Non solo la Russia. La guerra ibrida conta altri protagonisti nel ruolo dei “cattivi”: oltre a Mosca, Cina, Iran Corea del Nord. E’ una minaccia che mina le democrazie mostrando numeri che dovrebbero indurre a correre ai ripari al più presto. Nel 2024 sono stati gestiti 1.979 eventi cyber e 573 incidenti – calcolatrice alla mano, si tratta di 48 bug al mese – con una crescia rispettivamente del 40% e dell’ 89% rispetto al 2023.

Italia nel mirino

Nel primo semestre 2025 sono stati censiti 1.549 eventi cyber, in aumento del 53% rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno. Mentre il numero di incidenti ha fatto un balzo in avanti del 98%. Sono i numeri da brivido contenuti nel dossier del ministro della Difesa Guido Crosetto, il paper di 125 pagine letto dal Messaggero che ieri è stato  sul tavolo del Consiglio supremo di difesa e che oggi Crosetto invierà alle Camere. Nel dossier, il ministro indica anche la strada per colmare il gap con i Paesi più avanti nel contrasto alla minaccia ibrida, la via per scudare il più possibile l’Italia dai rischi. E che passa innanzitutto da un esercito di hacker, che operi sotto il dicastero della Difesa, e che conti di almeno “almeno 5000” uomini. “Un primo obiettivo – scrive Crosetto nel dossier – può consistere nella creazione di una capacità iniziale di 1.200–1.500 unità, di cui circa il 75% dedicato a compiti operativi, così da garantire continuità d’azione h24, 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno”.

Hacker e 007

L’arma “cyber” di cui parla Crosetto è un progetto a cui si lavora da tempo, nelle stanze del ministero. Riaffiora in tre progetti di legge depositati in Commissione Difesa alla Camera dai forzisti Minardo e Mulè e dalla deputata di FdI Chiesa. Tutti e tre propongono l’istituzione di un dipartimento di “hacker”, militari in grado di gestire la guerra informatica. E di dotarli delle garanzie funzionali degli 007 italiani: ovvero lo “scudo legale” degli agenti segreti che permette loro di commettere reati, se strettamente necessario durante un’operazione, senza finire a processo.

Un disegno di legge di riforma della Difesa, seguito dai tecnici del ministero, era pronto ad approdare in Cdm già in autunno, come anticipato da questo giornale. E nel paper sulla guerra ibrida Crosetto torna sull’esercito di hacker con le garanzie dell’intelligence italiana: l’arma di nuova costituzione dovrà avere “adeguate tutele funzionali per il personale incaricato”.

Occorre poi, per il ministro, istituire “un Centro per il Contrasto alla Guerra Ibrida” italiano. Ma bisogna agire e alla svelta, perché i rischi concreti sono enormi. Lo si evince ad esempio nel passaggio del dossier in cui si indica il settore sanitario come il più colpito da attacchi cibernetici, “con impatti potenzialmente gravissimi su pronto soccorso, terapie intensive, sale operatorie e trattamenti salvavita”.

Le “bombe ibride”

La messa in guardia di Crosetto ha toni drammatici. “Le “bombe” ibride – mette nero su bianco il ministro nelle conclusioni del dossier – continuano a cadere mentre scrivo. Per questo la vera questione non è “cosa dobbiamo fare” bensì la velocità con cui “dobbiamo passare all’azione”, ovvero a una fase “concretamente difensiva. E il momento per farlo è adesso!”, esorta il responsabile della Difesa. Perché “è in atto una guerra continua che ci minaccia senza sosta, giorno e notte. Gli obiettivi sono le nostre infrastrutture critiche, i centri decisionali, i servizi essenziali, le strutture commerciali, le nostre industrie, le catene di approvvigionamento, il patrimonio cognitivo delle nostre popolazioni, e, in ultima analisi, la tenuta complessiva del Paese”.

L’offensiva ibrida “procede a un ritmo sempre più incalzante, con il rischio crescente che, prima o poi, le difese — mai del tutto sufficienti — non riescano a prevenire gli effetti catastrofici che gli attaccanti perseguono: il blocco dei trasporti pubblici (treni, aerei), gravi incidenti, il malfunzionamento delle sale operatorie e dei reparti di rianimazione, il collasso del servizio sanitario, la paralisi del sistema bancario, la corruzione dei dati su cui si basano pensioni e stipendi”. “È una guerra combattuta con “bombe” meno visibili di quelle fisiche – scrive ancora Crosetto – ma che cadono incessantemente, producendo danni che, se guardiamo le tendenze e se non cambiamo l’approccio, potremmo non essere in grado di contenere”.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenti e retroscena del panorama politico
Iscriviti e ricevi le notizie via email