di
Gaia Piccardi
Jannik e i suoi saranno al lavoro per esportare il rendimento indoor sul cemento all’aperto e sulla terra battuta. Cahill: «Il suo picco di forma sarà a 28-30 anni»
«Mi sento un giocatore migliore rispetto alla scorsa stagione: fa parte del processo». Nella notte del secondo trionfo alle Finals, il ragazzo che non ama pensare al passato («Non lo puoi controllare né cambiare») aveva già gli occhi conficcati nel futuro. Dopo le meritate vacanze con un occhio distratto alla Davis («La seguirò da lontano: sono stati mesi impegnativi, devo staccare») partirà per l’off season diviso in due: primo periodo a Dubai, al caldo, secondo a Montecarlo, per poter trascorrere il Natale a casa.
I dettagli del nuovo servizio di Sinner
L’obiettivo di Jannik Sinner è dichiarato: esportare la performance strabiliante e i numeri della settimana di Torino (un break subito, nessun set perso), e in generale il livello del tennis espresso nello swing sul veloce indoor, anche sul cemento all’aperto e sulla terra. È possibile? «Certo che lo è — ha risposto Simone Vagnozzi, che allena il campione dal febbraio 2022 —, Jannik è una spugna: impara tutto molto in fretta. All’Open Usa era insoddisfatto del servizio, l’abbiamo cambiato: movimento e ritmo ora funzionano molto meglio. Proveremo nuovi colpi e nuove tattiche ma, soprattutto, cercheremo di renderlo più aggressivo». Sono i dettagli visibili solo agli occhi più attenti a fare la differenza. Il gomito più alto, il lancio di palla leggermente spostato verso sinistra. Ma non solo: «Jannik ha aumentato la velocità di prima e seconda palla e ora serve più vicino alla riga, che significa più punti gratis — aggiunge Cahill, che nel 2026 ridurrà l’impegno ma resterà accanto al giocatore —. Abbiamo studiato i migliori, Federer, Nadal e Djokovic, per personalizzare il gioco di Sinner. Adesso con il servizio e la risposta, più il primo colpo in uscita dal servizio, esercita una pressione sull’avversario simile a quella dei Big Three».
Migliorare è possibile, il barone rosso è lontano dall’essere un progetto finito. «Lavoriamo per portarlo al picco della forma quando avrà 28-30 anni — ha confermato Cahill —, nella risposta ha ampi margini di crescita. L’anno prossimo ci concentreremo soprattutto sulla terra ma il suo tennis si addice a tutte le superfici: veloci, medie e lente». Sapersi adattare è un altro segreto. Indian Wells e Cincinnati, entrambi hard court all’aperto, sono agli antipodi. A Torino il campo era medio-veloce all’inizio e poi, consumandosi, ha finito per diventare veloce.
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Il messaggio rivoluzionario della stagione culminata alle Finals è che nell’era di Sinner e Alcaraz, talenti polivalenti e all around, non solo la divisione tra le quattro superfici è obsoleta ma anche il numero uno e due in classifica sono superati dagli eventi. Alcaraz n.1 con 8 titoli vinti (due Slam, Parigi e New York, e tre Master 1000) e Sinner con sei (due Slam, Australia e Wimbledon, un Master 1000 e le Finals) si equivalgono: capire chi è il migliore diventa una questione di lana caprina. Non a caso a dividerli, in cima a una stagione lunghissima, nella quale a Jannik mancano i tre mesi di agonismo dello stop forzato per le conseguenze del Clostebol, sono appena 550 punti in classifica.
C’è stato un tempo in cui ci si chiedeva se il tennis sarebbe sopravvissuto al ritiro di Federer, all’addio di Nadal e al declino fisiologico di Djokovic, che vuole chiudere con la bandiera della Serbia in mano all’Olimpiade di Los Angeles 2028. Oggi siamo totalmente assuefatti all’adrenalina delle sfide tra Sinner e Alcaraz, che mobilitano le masse non solo in Italia e in Spagna. Vederli giocare contro, mentre si nutrono l’uno dell’altro, non è più assistere a una partita di tennis: è vivere un’esperienza. Come Bolle alla Scala, la cena in un ristorante stellato, Muti che dirige la filarmonica. Jannik e Carlitos emozionano anche gli adulti. Domenica sera, nella pancia dell’Inalpi Arena dopo la finale del Master, al cospetto di Sinner Gianni Morandi sembrava un ragazzino alla prima cotta. Jannik ha l’aura, Carlitos l’empatia. «Quando Jannik ha fatto punto con un rovescio lungolinea nel sette, Carlos si è voltato verso la nostra panchina e ci ha sorriso. Mai visto niente di simile» ha sottolineato Cahill. «Siamo rivali che si rispettano in un modo sano» è la sintesi di Sinner. Buone vacanze, Jannik.
18 novembre 2025 ( modifica il 18 novembre 2025 | 08:17)
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