“La storia toccante della morte delle gemelle Kessler, che hanno deciso di stare insieme fino alla fine, riporta prepotentemente al centro del dibattito il tema del fine vita e del suicidio assistito qui in Italia”. Riccardo Magi, segretario di Più Europa, esplicita così il ritorno di una discussione latente risvegliata il 17 novembre dalla scelta di Alice ed Ellen Kessler.
“Una volontà, quella di porre fine alla loro vita in modo conforme al quadro normativo vigente in Germania, rispettata totalmente”, aggiunge l’avvocata e segretaria dell’associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo. “Il fatto che simboli dell’Italia nazionalpopolare come Alice ed Ellen Kessler abbiano deciso di farvi ricorso dovrebbe risvegliare la coscienza di chi oggi si oppone a qualsiasi regolamentazione. Noi chiediamo una legge giusta, che rispetti la cornice indicata dalla Corte Costituzionale e che lasci libere le persone fino alla fine. Non accetteremo compromessi al ribasso che umiliano chi già soffre. La maggioranza non vede che la società e le persone non sono solo pronte, ma già si adoperano per farlo”. Come indicano, oltre confine, le Kessler.
Morte Kessler. “Decisione presa da anni, le abbiamo aiutate a morire con un medico e l’avvocato”
dal nostro corrispondente Tonia Mastrobuoni
18 Novembre 2025
“Impossibile giudicarle”, dice Loretta Goggi, che ha una sorella con la quale le piacerebbe “andarsene insieme, ma non la procurerei io la morte. Siamo cattoliche praticanti, toglierci la vita non lo contempliamo”.
Parole simili a quelle di Iva Zanicchi: nessun giudizio ma un velo di amarezza. “Lo capisco, erano molto anziane, magari ammalate. Ogni caso va letto a sé e noi non conosciamo bene le cose, ma a me la notizia della loro scelta sconvolge. La vita è per me così sacra e così preziosa che bisogna avere, diciamolo pure, il coraggio di viverla fino all’ultimo istante perché è un dono prezioso”.
Anche nella destra parlamentare c’è pudore rispetto a opinioni tranchant: “Da cattolico sono contrario al suicidio assistito, ma da cristiano non giudico e so che è un campo delicato”, afferma il vicecapogruppo di FdI alla Camera Alfredo Antoniozzi.
Ben più feroci le critiche che arrivano dagli ultraconservatori ProVita: “In una società davvero umana, nessuna vita dovrebbe finire così. Le gemelle Kessler si aggiungono alla lunga e triste schiera di persone indotte a uccidersi dalle leggi sul suicidio assistito prodotte da una società malata”.
Mario Adinolfi sostiene che “aiutare due sorelle gemelle a suicidarsi è crimine di Stato”, nonostante la sentenza della Corte costituzionale tedesca (così come quella italiana) lo consenta. E paragona il farmaco letale che Alice ed Ellen Kessler si sono autosomministrate in piena coscienza “alla cicuta bevuta da Socrate”. Sostenendo che il suicidio assistito è addirittura la nuova frontiera per “tagliare i costi di sanità, previdenza, assistenza”.
Una legge sul tema è ancora all’orizzonte nonostante la Consulta avesse chiesto al Parlamento di legiferare. Nel frattempo, partendo da una proposta di legge popolare dell’associazione Luca Coscioni, si sono mosse le Regioni, prima la Toscana, poi la Sardegna.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci ricorda che “c’è allo studio un testo del Parlamento e quindi credo che il Parlamento debba esprimersi su questo argomento così delicato”.
Un parlamento che, dice però Filomena Gallo, “sta agendo in completa dissonanza rispetto a quanto la Corte costituzionale ha stabilito nel 2019. Da allora attendiamo una legge che parta dalla giurisprudenza costituzionale e preveda il rispetto della libertà di scelta per chi vuole procedere con la morte assistita volontaria”.
Con la legge attualmente in esame, invece, “il Parlamento ha intenzione di cancellare i diritti già esigibili che hanno consentito in tempi e luoghi diversi in Italia a 11 persone di accedere al fine vita. E lo vuol fare cambiando i requisiti d’accesso, estromettendo il Servizio sanitario nazionale dalle verifiche, modificando i requisiti individuali dei pazienti. Una legge che priva dunque le persone della libertà di scelta”.
“Se dobbiamo riprendere il lavoro nei tribunali per difendere le nostre libertà davanti a una legge che sottrae diritti – conclude Gallo – allora è meglio nessuna legge perché c’è già una sentenza della Corte costituzionale che consente l’autodeterminazione delle persone rispetto al fine vita. Chi la pensa diversamente va rispettato, ma invito tutti a rispettare le libertà di scelta individuali agite nella piena legalità”.