Finale delle Atp di tennis, il palazzetto Inalpi di Torino esplode di gioia. Jannik Sinner si butta per terra a braccia aperte, la racchetta ancora in mano. Carlos Alcaraz si incammina a bordo campo con la racchetta fra le gambe. Il campione altoatesino trionfante si avvicina al suo team e abbraccia i suoi. Poi torna in campo mentre i fan impazziscono tra i fuochi d’artificio. È il momento dei festeggiamenti: l’atleta alza la coppa e poi stringe fra le mani la tre litri dell’Asti Docg, sponsor dell’evento da cinque anni. Non la apre: lo farà più tardi con i colleghi nello spogliatoio, per la tradizionale doccia di bolle, tutte rigorosamente italiane. E non solo: tutte storicamente piemontesi. Si beve il territorio, la tradizione, il saper fare, la passione di oltre 1000 aziende associate, tra cui case spumantiere, aziende viticole e cantine cooperative.

Un dettaglio di Sinner con la bottiglia dell’Asti (foto @Atp)
Ma sui media i commenti suonano come una beffa: si parla di Champagne. Bolla sì, ma francese. Era già successo agli Internazionali di Roma, quando in campo, al momento dell’apertura della bollicina – in quel caso da parte di Alcaraz, che aveva avuto la meglio su Sinner – si è detto ancora una volta “Champagne”.
Una sentenza che porta l’amaro in bocca e che spinge il Consorzio dell’Asti Docg a intervenire con una precisazione che ha ben poco della dolcezza aromatica tipica del Moscato. Istituito il 17 dicembre 1932, il Consorzio è tra le realtà consortili più antiche d’Italia.
L’intervista
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“Vinciamo in casa, festeggiamo con uno spumante italiano mostrato in mondovisione e certificato con una ‘doccia’ post-match ormai iconica di Sinner a base di Asti Spumante, ma gli unici a rimanere con un po’ di amaro in bocca per il trionfo alle Nitto Atp Finals sono proprio le centinaia di produttori che, assieme al Consorzio, hanno investito sull’italianità come carta vincente”, è il commento di Stefano Ricagno, presidente del Consorzio Asti Docg.
Lo spumante piemontese è da cinque anni partner ufficiale dell’evento. E quelle “decine di articoli” che hanno descritto i festeggiamenti post-partita di Jannik Sinner con una “pioggia a base di Champagne” proprio non vanno giù a chi ogni giorno va in vigna a coltivare non solo la vite, ma anche un sogno. Un’emozione.
Ed è chiaro che si apre anche una riflessione culturale. Bollicina non è uguale a Champagne, così come una bollicina italiana non fa rima con “prosecchino”. Il bello e il “gustoso” dell’Italia – si ripete spesso nel mondo del vino – è la ricchezza del suo terroir, della biodiversità e delle uve autoctone. È allora arrivato il momento di far valere questa ricchezza anche al di fuori della comfort zone del mondo vino, sconfinando nello sport, nel cinema, nella moda, nella cultura che abbraccia tutto il lifestyle italiano, quello che tanto fa impazzire all’estero. Soprattutto quando c’è dietro un investimento importante: di tempo, di risorse, di pathos.
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“Il Consorzio Asti Docg ringrazia i media che hanno correttamente riportato l’esultanza del campione altoatesino con lo spumante astigiano – continua Ricagno – ma non può fare a meno di constatare come sia ancora troppo lunga la strada per azzerare la sudditanza culturale verso le bollicine francesi da parte della nostra informazione”.
L’Asti Spumante “è orgogliosamente partner della prima ora delle Finals di Torino e l’ente di tutela del territorio spumantistico più antico d’Italia non può esimersi dallo stigmatizzare un’esterofilia che, in questo caso, deprime una vittoria tutta italiana”.
Un appello ripreso in serata anche dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che sui social si è rivolto ai media “soprsttutto italiani”, specificando che Sinner ha festeggiato la vittoria alle Atp con Asti e non con Champagne.
C’è tempo per cambiare rotta, “studiare” e continuare a esultare per tutti i successi del made in Italy: dallo sport al vino, passando per il fil rouge della cultura.