Meglio di un robot, il maggiordomo umano. Gestiva aspetti pratici e frustranti della vita quotidiana, offrendo supporto emotivo e comfort. Un sogno. Non dovrebbe perciò meravigliare il successo planetario del quadro “Il maggiordomo cantante“: l’originale battuto all’asta nel 2004 per un milione di euro, oggi la stampa d’arte più venduta del Regno Unito. Per la verità, sono stati venduti tre milioni di poster e stampe dei quadri dell’autore, entrato nelle case di mezzo mondo benché pochissimi ne conoscessero il nome. Un artista scozzese da poco scomparso. Snobbato dalla critica, amato dalle persone comuni.
A Milano, il Museo della Permanente gli dedica da oggi al 25 gennaio un’imponente retrospettiva: “La personale di Jack Vettriano”, curata da Francesca Bogliolo. Che insiste su “bellezza e mistero” da decifrare nelle sue opere. Facile, per noi stanchi di degrado e sporcizia, anche morale, quindi attratti da cose che sembrano sparite: eleganza, romanticismo, erotismo raffinato, lui li ha evocati con realismo quasi fotografico. Vedi la famosa coppia che danza su una battigia, protetta dagli ombrelli di una cameriera e un maggiordomo che canta (per asserzione di Vettriano) ‘’Fly me to the moon’’ di Frank Sinatra. Misteriosamente, tutti hanno il volto nascosto.
Ottanta opere, suddivise in sezioni cui titoli sono ripresi dal jazz che l’artista ascoltava dipingendo: “Body and Soul”, “Dream”, “Dance me to the end of love”, titolo anche dell’opera con tre coppie danzanti sulla spiaggia (passato, presente e futuro), ispirato dalla canzone sul persistere dell’amore che Leonard Cohen scrisse ispirato dalla storia di un quartetto d’archi costretto a suonare nei campi di sterminio nazisti.
Anna Mangiarotti