di
Alessandro Fulloni, inviato a Trieste

Trieste, l’ex avvocata del papà e l’ordinanza della giudice: «Non mi ero opposta»

«Giovanni, descrivi papà e mamma con tre aggettivi». Lui «è buono, simpatico, gioca sempre con me, guardiamo film, leggiamo libri». E lei? «Così, così. Certe volte bene perché mi fa giocare, male perché non mi fa giocare. Quando non mi fa giocare rimaniamo in silenzio in casa. Poi in casa c’è anche una signora che a me piace — si riferisce a Carlotta, l’educatrice inviata dai Servizi sociali, ndr — e vorrei che continuasse a esserci».

E quando la psicologa Erika Jakovcic, consulente del Tribunale di Trieste, chiede espressamente a Giovanni Trame — il bimbo di 9 anni ucciso mercoledì sera dalla madre Olena Stasiuk con un coltello a Muggia, al confine con la Slovenia — di esprimersi sulla possibilità che Carlotta non fosse più presente durante gli incontri con la mamma, lui risponde: «Non so se è un’idea buona». Non ne spiega però il motivo. E poi racconta dell’aiuto alla madre — 55 anni, ucraina — nel cucire il costume delle tartarughe Ninja chiesto per Carnevale.



















































I 19 colloqui

Frasi contenute nella perizia domandata dalla giudice civile Filomena Piccirillo alla consulente. Un documento cruciale — 35 pagine che descrivono 19 colloqui durati 22 ore, registrate — perché alla base del «via libera» agli incontri «non protetti» (senza la presenza delle assistenti) tra Olena e Giovanni firmato nell’ordinanza del 20 maggio.

La magistrata, «recependo l’accordo raggiunto dalle parti» — dunque il padre Paolo, 58 anni, e la madre, assistiti rispettivamente da Gigliola Bridda ed Ernesta Blasetti — aveva «disposto» un pomeriggio di visita tra Olena e il bimbo, il mercoledì sino alle 21. Lasso di tempo di cui la donna — da tempo definita «pericolosa» da Paolo che per questo si era separato — cinque sera fa ha approfittato per commettere il delitto.

L’accordo

Ma in cosa consiste quell’accordo? L’avvocata Bridda spiega che «l’orientamento del tribunale, forte del parere positivo della psicologa e dei referti del Centro di Salute Mentale che riferivano dei progressi di Olena», in cura alla struttura, «era quello di permettere le visite. L’ordinanza peraltro — dice — non era opponibile». Inoltre la stessa giudice Piccirillo in precedenza aveva interrotto le visite non protette non appena Giovanni aveva riferito al padre di comportamenti «non opportuni» di Olena. «Ero rassicurata: in caso di nuovi allarmi avremmo chiesto la sospensione degli incontri» dice Bridda (non più legale di Trame, affidatosi a Federica Rovera).

«Lucida e consapevole»

L’ucraina — venerdì visitata in carcere dal direttore del Csm Calogero Anzallo che l’ha trovata «lucida e consapevole», ha riferito Dentro la notizia — era quindi tornata alla carica, chiedendo di ampliare gli incontri in un nuovo contenzioso. Peraltro l’avvocata aveva bocciato le conclusioni della perizia, scrivendo che Giovanni aveva «espresso il pensiero di rivedere la famiglia riunita, ma riferendo chiaramente che preferisce vedere la madre in presenza di Carlotta»

A papà l’aveva detto «più volte», «le cose devono continuare così». Circostanza «del tutto omessa nella valutazione della consulente» ed ecco perché sarebbe stato meglio continuare «con le visite presenziate dall’educatrice». Sarebbe già, infine, sul tavolo del Guardasigilli Nordio la relazione chiesta al Tribunale sul via libera dato agli incontri non protetti.

17 novembre 2025 ( modifica il 17 novembre 2025 | 07:26)