A 30 anni di distanza, questa serie fantasy cult rimane ancora ineguagliata nel genere, capace di trasmettere la stessa energia, lo stesso carisma e la stessa carica rivoluzionaria che la resero un fenomeno televisivo negli anni ’90. Xena: Principessa Guerriera, nata come spin-off di Hercules, è infatti uno di quei rari casi in cui il prodotto derivato supera in ogni aspetto l’originale, ridefinendo i confini del proprio genere con una protagonista destinata a diventare iconica.
Fin dai primi episodi, il personaggio interpretato da Lucy Lawless si impone come qualcosa di completamente diverso rispetto agli eroi dell’epoca: Xena non è solo una guerriera imbattibile, ma una donna tormentata da un passato sanguinoso, impegnata in un difficile percorso di redenzione. Mentre Hercules seguiva formule episodiche più leggere e prevedibili, Xena portava sullo schermo moralità complesse, traumi irrisolti, dilemmi etici e una profondità emotiva rara per quel tipo di televisione. Era un’eroina forte, ma anche fragile; invincibile, ma estremamente umana.
A rendere la serie ancora più memorabile è il rapporto tra Xena e Gabrielle, introdotta pochissimi minuti dopo il debutto della serie. La loro relazione – un legame affettivo, spirituale e narrativo destinato a evolvere nel corso delle stagioni – diventa il cuore pulsante della storia, capace di parlare a un pubblico vastissimo senza mai cedere alla banalizzazione o al sensazionalismo. Con il tempo, questo legame è stato riconosciuto come un elemento fondamentale per la rappresentazione queer in TV, un esempio raro di come un sottotesto possa essere trattato con rispetto, naturalezza e autenticità.
La longevità di Xena è dovuta anche alla sorprendente varietà del suo tono e alla libertà creativa con cui affrontava qualsiasi genere: dall’avventura epica alla tragedia, dalla commedia slapstick agli episodi musicali, dai miti greci rivisitati alle incursioni nel soprannaturale. È difficile pensare a un’altra serie che, nello stesso arco di episodi, riesca a fondere così efficacemente epica, ironia, pathos e un’azione coreografata che ancora oggi resta uno dei punti più alti della TV anni ’90.
Lucy Lawless, dal canto suo, ha dato vita a una delle interpretazioni più magnetiche del piccolo schermo: fisica, intensa, ironica, capace di reggere da sola intere sequenze d’azione e momenti drammatici di enorme peso emotivo. Il suo lavoro ha segnato un prima e un dopo nel modo di rappresentare le eroine d’azione, aprendo la strada a personaggi come Buffy Summers, Sydney Bristow e molte protagoniste contemporanee del genere fantasy.
A tre decenni dal suo debutto, la forza di Xena: Principessa Guerriera sta proprio nella sua capacità di rimanere moderna pur essendo profondamente figlia del suo tempo. Continuano a parlarne le nuove generazioni, continua a essere riscoperta in streaming, continua a essere citata come un riferimento fondamentale per la narrazione queer e per il fantasy televisivo. È un caso raro: una serie nata come spin-off, diventata cult, e oggi considerata un vero e proprio pilastro del genere.
Fonte: Collider
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