di
Pierpaolo Lio

Erano in cinque, alcuni sono compagni di scuola: hanno massacrato un 22enne per 50 euro. A Monza vivono in una zona residenziale, uno è figlio di un bancario. Solo i due maggiorenni hanno piccoli precedenti. La vittima, a oltre un mese dall’aggressione, è ancora ricoverata

«Fra, torna a casa, sei troppo marcio. Lo dico per il tuo bene». Sono quasi le 3 di un lungo sabato sera, quello del 12 ottobre. Fuori dal «Play club», locale tra la movida di corso Como e i grattacieli di Porta Nuova, il gruppo ha individuato il suo obiettivo. Sono in cinque. Hanno tra i 17 (in tre) e i 18 anni (due), sono tutti di Monza. Il ragazzo è solo e non è lucido. Si avvicinano. Una scusa banale. «Hai soldi da cambiare? Perché ho 20 euro interi e devo fare benzina». La vittima — uno studente bocconiano di 22 anni — estrae una banconota da 50 euro. Uno dei 17enni gliela strappa di mano. E quando il gruppo s’allontana, il 22enne li insegue. È l’inizio dell’aggressione brutale.

Una telecamera riprende in lontananza tre di loro accanirsi sull’universitario. Calci e pugni, anche mentre è ormai rovinato sull’asfalto. Poi, s’avvicina il 18enne Alessandro C.. Ha una giacca e un casco bianchi. E un coltello a serramanico. Estrae la lama. E la affonda due volte sul ragazzo a terra. Nel gluteo e nel fianco sinistro. All’arrivo dei soccorritori, la vittima ha un polmone collassato, una lesione spinale, e ha perso tantissimo sangue. È in pericolo di vita. Trasportato d’urgenza all’ospedale Fatebenefratelli, i medici lo operano più volte. Gli fanno diverse trasfusioni. A oltre un mese da quella notte, la vittima è fuori pericolo, ma ancora ricoverata. Le ferite gli hanno causato danni alla gamba sinistra che potrebbero essere permanenti e non recuperabili. 



















































«Ho solo alcuni flash riguardo a qualche ora prima di essere entrato in discoteca. Credo di aver cenato con la mia famiglia», sono gli unici ricordi del 22enne. Le indagini degli investigatori del commissariato Garibaldi Venezia iniziano quindi dalle testimonianze di un paio di ragazze. Hanno visto il gruppo con la vittima: «Mi davano l’impressione di importunarlo». Poi, «si sarebbero spinti più volte». Ma escono tutti di scena, infilandosi sotto i portici di un hotel di via Rosales, lì vicino. «Ho sentito a un tratto un forte tonfo», ricordano. Quando si avvicinano trovano lo studente accasciato, sanguinante, mentre i cinque sono già spariti. Sono le tante telecamere in zona, allora, a ricostruire l’aggressione in ogni dettaglio. E a permettere di riconoscere il gruppo. Oltre a C., l’altro 18enne, l’italo egiziano Ahmed A., a fare un po’ da palo. E i minorenni. Sono G.M., M.M., E.Z., tutti e tre italiani, che prima delle coltellate si sono accaniti tempestando di colpi il 22enne.

Sono amici. Ragazzi di Monza. Quartiere Triante, case e palazzine residenziali. Vengono da famiglie descritte come «normali». Padre bancario, uno; agente di commercio, un altro. Alcuni frequentano la stessa scuola. I più grandi hanno piccoli precedenti di polizia. All’arrivo degli agenti, i genitori sono sconcertati. Qualcuno abbozza una difesa del figlio. Gli inquirenti recuperano i vestiti indossati quella notte. E il coltello. Sui cellulari, nonostante il tentativo di cancellarle, ci sono le chat sull’aggressione. In questura vengono captate frasi che dimostrano «il loro pieno coinvolgimento». Ieri, su disposizione del gip di Milano e di quello per i minori, sono stati arrestati per tentato omicidio pluriaggravato e rapina pluriaggravata.


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19 novembre 2025 ( modifica il 19 novembre 2025 | 17:58)