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È ancora buio quando tra il 18 e il 19 novembre le forze russe sferrano un violento attacco aereo a Leopoli, Ivano-Frankivsk e Ternopil, le tre regioni ucraine pericolosamente vicine alla Polonia. Quasi 500 droni e 48 missili volano sui tetti della città, si abbattono sui civili. Alcuni morti mentre ancora dormivano. A Ternopil due edifici finiscono nel mirino di un raid russo: uno di 104 appartamenti, l’altro 51. Sono nove le vittime. Poi dieci, dodici, sedici, venti. Venticinque. Un bilancio che il Ministero dell’Interno aggiorna tragicamente di ora in ora. Tre bambini sono morti, altri quindici versano in condizioni gravissime. È l’ultimo conteggio disponibile. E si spera che resti tale. Ma alcuni potrebbero essere ancora sotto le macerie del palazzo. Ad essere colpite anche alcune centrali elettriche, oltre a basi militari e industriali.  


APPROFONDIMENTI

L’inferno a Ternopil

L’inferno che si abbatte sulla città viene ripreso e condiviso sui social.

Da X, Tiktok, Instagram, arrivano le immagini dei servizi di emergenza ucraini che provano a salvare quante più vite possibile. E ancora, il fumo proveniente dalle case incendiate si mescola al sole che sorge. Immagini di donne, anziani, bambini, che barcollando vengono trasportati dai vigili del fuoco. Esplosioni, boati, il fischio dei missili ipersonici poco prima di abbattersi sulla città, il calore del fuoco che brucia edifici, case, e auto. La puzza di bruciato in una fredda notte dell’Est.

«I missili russi che stanotte hanno colpito un edificio residenziale a Ternopil hanno ucciso civili nel sonno. Ancora una volta, la guerra criminale di Putin prende di mira case e famiglie, non obiettivi militari. Per l’Italia e per l’Europa la priorità deve essere fermare questa spirale di morte con un sostegno chiaro e senza ambiguità a Kiev. I calcoli di bottega e i tentennamenti interessati non sono più tollerabili». Lo scrive su X la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno. 

Ucraina e Polonia pronte a collaborare

Intanto, la Polonia ha chiuso gli aeroporti di Rzeszow e Lublino mentre i raid colpivano le vicine Leopoli e Ternopil. Varsavia ha fatto anche decollare aerei polacchi e alleati per salvaguardare il proprio spazio aereo. Anche la Romania fa decollare i suoi jet per una nuova incursione di droni di Mosca, a comunicarlo è il ministero della Difesa di Bucarest. Nel frattempo, anche l’ultimo brandello di diplomazia viene strappato: la Polonia chiude il consolato russo di Danzica, ultimo rimasto nel Paese, in risposta al sabotaggio ferroviario di ieri sulla linea Varsavia-Lublino. Ad annunciarlo è il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che in un post su X ha reso noto di aver avuto un colloquio telefonico con il primo ministro polacco, Donald Tusk.

Il capo del governo di Varsavia ha condiviso «dettagli forniti dalle sue forze dell’ordine e dai suoi servizi segreti riguardo ai recenti atti di sabotaggio sulla ferrovia polacca», ha affermato Zelensky, sottolineando che «tali azioni sovversive vengono rivolte contro l’Ucraina quotidianamente, anche sulla ferrovia. In Ukrzaliznytsia (le Ferrovie ucraine) abbiamo messo in atto misure adeguate per contrastare tali sabotaggi».

«L’Ucraina – ha aggiunto Zelensky – è pronta a collaborare con la Polonia a vari livelli e a condividere tutte le informazioni. Abbiamo concordato di istituire un gruppo ucraino-polacco che lavorerà per prevenire situazioni simili da parte russa in futuro».


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