Quando la Marvel reinventò il personaggio del miliardario Tony Stark, protagonista positivo del film Iron Man del 2008, ne fece un signore della tecnologia moderno ispirandosi nell’atteggiamento a Elon Musk, con quel misto di capacità di affascinare e sicurezza al limite dell’arroganza nel parlare. Lo disse Mark Fergus, sceneggiatore del film, anni dopo. Non casualmente nel film successivo, Iron Man 2, Musk fece un’apparizione nel ruolo di un conoscente di Tony Stark che lo saluta al Gran Premio di Monte Carlo proprio a confermare la sua appartenenza all’élite dei miliardari innovatori del settore tecnologico. Era il 2010, un momento in cui la fiducia nelle startup e nelle grandi compagnie tecnologiche era in crescita, guidata dalla figura carismatica di Steve Jobs.

Nello stesso anno il film The Social Network fu al tempo stesso la celebrazione di un’invenzione e la messa in crisi delle persone che ci stavano dietro, dei loro metodi e del loro atteggiamento. Oggi, anche nel cinema, l’immagine degli uomini che hanno accumulato grandissime ricchezze con imprese del settore tecnologico è completamente cambiata: sono diventati i cattivi.

Un anno fa Robert Downey Jr., che interpretò quel Tony Stark ispirato a Musk, ha preso le distanze da Musk e ha detto: «Vorrei che si controllasse un po’ di più». In un altro film tratto da fumetti uscito in queste settimane, Superman, c’è di nuovo un personaggio simile a Elon Musk, per l’arroganza, le idee visionarie e l’atteggiamento spietato nel perseguirle attraverso la tecnologia, solo che questa volta è un cattivo. Nicholas Hoult, l’attore che lo interpreta, ha negato di essersi ispirato a lui ma ha ammesso di aver ascoltato un suo audiolibro nel prepararsi. È il quarto film con questo tipo di antagonista quest’anno insieme a M3GAN 2.0, Un tipo imprevedibile 2 e Una pallottola spuntata.

Di anno in anno sembra che i film americani abbiano maturato coraggio e decisione nel rappresentare i loro antagonisti come magnati della tecnologia, passando da versioni abbastanza simili a copie quasi identiche di alcuni di loro. Un esempio è il personaggio di Mark Rylance in Don’t Look Up, del 2021. Sempre nel 2021 uscirono due film animati con dei cattivi vestiti e caratterizzati come lo stereotipo dell’imprenditore diventato miliardario da giovane con la tecnologia, oppure proprio ispirati direttamente a una figura precisa ugualmente molto molto simili agli equivalenti reali: I Mitchell contro le macchine, in cui una famiglia americana in vacanza lotta contro l’intelligenza artificiale che si è ribellata al suo giovane inventore miliardario col cappello da baseball, e poi Ron – Un amico fuori programma, in cui il cattivo è quasi identico a Tim Cook, CEO della Apple.

Il fenomeno a quel punto aveva assunto dimensioni tali che pure Elon Musk se ne lamentò su X. Pochi mesi dopo su Netflix sarebbero usciti Spiderhead, in cui Chris Hemsworth ha proprio le fattezze di Musk ed è alle prese con un piano malvagio che coinvolge la biotecnologia, e poi forse il più significativo di tutti questi cattivi: Miles Bron di Glass Onion. Il film è il sequel di Knives Out, una serie di gialli in stile Agatha Christie in cui Daniel Craig è l’investigatore. In quel film i personaggi sono attirati su un’isola da un uomo ricchissimo che la possiede tutta. Il fine del film, lo si scopre alla fine, è però proprio quello di prendere in giro la logica degli imprenditori del settore tecnologico che si definiscono “disruptor” (cioè in grado di distruggere i precedenti equilibri e imporre nuovi standard) e demolire tutto quello che di buono è associato a loro.

È Edward Norton a interpretare Miles Bron, miliardario che sta per lanciare un nuovo tipo di combustibile basato sull’idrogeno che cambierà il mondo. Tutti lo ammirano per le invenzioni, per i soldi che ha fatto e per il modo in cui si presenta: sofisticato, dai gusti ricercati, esperto un po’ di tutto e soprattutto, come tutti questi nuovi villain, molto molto amichevole. Ha la chitarra di Paul McCartney e la suona per gli ospiti, elenca di continuo i suoi amici famosi, fa mostra dei suoi acquisti impossibili (la Gioconda originale!) ed è attaccato al suo status di brava persona altruista. Norton lo interpreta con il chiaro intento di demistificare questa retorica: la morale è chiaramente che le persone che consideriamo geni non lo sono per forza, e che quello che ce lo fa pensare è la maniera in cui usano i soldi per professarsi tali. Miles Bron si rivela un completo imbecille, che ha rubato tutte le idee con cui ha fatto i soldi e anche la sua personalità. Non solo cattivo ma anche una persona da poco, impossibile da ammirare.

