti alimentari e bevande analcoliche che sono a +2,5% e quelli ad alta frequenza di acquisto a +2,1%. Ben sopra la media anche i prezzi dei servizi sanitari e spese per la salute, +1,5%.

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Per cibo e bevande aumenti del 27% in quattro anni. Perché al supermercato (e non solo) ci sentiamo tutti più poveri

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Dal 2019 ad oggi prezzi degli alimentari su del 30%. “Cresciute del 45% le vendite nei discount”

Se sono in decisa decelerazione i prezzi degli energetici regolamentati, quelli delle bollette del cosiddetto “mercato tutelato” (da +13,9% a -0,5%) riservato ai cosiddetti “vulnerabili”- un bacino di famiglie molto ridotto – preoccupa anche l’andamento dell’inflazione di “fondo”, quella calcolata al netto degli energetici e degli alimentari freschi. Che pur rallentando a +1,9% si mantiene di 7 punti base sopra l’indice generale.

Le organizzazioni dei consumatori chiedono da sempre che il “carrello della spesa” abbia un peso maggiore nel paniere Istat, sia perché si tratta di beni irrinunciabili sia perché sono la principale voce di uscita del ceto medio, e una modifica in quel senso avvicinerebbe inflazione percepita all’inflazione stimata. “L’inflazione è in calo ma il cibo è sempre più caro”, osservano dall’Unione dei Consumatori ricordando i maggiori aumenti. In testa alla top 20 dei rincari annui, il cacao e cioccolato in polvere con +21,9% su ottobre 2024, al secondo posto il caffè con +20,6%, al terzo il cioccolato con +10,1%. Seguono la carne macinata, i formaggi stagionati e le bevande analcoliche (+8,2% per tutti e 3). Si segnala poi la carne di bovino adulto (7° posto, +8,1%), la carne di vitello (8°, +7,5%), le uova (10°, +7,4%), il burro (11°, +6,6%), la frutta secca (12°, +5,9%), carne ovina e pollame (ex aequo in 14° posizione con +5,3%).

“Anche se il calo dell’inflazione tendenziale da 1,6 a 1,2 comporta un minor aumento complessivo del costo della vita, per una coppia con due figli si tratta comunque di una stangata pari a 432 euro su base annua. Inoltre, ben 232 euro in più se ne vanno solo per i Prodotti alimentari e le bevande analcoliche. Per una coppia con un figlio, la spesa aggiuntiva annua totale è pari a 371 euro, ma 203 euro sono soltanto per cibo e bevande. In media, per una famiglia, mangiare e bere costa 160 euro in più”, dice il presidente Massimiliano Dona.

L’Unione Nazionale Consumatori ha stilato anche la classifica delle città più care d’Italia in termini di aumento del costo della vita. Al vertice c’è Siena dove un’inflazione tendenziale pari a +2,8%, la più alta d’Italia, si traduce in una maggior spesa aggiuntiva su base annua per 757 euro a famiglia media. A seguire in classifica c’è Bolzano che, con +1,9% su ottobre 2024, ha un incremento di spesa annuo pari a 630 euro a famiglia, mentre al terzo posto in questa classifica c’è Pistoia. La città toscana è terza sia per inflazione, pari al 2,1%, che per spesa supplementare, pari a 568 euro annui per una famiglia tipo. Appena fuori dal podio Belluno che, con un’inflazione del 2% (al quarto posto per inflazione ex aequo con Napoli), registra, sottolinea l’Unc, una stangata pari a 521 euro. Al quinto posto Cosenza che, con la seconda inflazione più elevata del Paese, +2,5%, ha una variazione annua della spesa pari a 486 euro. Seguono Udine (+1,7%, +478 euro), Rimini (+1,7% e +468 euro), all’ottavo posto, con +452 euro, Gorizia (+1,7%) ex aequo con Napoli (+2%). Chiude la top ten, con +449 euro, Venezia (+1,6%). Assoutenti è preoccupata del Natale in arrivo e chiede a Mister Prezzi di vigilare sui listini.