di
Monica Guerzoni
Il consigliere del Quirinale accusato da FdI di aver ordito un piano contro Giorgia Meloni: «Ho l’impressione di essere stato utilizzato»
Dalle parole e dai pensieri degli ex colleghi dem di Francesco Saverio Garofani alla Camera dei deputati, vien fuori il ritratto di un uomo taciturno, schivo, riservato, rigoroso, moderato, prudente, a tratti persino ermetico. Un’immagine che a dir poco stride con quella dipinta da Maurizio Belpietro sulla Verità di ieri, nell’articolo di prima pagina intitolato «L’attacco del Quirinale per fermare la Meloni».
Romano, una moglie e due gemelli di 16 anni, il consigliere di Sergio Mattarella e segretario del Consiglio Supremo di Difesa risponde al Corriere alle sei della sera: «Sono molto amareggiato, per me e per i miei familiari. Ma quel che soprattutto fa male è l’impressione di essere stato utilizzato per attaccare il presidente». Mattarella lo ha rassicurato subito: «È stato affettuosissimo, mi ha detto “stai sereno, non te la prendere”». Ma è cosa ardua, per uno convinto di «aver dimostrato con i fatti l’assoluto rispetto per le istituzioni, in tutti i ruoli che ho ricoperto».
A sinistra c’è chi pensa che avrebbe potuto essere più cauto, evitando di ricamare in un luogo pubblico sulle strategie che il centrosinistra dovrebbe adottare per battere Meloni. E lui spiega: «Era una chiacchierata in libertà tra amici». E se Belpietro gli attribuisce la speranza di un «provvidenziale scossone» per fermare la salita della premier al Colle, il consigliere è convinto di «non aver mai fatto dichiarazioni fuori posto, mai esibizioni di protagonismo». Rivela di aver «letto e riletto Belpietro, senza capire in cosa consisterebbe il complotto». E assicura che la sua «bussola» è la lealtà: «Da quando il presidente mi ha fatto l’onore di chiamarmi a collaborare con lui, sono stato sempre convintamente al suo servizio, al servizio dell’istituzione».
APPROFONDISCI CON IL PODCAST
Tessera di partito? «Non faccio politica dal 2018, non sono più iscritto da quando sono uscito dal Parlamento». Perché ha citato Ernesto Maria Ruffini? «È un amico, lo stimo». E David Sassoli? «Ne ho parlato con grande nostalgia e rimpianto soprattutto umano, per il rapporto fraterno che avevamo». Garofani è un cattolico democratico, romanista sfegatato, appassionato di saggi e di gialli cresciuto nel movimento giovanile della Dc. Laureato in Lettere e Filosofia e giornalista professionista dal 1990, ha iniziato alla Discussione, poi è approdato al Popolo, che ha diretto dal 1995 al 2003 e dove il suo destino si è incrociato con quello di Mattarella (che del quotidiano era direttore politico), iniziato quando il presidente era vicesegretario della Dc. Se nei gruppi giovanili della Dc era un Franceschini boy, in Parlamento arriva nel 2006 con la Margherita di Francesco Rutelli. Dal 2015 al 2018 ha presieduto la commissione Difesa della Camera e ancora va fiero dell’«apprezzamento che credo di aver ricevuto da tutti i gruppi, anche di opposizione». Ma è passata un’era geologica.
Vai a tutte le notizie di Roma
Iscriviti alla newsletter di Corriere Roma
19 novembre 2025 ( modifica il 19 novembre 2025 | 07:50)
© RIPRODUZIONE RISERVATA