Un viaggio nella mente e nel cuore di un uomo che non riesce più a riconoscersi, un racconto sulla solitudine emotiva e sulla paura di amare, firmato da uno degli interpreti più intensi del cinema italiano contemporaneo: Kim Rossi Stuart.
Su Raiplay stasera puoi vedere una commedia drammatica presentata fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2016. Il suo titolo è “Tommaso” e segna il ritorno alla regia dell’attore romano, dieci anni dopo il successo de Anche libero va bene. Come allora, Rossi Stuart sceglie un tono intimo e personale, ma questa volta lo fa con un coraggio ancora maggiore: mette in scena un personaggio che gli somiglia, che parla come lui, che vive nel suo stesso mestiere di attore.
In molti hanno visto nel film una sorta di autoritratto, ma l’autore ha chiarito che Tommaso è un simbolo, “una somma di fragilità maschili che attraversano il nostro tempo”.
Il protagonista, interpretato dallo stesso Rossi Stuart, è un attore quarantenne appena uscito da una relazione importante. Vive a Roma, in un appartamento che riflette il suo stato d’animo: ordinato, controllato, ma in fondo svuotato di senso. Si convince che la libertà coincida con l’assenza di legami, ma scoprirà presto che la solitudine non è mai una conquista, bensì un abisso. Tra incontri occasionali, relazioni interrotte e un continuo oscillare tra desiderio e paura, Tommaso cerca di dare un senso al proprio disordine interiore.
Il film che su Raiplay ha già conquistato il pubblico non segue una trama tradizionale, ma un flusso di coscienza visivo. È costruito come un diario di introspezione, un percorso di perdita e rinascita. L’attore si confronta con se stesso, con i ricordi, con i fantasmi delle proprie insicurezze. Nella Roma contemporanea, spoglia di glamour e resa reale dalla fotografia di Gian Filippo Corticelli, ogni gesto quotidiano diventa una rivelazione: un caffè bevuto da solo, una conversazione interrotta, un sorriso che non si lascia andare.
Accanto a Rossi Stuart, il film schiera un cast femminile di grande sensibilità: Cristiana Capotondi con la sua carica emotiva; Jasmine Trinca che già in Marcel! e “La stanza del figlio” aveva mostrato la sua capacità di rendere complesso il dolore, interpreta una delle donne che attraversano la vita di Tommaso; Camilla Diana offre un ritratto delicato di una giovane donna che tenta di scalfire la corazza del protagonista. La loro presenza è essenziale: rappresentano non tanto persone reali, quanto specchi emotivi del protagonista, frammenti di un universo femminile che lui desidera ma teme.
La critica, alla sua uscita, mostrò apprezzamenti. Il Messaggero parlò di una “finta autobiografia molto morettiana, film-confessione impudico e sgraziato, ma molto personale e con accenti di grande originalità per il nostro cinema”. Repubblica sottolineò invece come “lo spettatore può essere irritato dal narcisismo o conquistato dalla sincerità di questo film scombinato e a tratti divertente. Almeno finché i fellinismi non dilagano, e il tono si fa serioso”.
Prodotto da Cattleya in collaborazione con Rai Cinema, Tommaso è stato distribuito da 01 Distribution nel novembre 2016. Per essere un film d’autore, ha raccolto incassi dignitosi al box office (poco più di 500.000 euro) e un ottimo riscontro nel circuito festivaliero. Sulle piattaforme, il tempo ne ha consolidato il valore: su IMDb ha una media di 6,3/10, su Google riceve il 59% di recensioni positive.
Ma più dei numeri conta la sensazione che il film da selezionare su Raiplay lascia addosso. Tommaso è un’opera da attraversare. È una riflessione sulla crisi dell’identità maschile nell’epoca della libertà apparente, sulla difficoltà di costruire rapporti sinceri, sull’ansia di controllo che spesso ci allontana dalla felicità.
La regia è essenziale ma elegante: pochi movimenti di macchina, primi piani intensi, una fotografia che alterna la luce calda del giorno alla freddezza delle notti romane. Rossi Stuart usa il cinema come specchio, ma non per narcisismo: piuttosto come strumento di autoanalisi collettiva.
Tommaso è proprio questo: un film sulla paura: di fallire, di deludere, di amare troppo o troppo poco. Ma è anche un film sulla possibilità di cambiare, di ricominciare da se stessi, di riconciliarsi con la parte più fragile del proprio essere.