Quel modo di andarsene, di uscire insieme dalla vita con tragica eleganza, suscita in tutti i cosiddetti boomer, nati nell’immediato Dopoguerra, una tristezza particolare. Un dolore generazionale. Alice ed Ellen Kessler sono state le compagne, ammirate e desiderate, di tante serate in bianco e nero. Autentiche evasioni dalla realtà quotidiana che allora però – con ancora visibili i segni dei bombardamenti – appariva gioiosamente dura. 

Ognuno si sentiva in grado di aspirare a una vita migliore. Questo è lo spirito che manca oggi. Quando, nella Milano popolare, c’era una sola televisione in tutto lo stabile, i vicini si presentavano forniti della loro personale sedia. Ospiti dell’unica signora che orgogliosamente mostrava il simbolo della propria agiatezza, lasciato acceso anche nelle ore di monoscopio. E in quei meravigliosi sabati sera la libertà dei sogni appariva assoluta, persino incontenibile, soprattutto tra i giovanissimi che non erano allora pochi come adesso. 



















































Le irraggiungibili gambe delle Kessler scandalizzavano le signore più anziane. Una si fece il segno della croce vedendole ballare, così procaci e seduttive nonostante l’effetto neve del mastodontico apparecchio. Venne calmata da un signore apparentemente molto informato (lavorava alla Mondadori, una garanzia) che le disse che dopo l’intervento del Papa (leggendario come scrive sul Corriere Aldo Grasso) venne imposto alle Kessler di indossare delle calzamaglie nere. La signora si avvolse nel suo scialle e si calmò. Poi chiese alla sua amica se non fosse il caso di confessarsi il giorno dopo. C’era poi chi obiettava che fossero tedesche e aveva forse dimenticato gli entusiasmi del Fascismo. 

18 novembre 2025, 11:51 – modifica il 18 novembre 2025 | 14:59