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Massimiliano Jattoni Dall’Asén, inviato a Parma

Inaugurato «Bite», dedicato all’innovazione alimentare: al suo interno lavorano 200 esperti. Guido Barilla: «Il centro di ricerca coniugherà cultura e scienza per la produzione e lo sviluppo dei nuovi prodotti per le persone»

A Parma, nel cuore della Food Valley, Barilla ha inaugurato il 18 novembre il BITE – Barilla Innovation & Technology Experience, un nuovo centro dedicato alla ricerca alimentare che segna un passaggio strategico per il gruppo. Una struttura da quasi 14 mila metri quadrati dove scienza, analisi sensoriale e tecnologie digitali vengono integrate per sviluppare la prossima generazione di pasta, sughi e prodotti da forno. Qui, oltre 200 professionisti lavoreranno a ciò che entrerà nelle cucine di domani, trasformando la tradizione industriale emiliana in un laboratorio orientato al futuro.

Con un fatturato 2024 di 4,883 miliardi di euro (+1,7% al netto dell’effetto cambio), il gruppo arriva all’inaugurazione del Bite in una fase di consolidamento e crescita. Complessivamente, nel 2024 Barilla ha destinato 300 milioni di euro allo sviluppo industriale e all’innovazione, di cui 50 milioni focalizzati su qualità, sicurezza alimentare, nutrizione, benessere e packaging sostenibile. Il solo BIte ha visto un investimento dedicato di oltre 20 milioni di euro, a cui si aggiungeranno 2 milioni all’anno destinati all’upgrading degli impianti,



















































«Non è soltanto il risultato di un processo scientifico»

All’ingresso del nuovo centro c’è un’opera d’arte, La condizione del tempo di Paolo Borghi. Non un vezzo estetico, ma un manifesto. Perché la visione del gruppo parte proprio da qui: intrecciare scienza, cultura gastronomica e identità. «Non è soltanto il risultato di un processo scientifico, ma l’unione di gastronomia, competenza, storia e cultura dell’alimento», spiega Guido Barilla, che ribadisce come il nuovo investimento risponda «ad un percorso di attenzione e responsabilità che accompagna l’azienda da sempre». E aggiunge una frase che riassume perfettamente lo spirito del Bite: «Il centro di ricerca coniugherà cultura e scienza per la produzione e lo sviluppo dei nuovi prodotti per le persone». Parole che si radicano nelle 84 collaborazioni già attive con università e centri di ricerca nel mondo, da Wageningen alla Federico II di Napoli, passando per il Cnr e l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.

Dove nasce (davvero) il cibo del futuro

Dentro il centro, la sensazione è quella di camminare in un laboratorio in cui algoritmi, sensori intelligenti e stampanti 3D convivono con assaggiatori professionisti che analizzano ogni anno oltre 1000 campioni di pasta, biscotti e sughi. C’è un naso elettronico capace di mappare l’impronta aromatica del basilico; sistemi di food printing che progettano nuovi formati di pasta; tecnologie di progettazione olografica per modellare biscotti e merendine prima ancora che esistano nella realtà. E poi i panel sensoriali, una specie di orchestra del gusto che trasforma in dati la croccantezza di un cracker o la friabilità di un biscotto. Qui la tecnologia non sostituisce il fattore umano, lo amplifica. E il processo di sviluppo è quasi artigianale, ma in versione XXI secolo: per creare un nuovo prodotto servono da 2 a 10 anni, tra ricerca agricola, test di laboratorio e prove di consumo reali. 

Una «fabbrica» di talenti (e un presidio occupazionale di alta qualità)

Bite non vuole essere solo un centro R&D, ma un hub di competenze multidisciplinari che attira talenti dall’Italia e dall’estero. Accoglierà ogni anno 30 giovani professionisti attraverso stage, dottorati e progetti con le università. Non è un dettaglio da poco, dato che metà degli stagisti del 2024 è stata assunta stabilmente in azienda. Le professioni richieste disegnano una mappa del futuro del food: tecnologi alimentari, sensory food expert, data analyst, R&D process engineer, agronomi, food designer.

Tutte figure che incrociano scienza, creatività e sostenibilità, con un unico obiettivo: immaginare la prossima generazione di prodotti Barilla. «Produrre dove le persone vivono e accolgono i prodotti è un vantaggio competitivo». Guido Barilla insiste molto sul legame con i territori e sulla strategia industriale del gruppo: «Produrre alimenti nei Paesi dove le persone accolgono i prodotti è sempre un vantaggio competitivo».
E osserva che, per quanto Barilla continui a investire con decisione, «il Paese sta rispondendo, pur con comparti che crescono e altri che affrontano maggiori difficoltà». Il messaggio implicito è chiaro: innovazione e competitività si costruiscono solo con un ecosistema che funziona, fatto di filiere, istituzioni e imprese che collaborano.

Dalla pasta al futuro del Made in Italy

Il nuovo Bite è la materializzazione del percorso che il gruppo racconta da anni: modernizzare senza snaturare. Fare della tradizione un punto di partenza, non un freno. «Ogni investimento nel futuro porta con sé speranza, e nel mondo industriale quella speranza è soprattutto il lavoro», ricorda Guido Barilla. E guardando questo centro, tutto lascia pensare che la scommessa del gruppo sia esattamente questa: trasformare il Made in Italy non in un concetto nostalgico, ma in una piattaforma di innovazione continua.

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18 novembre 2025 ( modifica il 18 novembre 2025 | 14:36)