La guerra in Ucraina evolve in maniera inaspettata: i soldati di Kyiv incredibilmente resistono all’attacco di 170.000 uomini mandati a Pokrovsk. Una città ridotta a un cumulo di macerie, ma alla quale i russi danno una grande importanza simbolica e militare. Prima o poi Pokrovsk cadrà, ma l’effetto mediatico di questa resistenza conquista i titoli delle news. I video sono online e chiunque può vederli. La foto che più ha impressionato è quella dei soldati ucraini mentre issano per la seconda volta la bandiera gialla e blu sul balcone di un municipio ischeletrito.

La seconda notizia riguarda la Cina, che rinuncia ad acquistare il petrolio russo fatto arrivare dalle cosiddette “shadow fleet”, le flotte fantasma delle vecchie petroliere di dubbia origine che, dopo aver attraversato il Baltico, raggiungono prima l’India (che, come la Cina, sta chiudendo i rubinetti) e poi il grande e assetato mercato cinese. Questo accade per l’effetto della “cura Trump” che ha tagliato – con le sue nuove tariffe – almeno 900.000 barili al giorno di petrolio russo destinato alla Cina. Le tariffe imposte da Trump sono applicate a tutti i clienti americani ed europei di Pechino e Nuova Delhi. L’India e soprattutto la Cina hanno un bisogno vitale di materiali costosissimi prodotti da imprese americane ed europee.

L’obiettivo di Trump è quello di far mancare a Putin quel 40% di introiti indispensabili al leader russo per sostenere le spese di guerra che crescono vertiginosamente. Secondo gli analisti, i droni russi sono di qualità inferiore a quelli degli ucraini. L’ingegneria ucraina ha prodotto modelli in grado di combattere una guerra robotica. È di ieri la notizia per cui le più importanti aziende inglesi hanno firmato lucrosi contratti per acquistare droni ucraini. Queste armi sono le più avanzate, e l’opinione generale sui blog militari anche russi è che se l’Ucraina riuscisse a chiudere in modo decente questa guerra, restando armata delle sue stesse armi, diventerebbe la prima potenza militare non nucleare.

Ha fatto grande clamore la notizia secondo cui il presidente francese Emmanuel Macron ha stretto un accordo con Volodymyr Zelensky per la vendita all’Ucraina di 100 aerei da combattimento “Rafale”, considerati i migliori del mondo, e più costosi di quelli americani. La consegna dovrebbe avvenire entro dieci anni, ma le prime unità potrebbero essere sulle piste ucraine già dal 2026, visto che la Francia sta addestrando piloti ucraini. Sconfortanti le notizie sul “morale” dei civili russi, illustrate dai video delle ultime 48 ore che mostrano persone in preda alla frustrazione, alla paura e alla rabbia, perché non hanno capito la ragione della guerra. Alcuni video mostrano partigiani armati sulle strade russe prossime alla frontiera appartenenti a una formazione detta “Resistenza russa”, che si era già vista ai tempi del battaglione Wagner.

I russi che arrivano al fronte sono equipaggiati in maniera eccellente, ma, stando alle cronache, del tutto impreparati al combattimento. Circolano video di soldati che danno fuoco ai mezzi militari di trasporto. Sono frequenti le notizie di ufficiali che uccidono soldati che si rifiutano di combattere e di gravi pene corporali. Il web in queste ore è stracarico di notizie vere, false o manipolate e interpretazioni che rendono impossibile accertare qualità e origine delle informazioni. Ma i video mostrano persone angosciate, specialmente da quando a Mosca e nelle altre grandi città suonano le sirene e il buio del blackout avvolge Mosca.

I media influenzati dalla propaganda russa da ieri hanno cercato di distogliere l’attenzione dal campo di battaglia e hanno acceso tutti i riflettori sugli scandali della corruzione in Ucraina, i cui oligarchi si comportano come quelli russi e riescono a fare una cresta più o meno del 10% delle spese militari. I media di osservanza putiniana seguitano a scrivere con enfasi che ormai per l’Ucraina non ci sono vie di scampo e che la conquista di Pokrovsk costringerà l’Ucraina ad arrendersi.

Ma in realtà nel giro di due settimane tutto sembra cambiato. Che cosa? I militari sono d’accordo: sono cambiate a vantaggio di Kyiv, la qualità e la gittata dei droni. La cosiddetta “zona grigia”, o no man’s land fra i due fronti, è adesso di circa venti chilometri: si combatte per lo più in cielo, dove volano macchine telecomandate che svolgono funzioni diverse. Gli intercettori che sono la nuova contraerea, i droni spia con telecamere di nuova tecnologia e poi quelli guidati da tutte le informazioni raccolte dalle altre macchine, che sanno avventarsi sulle loro prede e distruggono e uccidono. Nei video si vedono le grigie figurine dei soldati che fuggono da un blindato in fiamme, ma che raramente sono risparmiati: dietro al drone, molti chilometri più in là, c’è un essere umano con due joystick con cui amministra la morte o la vita. Questa situazione si rileva da entrambi i lati del fronte.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.

Paolo Guzzanti