voto
7.0
- Band:
OF MICE & MEN - Durata: 00:43:56
- Disponibile dal: 14/11/2025
- Etichetta:
- Century Media Records
E’ ormai sbagliato ricordare gli Of Mice & Men solo per il debutto omonimo del 2010, che li ha lanciati improvvisamente verso la notorietà, ma lo è altrettanto paragonarli costantemente al loro passato di MySpace metalcore e al vecchio e carismatico frontman.
I californiani hanno affrontato la transazione di petto e dopo il difficile “Restoring Force” (2014), il primo con il bassista Aaron Pauley a gestire sia la voce pulita che lo scream, il gruppo ha preso uno slancio notevole in una dimensione dal sound rinnovato – fatto di interazioni elettroniche, melodie spinte ed influenze nu metal – con “Echo” (2021), “Tether” (2023) e oggi questo “Another Miracle”.
Una strada che all’inizio non ha convinto tutti, probabilmente, ma che ha mantenuto il quartetto in movimento e, soprattutto, fortemente connesso con la propria audience… o, almeno, quella che ha digerito l’evoluzione sonora.
La band è confidente e ha maturato un sound ricco di sfaccettature, tutte interconnesse da validissime performance vocali e una trama di arricchimenti sonori strettamente ricamati sugli strumenti tradizionali.
Originale e fortissimo il valzer d’apertura super heavy (“A Waltz”, appunto), che dopo l’intro cinematografica diventa epico e ricco di esplosioni d’energia, costruito sull’inquietante contrasto tra sussurri e urla. “Troubled Water” aumenta invece il ritmo ed introduce grandi breakdown, con una formula più diretta che troverà l’espressione più asciutta ed efficace più avanti, in quella “Hourglass” intensa, urgente e spoglia dei contorni elettronici.
Il disco riesce ovviamente a rendersi anche più introspettivo, prediligendo crescendo emotivi e texture melodiche in brani come “Safe and Sound” e le sue melodie avvolgenti, “Somewhere In Between” con le sue luci ed ombre, oltre ovviamente a “Flowers”, uno degli highlight con il ritornello più forte del disco, non a caso scelto come singolo.
E’ facile sentire la risonanza di giganti come Sleep Token nell’alternanza di vulnerabilità elettroniche e riff semplici ma capaci di investire l’ascoltatore, così come l’introspezione dei Bad Omens e le influenze del rock alternativo e ricco di sfaccettature dei Bring Me The Horizon post-“Sempiternal”: ma, per quanto buono e godibile, anche questo disco soffre il limite del confronto con questi giganti, non riuscendo ad eludere del tutto quella sensazione di band confinata nelle seconde linee, come avvenne a metà degli anni Zero quando al gruppo sfuggì per un soffio la possibilità di salire nei ranghi del movimento metalcore.
Con il loro nono disco in studio gli Of Mice & Men non hanno fatto il miracolo che promette il titolo, ma hanno perfezionato al limite la loro ‘nuova’ zona di comfort, in cui emotività e sincerità riescono a brillare in composizioni impeccabili accanto a momenti più heavy e viscerali che suonano comunque autentici.
Probabilmente non saranno mai i primi della classe, ma per la cerchia di amanti del genere sono sicuramente una delle band più affidabili in circolazione.