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Incipit di settimana zoppicante per Wall Street con l’avversione al rischio che ha avuto la meglio, volatilità nuovamente in aumento e forti tensioni sul bitcoin crollato ai minimi a sette mesi sotto i 90mila dollari.
Il nervosismo dei mercati è in aumento in vista dei risultati di Nvidia, la star del boom dell’intelligenza artificiale che pubblicherà la trimestrale mercoledì sera. Giovedì sarà invece il turno del rapporto sull’occupazione di settembre, a lungo ritardato a causa della chiusura dello shutdown.
Ieri il Dow Jones ha chiuso in ribasso di 557 punti, pari a -1,18%. L’indice più ampio S&P 500 è sceso dello 0,92% e il Nasdaq Composite dello 0,84%. Oggi ancora in ribasso i futures che preannunciano un avvio in calo di circa un punto percentuale per il Nasdaq che viaggia oltre il 5% sotto i massimi storici di fine ottobre complici le crescenti preoccupazioni sulle valutazioni elevate e sugli enormi piani di spesa sull’AI delle grandi aziende tecnologiche.
In netta risalita la volatilità con l’indicatore della paura di Wall Street, il Vix, balzato del 13% a ridosso di area 23.
L’asset più sotto pressione rimane il bitcoin, crollato sotto i 90mila dollari per la prima volta in sette mesi, portando il rosso il bilancio 2025 e in calo di oltre il 28% in sole sei settimane rispetto al massimo storico di oltre 126mila dollari all’inizio di ottobre. In caduta anche i titoli legati alle cripto come l’exchange Coinbase giù del 7%.
In affanno il titolo Nvidia sceso ieri di quasi il 2% in area 186 dollari, ben lontano dai massimi assoluti toccati il 29 ottobre in area 212 dollari. Crescono le tensioni in vista dei risultati fiscali del terzo trimestre, in uscita mercoledì dopo la chiusura delle negoziazioni. Ieri ha pesato anche la notizia che il fondo hedge di Peter Thiel ha venduto l’intera partecipazione (dal valore di circa 100 milioni) in Nvidia durante il terzo trimestre. Mossa che fa seguito a quanto fatto settimana scorsa anche da Softbank.
Il report trimestrale del colosso dei chip arriva in un momento delicato e ogni eventuale segnale di rallentamento della domanda potrebbe essere mal digerito dal mercato. Gli analisti prevedono un utile per azione di 1,25 dollari su un fatturato di 54,9 miliardi di dollari nel terzo trimestre, con previsioni per il quarto trimestre di 61,44 miliardi di dollari. Il ceo Jensen Huang ha dichiarato visibilità su oltre 500 miliardi di dollari di ricavi dalle piattaforme Blackwell e Rubin fino al 2026.
“In un momento di volatilità dei titoli tecnologici e di preoccupazione degli investitori per la formazione di una bolla di intelligenza artificiale, tutto si riduce a valutare la domanda di intelligenza artificiale”, asserisce Dan Ives di Wedbush, che si aspetta numeri di Nvidia “ampiamente” sopra le stime di Wall Street “dati i numerosi dati positivi che abbiamo raccolto dai nostri controlli sulla catena di approvvigionamento in Asia, uniti ai numeri mostruosi di spesa in conto capitale delle Big Tech registrati dagli hyperscaler nei risultati di fine ottobre”. “Riteniamo che la robusta domanda di Blackwell sarà al centro della conference call e questi risultati presentano un enorme vuoto, dato che le restrizioni sui chip cinesi imposte dall’amministrazione Trump sono ancora in vigore e sono oggetto di negoziati commerciali in corso”, aggiunge Ives.
Oltre a Nvidia, gli investitori guardano con estrema ansia ai dati macro in arrivo e possibili ricadute sulle prossime mosse della Federal Reserve. Le probabilità di un taglio dei tassi si sono notevolmente ridotte con i future sui fed funds che quotano circa il 40% di probabilità di un taglio, in calo rispetto a oltre il 90% di un mese fa. I verbali della riunione di ottobre della Fed arriveranno mercoledì, seguiti giovedì dal rapporto sull’occupazione di settembre.
Il membro della Federal Reserve, Christopher Waller, ha evidenziato la fragilità del mercato del lavoro statunitense, non mostrandosi invece preoccupato per un’accelerazione dell’inflazione o per un aumento significativo delle aspettative di inflazione, evidenziando quindi una chiara propensione a un taglio dei tassi a dicembre. Di contro il vicepresidente della Fed, Philip N. Jefferson, si è mostrato più prudente suggerendo che il ritmo dell’allentamento delle politiche potrebbe rallentare.