Ci ha lasciato nel giorno del suo compleanno Pino Mainieri. Lascia alla città di Paola un’eredità non solo artistica ma anche e soprattutto di valori. Aveva 75 anni ed era sempre stato un sognatore, un uomo di quelli che guardano gli occhi delle persone come se ci vedessero dentro secoli di vita. Capiva subito la gente che aveva difronte così come l’avesse già conosciuta in una dimensione parallela. Credeva nella reincarnazione ossia che dopo la morte l’anima o la coscienza non scompaia ma rinasca in un nuovo corpo. L’antropologo Mauro Minervino lo ha descritto come un pittore dell’anima e della mente. “Un pittore prezioso. Davanti alle sue opere si resta sempre interrogati e stupefatti, riportati a uno stato remoto della visione come davanti al mistero atemporale che si cela in un’icona sacra. Mainieri è un pittore sciamano; il suo pennello è intento in una tecnica finissima e coltivata da una profondità religiosa e sapienziale. La sua pittura si nutre di visioni, e le sue visioni hanno la potenza ulteriore degli archetipi dell’inconscio e il fascino iniziatico della divinazione. Vi si manifesta il dono dell’imperscrutabilità e del disvelamento che si avvicina all’inviolabilità del sacro. Ogni oggetto e immagine è segno di un rintocco enigmatico, coglie lo sdoppiamento e di una metamorfosi incipiente. Il particolare diventa architettura, l’architettura diventa corpo, il corpo femminile si fa frutto, nutrimento, paesaggio, il paesaggio si trasforma in idea, in una spirale di rimandi infiniti. Una lontananza rarefatta che, pur partendo da elementi di realtà e da costrutti spesso umili e modesti, si fa non di rado inquietante e abissale, inseguendo i segni di una metamorfosi rendendoli docili alla rabdomanzia pittorica del suo pennello e del suo stile visionario e oniroide. Chi osserva le sue composizioni ha il privilegio di entrare in contatto con il mistero celato negli oggetti e nei corpi”.