La stagione influenzale accelera il suo passo in Italia. Dall’inizio del monitoraggio, i casi stimati hanno già superato 1,7 milioni, con 435.000 nuovi contatti solo nell’ultima settimana. Un lieve aumento rispetto ai sette giorni precedenti, che conferma una curva in costante ascesa. I dati arrivano dal rapporto RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità.

Quando è previsto il picco di influenza

A spiegare le dinamiche della diffusione è Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano e direttore scientifico dell’Osservatorio Virusrespiratori:

Difficile prevedere il picco. Le condizioni meteo incidono, in particolare l’abbassamento repentino della temperatura e l’aumento dell’umidità. I rapporti sociali intensi durante le festività di fine anno e poi la ripresa delle scuole possono essere le condizioni per il raggiungimento del picco della stagione.

Il confronto con lo scorso anno risulta complesso perché è stata modificata la metodologia di registrazione dei casi: il sistema di sorveglianza, infatti, ha aggiornato le proprie definizioni.

Non si monitorano più le sindromi simil-influenzali (Ili), ma le infezioni respiratorie acute (Ari). Per quanto riguarda il Covid, i casi risultano inferiori rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, così come i ricoveri, che interessano soprattutto gli over 65.

A destare maggiore preoccupazione, invece, è la situazione negli Stati Uniti, in particolare per quanto riguarda l’influenza aviaria.

Chi sono i più colpiti dall’influenza nel 2025

I bambini tra 0 e 4 anni restano i più colpiti, con un’incidenza di circa 23 casi ogni 1.000 assistiti. Su scala nazionale, il tasso complessivo è salito a 7,64 casi per mille. L’intensità dell’epidemia è ancora definita bassa, ma il nuovo metodo di calcolo introdotto quest’anno rende difficili i confronti con le stagioni precedenti.

In questo scenario di crescente circolazione virale, l’Istituto Superiore di Sanità ha ribadito le proprie raccomandazioni, sottolineando la necessità di proteggere le fasce più fragili.

La vaccinazione è fortemente consigliata:

  • agli anziani, più esposti a complicazioni;
  • ai bambini, che presentano alti livelli di contagio e contribuiscono alla diffusione;
  • ai pazienti con patologie croniche, per i quali l’influenza può aggravare condizioni già esistenti.

Fondamentali rimangono anche la vaccinazione anti-Covid quando indicata e le norme igieniche di base, come il frequente lavaggio delle mani e la limitazione dei contatti in caso di sintomi. La partecipazione attiva dei cittadini nell’adottare comportamenti responsabili è cruciale per affrontare l’ondata virale e contenere il più possibile gli impatti sulla salute pubblica.

Allarme dagli Usa: primo caso umano di influenza aviaria H5N5

Oltreoceano, intanto, gli epidemiologi tengono d’occhio un nuovo sviluppo: è stato registrato il primo caso umano di influenza aviaria da ceppo H5N5. Il paziente è un residente dello Stato di Washington, e si tratta del primo contagio umano negli Stati Uniti da febbraio scorso. Le autorità sanitarie hanno confermato che è la prima volta che questo specifico ceppo viene identificato nell’uomo.

Dopo 9 mesi senza infezioni umane, il caso di Washington riaccende i riflettori sul virus. Dal 2022, negli Usa circola prevalentemente il ceppo H5N1, responsabile di vaste epidemie tra il pollame e, più di recente, nei bovini da latte.

Tra il 2024 e l’inizio del 2025, si erano registrati 70 contagi nel Paese, con un solo decesso legato all’infezione in Louisiana. Il virus si diffonde attraverso saliva, muco, feci e latte di animali infetti. Le autorità sottolineano che al momento non esiste evidenza di trasmissione da persona a persona. È in corso il monitoraggio dei contatti stretti del paziente, ma finora non sono stati individuati altri casi.