Anno di nascita 1994, trentuno pubblicazioni di cui otto full-length, nessun passo falso discografico: i numeri non dicono mai tutto, ma che i Frostmoon Eclipse siano una delle colonne della scena metal estrema italiana non ci sono dubbi.
E diciamo ‘estrema’ metal perché l’etichetta ‘black metal’ non sembra essere più così tanto calzante nel caso di questa band: il nuovo, elegante, “As Time Retreats”, infatti, se stilisticamente conserva gran parte di elementi tipici del black metal, d’altro canto la sua emotività e lo stile raffinato spingono il gruppo verso nuovi orizzonti musicali davvero ammalianti.
Non sappiamo quello che ci riserveranno i Frostmoon Eclipse in futuro – e probabilmente nemmeno loro lo sanno – pertanto godiamoci questo momento brillante che stanno attraversando e scopriamo assieme qualcosa in più sul nuovo bellissimo “As Time Retreats”.

BEN RITROVATI, FROSTMOON ECLIPSE! SONO PASSATI BEN SEI ANNI DAL VOSTRO ULTIMO ALBUM: SE NON SBAGLIO, È IL PERIODO PIÙ LUNGO MAI INTERCORSO TRA DUE VOSTRE USCITE. È STATO UN CASO OPPURE C’È UN MOTIVO PRECISO DIETRO QUESTA LUNGA ATTESA PRIMA DI TORNARE IN CAMPO?
– Claudio: Sicuramente il Covid, ma nel frattempo abbiamo comunque realizzato l’EP “Rustworn” e preso parte a due tour europei, con Fen e Psychonaut 4.
Inoltre c’è stata la ristampa su LP e box cd con i primi quattro album, quindi direi che non è stata proprio immobilità totale, sebbene gli anni trascorsi tra i due full-length siano in effetti tanti.

LA SCELTA DI PUBBLICARE UN EP, UNA RACCOLTA E DIVERSI SINGOLI INVECE DI CONCENTRARVI SU UN ALBUM COMPLETO, FUNZIONA ANCORA IN TERMINI DI INTERESSE DEL PUBBLICO, O RISPONDE PIÙ A LOGICHE PRATICHE, ECONOMICHE O CREATIVE?
– Claudio: Come dicevo prima, il nuovo album sarebbe dovuto uscire nel 2022, ma dal momento che il tour era già stato fissato, abbiamo registrato due pezzi per l’EP “Rustworn” in modo da averlo disponibile per le date. In retrospettiva, devo dire che la cosa non mi dispiace.
Quando ero ragazzo uscivano molti EP con uno/due pezzi nuovi e il resto delle tracce live: io li consideravo una sorta di regalo, e se qualcuno al giorno d’oggi avrà avuto ancora la stessa sensazione, lo scopo sarà stato raggiunto.

UNO DEI VOSTRI PUNTI DI FORZA È SICURAMENTE LA STABILITÀ DELLA LINE-UP. QUANDO ENTRATE IN STUDIO, SEGUITE PIÙ O MENO LO STESSO METODO DI LAVORO PROPRIO PERCHÈ VI CONOSCETE DA TANTO TEMPO, OPPURE OGNI VOLTA IL PROCESSO CREATIVO E L’ALCHIMIA TRA DI VOI CAMBIANO?
– Lorenzo: Sicuramente il fatto che ci conosciamo da una vita semplifica parecchio le cose; ognuno approccia le proprie linee in modo praticamente autonomo in fase di registrazione ed è molto difficile che capiti a qualcuno di dire “questo l’avrei fatto diversamente”, dato che conosciamo i rispettivi modi di suonare o approcciare un pezzo praticamente in automatico.

ANCORA UNA VOLTA SIETE RIUSCITI A STREGARMI: MI SONO BASTATI I PRIMI SECONDI DELL’OPENER “TRANSIENT”. IN BASE A COSA SCEGLIETE IL BRANO D’APERTURA PER UN ALBUM? ANCHE L’ULTIMO PEZZO DELLA TRACKLIST VIENE SELEZIONATO CON UN CRITERIO PARTICOLARE?
– Claudio: Quando i pezzi cominciano a prendere forma di solito intuisci molto presto quale sarà il primo e quale l’ultimo: una volta che hai queste due ‘colonne’, il resto della sequenza scorre in maniera naturale.

PERCHÈ AVETE SCELTO IL TITOLO “AS TIME RETREATS”? QUAL È IL MESSAGGIO PRINCIPALE CHE VOLETE TRASMETTERE CON QUESTO ALBUM? DA DOVE SONO ARRIVATE LE ISPIRAZIONI PER I TESTI DI QUESTO DISCO?
– Lorenzo: I nostri testi parlano da sempre (o almeno, da vent’anni) di argomenti che appartengono alle nostre vite e questo disco non fa eccezione.
L’unica differenza tangibile con l’album precedente è un importante lutto che mi ha colpito, e che ha segnato sia l’EP “Rustworn” che, in particolare, questo album. Le parole di “As Time Retreats” sono profondamente e definitivamente guidate dal tema della perdita.

