I partiti tornano alla carica sul taglio dell’Iva su alcuni prodotti alimentari. L’effetto delle misure proposte sui consumatori e le casse dello Stato

Dopo vari tentativi, i partiti di maggioranza e non solo tornano a insistere sulla possibilità di ridurre l’Iva su alcuni beni e servizi, soprattutto alimentari, in occasione della legge di bilancio 2026: una proposta che rientra anche nella riforma fiscale, ma rimane per il momento incompiuta soprattutto a causa delle numerose risorse che l’intervento richiede. Tra i prodotti principali su cui si intende applicare l’aliquota agevolata al 4% ci sono soprattutto quelli alimentari. Come spiega il Sole 24 Ore, la richiesta della senatrice Raffaella Paita di Italia Viva riguarda carni suine fresche, refrigerate e congelate e prodotti di salumeria con codici NC da 0203 a 0210 della nomenclatura dell’Unione europea.

L’elenco dei prodotti che si intende “scontare”

Forza Italia prova a inserire in questo contesto anche le ostriche, come già tentato dal Senato in passato, proponendo l’aliquota al 10%. Il senatore Claudio Lotito, che è anche presidente della Lazio, ha proposto un correttivo alla cosiddetta «legge Iva», ovvero l’esclusione della tabella III in allegato che contiene proprio il frutto di mare. Si aggiunge anche il Movimento 5 Stelle, con l’dea di Mario Turco di scontare – con un’imposta al 4% dall’attuale 10%- beni di prima necessità. Fanno parte dell’elenco: pasta, pane e prodotti ordinari di panetteria, miele, uova (sia fresche che conservate), formaggio, farina, semolino, fiocchi di patate, latte fresco, conservato o sottoposto a pastorizzazione, burro, formaggi, latticini vari, frutta fresca o secca o temporaneamente conservata, legumi da granella, secchi, sgranati, anche decorticati o spezzati, cereali, olio d’oliva, oli vegetali, ortaggi, piante mangerecce esclusi i tartufi. Infine, Alleanza verdi e sinistra con la proposta di Tino Magni richiede l’Iva al 4% su alimenti e prodotti biologici certificati e conformi alle disposizioni del Regolamento (Ue) 2018/848. 



















































La spesa

Tutte richieste che per lo Stato avrebbero un peso economico non indifferente. Il taglio dell’Iva di sei punti percentuali su carni e salumi come richiesto da Italia Viva, secondo le stime riportate dal Sole 24 Ore, potrebbe costare circa 900 milioni di euro. A cui si aggiungerebbero gli 1,5 miliardi di euro che richiederebbe lo sconto sul lungo elenco di prodotti presentato dal M5S e altri 1,35 miliardi se dovesse passare l’aliquota agevolata al 4% sui beni alimentari biologici. Un saldo, anche se “spacchettato” difficile da sostenere per l’attuale finanza pubblica.

18 novembre 2025