Come detto The Social Network fu un film spartiacque in questo senso. La considerazione del cinema americano per i miliardari dell’industria tecnologica cambiò rapidamente dopo quel film, nel 2010. Quattro anni dopo il film indipendente Ex Machina aveva come cattivo un inventore milionario, venerato e considerato da tutti un genio, ma in realtà un meschino creatore di intelligenza artificiale senza scrupoli. E nello stesso anno, nel film di azione e spionaggio Kingsman, Samuel L. Jackson interpreta il grande cattivo a capo dell’associazione di cattivi, che deve la sua fortuna al fatto di possedere una società che produce smartphone. Anche la serie di film su Jason Bourne, quando nel 2016 uscì l’ultimo film della saga intitolato solo Jason Bourne, usò come cattivo un malvagio e ricco padrone di una società tecnologica.

Nel 2015 poi uscì Jobs, il film biografico su Steve Jobs scritto da Aaron Sorkin e diretto da Danny Boyle, in cui Jobs non ne usciva bene come si sarebbe potuto immaginare solo qualche anno prima. Sempre nel 2015 uscì anche un film di finzione con un finto Steve Jobs: The Circle. Lo interpretava Tom Hanks. Nel film, la società della quale è a capo gestisce un social network chiamato The Circle, con logo e oggetti dal design essenziale e minimale tipico della Apple, e Hanks mette insieme un abbigliamento casual e discorsi motivazionali sull’obiettivo di migliorare la vita delle persone attraverso la tecnologia, salvo poi violare sistematicamente la loro privacy per i propri fini.

In sé la cosa non sarebbe una novità. Il cinema ha sempre usato gli scienziati e gli innovatori come cattivi. Metropolis di Fritz Lang, nel 1927 aveva come antagonista uno scienziato con una mano meccanica che crea un robot dalle forme umane, indistinguibile dalle altre persone, per fare in modo che il grande e ricco signore della città possa controllare meglio la popolazione. La paura della bomba atomica poi ha enfatizzato l’idea che se c’era qualcuno di cui avere paura fossero proprio gli scienziati, persone che gestiscono forze incomprensibili e potentissime. Se uno di loro fosse impazzito, si temeva, avrebbe potuto fare danni incredibili, mescolare uomini e animali, creare armi devastanti e mettere a repentaglio la sicurezza del pianeta intero.

Ci è voluto che la tecnologia cominciasse a diventare di uso comune, più o meno negli anni ’80, perché nel cinema si diffondesse un po’ di fiducia per la scienza. A quella figura di scienziato cattivo mai realmente tramontata fu affiancato anche lo scienziato buono, simpatico e pieno di ideali: Doc Brown di Ritorno al futuro, che aveva gli stessi capelli e lo stesso atteggiamento folle degli altri, ma buono.

Un altro buon esempio di come i magnati del settore tecnologico sono passati da buoni a cattivi è quello di Jurassic Park e Jurassic World. Il primo è un film del 1993 in cui un uomo molto ricco trova un modo per clonare i dinosauri per fare un parco a tema. Tutto va male, i dinosauri escono dalle gabbie e i protagonisti devono sopravvivere alla loro ferocia, ma il magnate e scienziato in questione è una persona buona che ha fatto un errore, e chi lavora per lui è ugualmente ben intenzionato (a parte un impiegato che è il cattivo e viene odiato da tutti). Nel legacy sequel del 2015, Jurassic World, uno dei personaggi che avevano lavorato a Jurassic Park vent’anni prima, con una parte molto molto piccola nel ruolo di un tecnico di laboratorio, B.D. Wong, torna come cattivo. Adesso è lui il bioingegnere ricchissimo e potentissimo, e le sue idee riguardo ai dinosauri non sono bene intenzionate: è un vero villain.

Non è una novità nemmeno che le persone molto ricche siano i cattivi. La differenza tra quegli archetipi classici e il cattivo da Silicon Valley contemporaneo sta nel fatto che il secondo, invece di mostrarsi spietato, è affabile, si spaccia per altruista, veste come gli altri e fa continuamente discorsi motivazionali e incoraggianti. È così Taika Waititi in Free Guy, film del 2021 ambientato nel mondo dei videogiochi, ma lo stesso vale per Venom del 2018 e Old Guard del 2020.