DAL PUNTO DI VISTA STILISTICO, MI SEMBRA CHE QUESTO NUOVO ALBUM RAPPRESENTI UN’EVOLUZIONE NATURALE DI “WORSE WEATHER TO COME”, COME SE AVESTE SVILUPPATO E AMPLIATO IDEE CHE ALLORA ERANO ANCORA IN FORMA EMBRIONALE. SIETE D’ACCORDO?
– Claudio: Assolutamente d’accordo: “Worse Weather…”, “Rustworn” e quest’ultimo sono legati quasi fossero una trilogia, per quanto involontaria.

QUAL È IL VOSTRO BRANO PREFERITO DEL NUOVO ALBUM, E PERCHÈ?
– Claudio: Non ti nego che “Eschaton”, soprattutto nella parte iniziale, è uno di quei pezzi che ascolto come se fossero stati scritti da un’altra persona, o meglio come se io fossi stato semplicemente un tramite e quel brano fosse venuto dal mio subconscio. In un certo senso può essere visto come un ponte verso un ipotetico futuro, se vivrò abbastanza per dare un seguito a questo album.
– Lorenzo: Anche per me si tratta di “Eschaton”. Sia per la musica che per il fatto di essere la canzone il cui testo mi ha fatto concludere questo particolare percorso di rassegnazione al dolore.

DOPO QUEST’ALBUM, L’ETICHETTA “BLACK METAL” SEMBRA ORMAI TROPPO LIMITANTE PER DESCRIVERE LA VOSTRA MUSICA. COSA NE PENSATE?
– Claudio: ‘Black Metal’ è un concetto che è variato moltissimo nel tempo: una volta indicava Venom e Bathory, o addirittura Slayer o Mercyful Fate, poi Mayhem/Burzum/Darkthrone etc., e adesso un’infinità di sottogeneri che sarebbe lunghissimo elencare.
Io cerco solo di filtrare attraverso quella che può essere la mia/nostra visione una serie di sensazioni che può provenire da qualsiasi genere di musica, che sia il vecchio heavy metal anni ’80, o il rock anni ’70, alcune colonne sonore, certa musica elettronica o country/folk o addirittura libri e film.
Un certo tipo di feeling può arrivare da qualsiasi direzione, indipendentemente dal genere.

GUARDANDO AL VOSTRO PERCORSO, C’È QUALCHE BAND, ANCHE AL DI FUORI DEL METAL, CON CUI SENTITE DI CONDIVIDERE UN’EVOLUZIONE O UN’ATTITUDINE SIMILE?
– Claudio: Non so se questo può sorprenderti ma, più che nel metal, credo che le similitudini si possano ritrovare in certi cantautori morti in solitudine e povertà, tipo Townes Van Zandt o Jackson C. Frank. Sicuramente cambiano la distorsione e i bpm, ma il concetto, per quanto mi riguarda, è lo stesso.
– Lorenzo: Il nostro essere una band che affronta temi più terreni che metafisici, l’esserci disinteressati alle etichette stilistiche in tutti questi anni e soprattutto le sensazioni che affiorano dai nostri pezzi mi hanno sempre portato a sentire un’affinità con band come i Katatonia.

POSSIAMO ORMAI CONSIDERARE CHITARRE ACUSTICHE E VOCE PULITA COME TRATTI DISTINTIVI DEL VOSTRO SOUND, PARTE INTEGRANTE DEL VOSTRO TRADEMARK?
– Claudio: Le chitarre acustiche sono presenti dal primo demo, di cui è meglio non ricordare l’anno… la voce pulita, già sporadicamente usata in passato, sicuramente avrà più spazio in (un ipotetico) futuro. Si invecchia.

MI È SEMBRATO DI PERCEPIRE NEI NUOVI BRANI UN SENTIMENTO MALINCONICO, A TRATTI DISILLUSO, ANCHE SE NON È FACILE INDIVIDUARE UN’EMOZIONE DOMINANTE. È UNA SENSAZIONE CORRETTA?
– Claudio: Assolutamente, ma come dicevo prima, è la sensazione che ho cercato di comunicare dal primo demo. Non è detto che ci sia sempre riuscito ma questa è stata l’idea di base, che probabilmente si sarà affinata col tempo anche se non spetta a me dirlo.

AVETE IN PROGRAMMA DEI CONCERTI IN ITALIA E ALL’ESTERO PER PRESENTARE IL DISCO?
– Claudio: Vivendo (nostro malgrado?) nell’epoca dei social, la cosa migliore per essere aggiornati su date e simili è seguire le pagine Facebook e Instagram.