di
Ginevra Barbetti
Veronica Scopelliti, in arte Noemi, continua il Nostalgia Indoor Tour, che si concluderà il 20 dicembre al Palazzo dello Sport di Roma: «Le donne sono più portate al cambiamento, anche nella musica»
«Sono una gran nostalgica – racconta Noemi – di un sentimento caldo, colorato d’arancione: è un ricordo bello che ti fa sentire a casa, lontano dalla tristezza e diverso dal blu della malinconia». Dopo la data zero di Crema, è stato il Teatro Cantiere Carrara di Firenze ad aver acceso ufficialmente il Nostalgia Indoor Tour, che si concluderà il 20 dicembre al Palazzo dello Sport di Roma.
Se t’innamori muori apre le danze e torna in chiusura come bis finale.
Veronica Scopelliti, in arte Noemi – nome che avrebbe voluto darle sua madre – rende fin da subito il tono intimo del racconto, condividendo 24 brani del suo repertorio in un rimando continuo tra passato e presente «con un filtro nostalgia volutamente leggero, ma intenso».
Luminosa in un abito d’oro metallizzato si muove dentro una scenografia immersiva con drappeggi virtuali che cambiano colore e forma seguendo il ritmo dei brani: «Ace Bowerman, direttrice artistica abituata a grandi star internazionali come Ed Sheeran e Dua Lipa, ha creato un contesto visivo in sintonia col mio percorso musicale: dal portale che fa “entrare” nella musica fin dentro a un cielo di nuvole, è un viaggio capace di unire brani diversissimi come Glicine e Non sono io» ha commentato al termine del concerto durante un incontro coi giornalisti.
La scaletta, suddivisa in blocchi, ripercorre una storia iniziata nel 2009 con X Factor: quattro dischi d’oro, diciotto di platino, otto partecipazioni a Sanremo e persino un Guinness dei primati per nove concerti in dodici ore.
Portare sul palco tutte le sfumature della sua identità musicale è naturale per un’artista che ha attraversato pop, soul, R’n’B e blues senza mai fermarsi: «Le donne sono più portate al cambiamento: vivono tante trasformazioni, anche fisiche, e questo le abitua all’evoluzione. Non a caso artiste come Madonna o Lady Gaga mutano spesso pelle. Non mi vengono in mente altrettanti esempi così radicali al maschile: trovato uno stile, spesso lo mantengono. È una differenza quasi simbolica: i numeri pari, femminili, sono legati al movimento; i dispari, maschili, alla stabilità».
Tra i brani simbolo non può mancare Briciole, il debutto discografico, seguito da Piece of My Heart, omaggio a Janis Joplin che ribadisce la sua vocazione soul: «Questa canzone mi ha fatto capire che non esiste solo il “bel canto”, ma anche l’urgenza, lo strillo, la libertà assoluta. Il concerto resta un percorso fluido dove scenografia e suoni accompagnano la musica senza mai sovrastarla».
«La nostalgia più forte? Quella del tempo lento di fare un disco senza la pressione dei social e dell’immagine. Oggi tutto corre: rimpiango profondità e contenuti, che non significa essere seriosi, perché anche un brano leggero può dire moltissimo. Cerco sempre l’autenticità».
Uno dei momenti più intensi arriva con il piano solo di Generale di Francesco De Gregori, già eseguito per la Giornata delle Forze Armate e dedicato alla pace: «Torno indietro alla mia infanzia e mi accorgo di quanto oggi manchi quella sensazione di sicurezza, di protezione. Tra guerre, tensioni internazionali e un quotidiano percepito come più fragile – amplificato dagli algoritmi che ci mostrano solo una parte della realtà – è importante ricordare il valore della pace. Generale racconta la guerra con immagini potenti: la madre rimasta sola, il treno mezzo vuoto e mezzo pieno, le lacrime, l’alba che torna. Parla direttamente a chi la guerra la vive davvero».
C’è spazio anche per il nuovo singolo Bianca, nome e allo stesso tempo bugia, tratto da Nostalgia, il suo settimo album. Una canzone che racconta con delicatezza la fine di una storia, tra scuse e malinconie, e segna un nuovo passaggio nella maturità artistica della cantante: «Dopo il lavoro di quest’estate su Non sono io, rinnovo la collaborazione con Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, che mi ha permesso di esplorare nuovi colori della mia voce. Bianca ha una melodia quasi “dalliana”, poetica e ironica. Mi ha colpito il tema delle “bugie bianche”, le piccole scuse che accompagnano tante relazioni e raccontano bene l’incertezza emotiva di oggi».
Il finale rompe la frontalità del palco: Noemi ricompare dal fondo della platea e l’attraversa, tra abbracci, selfie e chi le chiede un autografo – cosa che riesce a fare, pur continuando a cantare L’amore si odia. Poi saluta il pubblico fiorentino “acceso” dalle luci dei telefoni, a far luce sulle note degli ultimi tre brani della serata – Glicine, Sono solo parole e Vuoto a perdere, scritta da Vasco Rossi e Gaetano Curreri.
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18 novembre 2025
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