di Federico Pistone

Tra poco uscirà un nuovo album, il 116°. Segreti, rimorsi e telegrammi finiti nel cestino

Saranno ancora Dilettevoli eccedenze, ovvero i lati B e le canzoni (di altri) che avrebbero meritato più fortuna. Il prossimo album di Mina, il 116° ma è difficile tenere il conto, farà risplendere di nuova luce quei «deliziosi avanzi» come li definisce il figlio-produttore Massimiliano Pani. Bisognerà pazientare fino a novembre, a un anno di distanza dall’ultimo album di inediti, Gassa d’amante, per riascoltare quella voce eterna che «col tempo sembra perfino migliorare», dice Pani, cose che capitano a leggende come Nina Simone, Aretha Franklin o Mahalia Jackson. Sarà un disco, come sempre, di altissima musica leggera, con un meglio dei jazzisti italiani a farle da corona.

Mina ascolta 3 mila provini all’anno, canta meglio di sempre. «E' lei quella più avanti»

Nei suoi primi ottantacinque anni di vita e nei quasi settanta di una carriera ancora spalancata si porta dietro solo un rimpianto. Che non è quello di avere declinato l’invito di Frank Sinatra a esibirsi con lui al Madison Square Garden — ufficialmente per la fifa di volare, in realtà per l’umiltà di riconoscere che in Italia è la numero uno, «in America ce ne sono cinquemila come me» — ma di avere rifiutato la parte di Kay Adams, la moglie di Michael Corleone (Al Pacino), offerta per Il padrino da Francis Ford Coppola, costretto così a “ripiegare” su Diane Keaton.



















































Mina ascolta 3 mila provini all’anno, canta meglio di sempre. «E' lei quella più avanti»

Allora, nel 1972, Mina Mazzini — «che non è diminutivo di Anna Maria, come scrivono tutti», precisa il figlio Massimiliano Pani, «ma è proprio Mina all’anagrafe», nata da Giacomo detto Mino e da Regina detta Gina, da qui la crasi — è già una vedette amata a ogni latitudine, geografica e sociale, regina incontrastata delle classifiche di dischi e della televisione, impeccabile conduttrice di show da prima serata («la scenografia? La eliminavo, bastava lei, riempiva tutto», dirà il regista Antonello Falqui) con i grandi, da Sordi a Mastroianni, da Gassman a Totò («da quella voce escono grandi palcoscenici, pianto e risate» è il suo sunto di Mina) a fare carte false pur di essere «un uomo per lei». Cavallo sicuro e implacabile anche dei Caroselli, come oggi Sinner: detesta la birra («preferisco lo champagne») ma convince gli italiani a sorseggiarla, fa impennare le vendite di qualsiasi prodotto, comprese la cedrata dai colori fluorescenti e la famosa pasta che accarezza sensualmente alla fine di ogni canzone.

Amata sì e anche odiata, funziona così quando sei una leggenda troppo giovane, troppo brava, troppo longeva, troppo alta e troppo libera e hai il coraggio di innamorarti e generare un figlio, è il 1963, da un attore famoso, con il dettaglio che lui, il re degli sceneggiati Corrado Pani, è già sposato. Non importa se la sua storia è finita, il divorzio non c’è ancora: Mina la «fedifraga» si ritrova intrappolata sulla copertina di Epoca con in braccio il bebè e la scritta vigliacca: «Che cosa avrà da sorridere?». La più grande cantante e conduttrice italiana è costretta a pagare l’amore con un lungo esilio dalle scene, in un’inquisizione a cui si aggregano perfino gli intellettuali di punta, che vogliono intervistare quella ragazzina impertinente per «bastonarla» (in fondo è «un prodotto della borghesia», la liquida Pasolini) per poi arrendersi all’evidenza di una delle donne più ardite, colte, ironiche e rivoluzionarie della storia recente italiana.
«È molto bella, ha una voce fantastica e grande coraggio», riassume la poetessa Alda Merini, «con una personalità grandiosa», aggiunge Claudio Abbado. Ancora oggi, dal suo eremo luganese, sforna un disco all’anno senza andare mai “fuori tempo” come direbbe Jannacci.

Mina ascolta 3 mila provini all’anno, canta meglio di sempre. «E' lei quella più avanti»

L’eccezionalità di Mina non è solo quella di avere venduto 150 milioni di album, piazzato 80 album e oltre sessanta singoli in hit parade con 24 primi posti, di avere «la più bella voce bianca dell’epoca», come l’ha definita Louis Armstrong, «divina» secondo Liza Minnelli, «la sola che vorrei avere se non avessi la mia» per Sarah Vaughan, «un inimitabile dono della natura» per Celine Dion, mentre talenti agli antipodi come Pavarotti e Achille Lauro hanno avanzato senza successo il desiderio di gorgheggiare con lei. C’è altro.
Da quarant’anni non fa più tv, serate o promozioni ed è l’unica artista al mondo che da 65 anni staziona ai vertici delle classifiche di vendite.
«Lei non canta solo», dice Massimiliano Pani. «Ha una cultura musicale immensa, dalla lirica al jazz, dalla bossanova alle canzoni napoletane, divora tutto e si appassiona di tutto, ancora oggi. Da sempre è il miglior direttore artistico in circolazione».

Mina ascolta 3 mila provini all’anno, canta meglio di sempre. «E' lei quella più avanti»

I suoi ascoltatori oggi viaggiano a un’età media tra i 25 e i 35 anni, secondo le stime di Spotify dove le canzoni di Mina sono sempre tra le più scaricate, ragazzi che non l’hanno mai vista e che probabilmente nemmeno conoscono Una zebra a pois, Città vuota o Se telefonando. «È vero, ancora oggi resta un punto di riferimento per le nuove generazioni. Quando Blanco è venuto a proporle una collaborazione, gli chiesi come mai si rivolgesse proprio a mia mamma. E lui, diciannovenne, rispose: perché lei è avanti. Ogni anno mia madre ascolta più di tremila provini che le vengono inviati da artisti celebri o sconosciuti, non importa. Lei ascolta tutto. Ma non bada all’importanza del mittente, quello che conta per lei è solo la canzone».

Mina ascolta 3 mila provini all’anno, canta meglio di sempre. «E' lei quella più avanti»

Pani oggi ha 62 anni ed è produttore e arrangiatore, responsabile della PDU fondata dalla stessa Mina con il nonno. È figlio di due artisti memorabili e decisamente fuori schema, eppure ha sviluppato una professionalità rigorosamente svizzera. «È stato un confronto impossibile con dei fuoriclasse. Mio padre era un grande attore di teatro dal carattere fortissimo, Mina… era Mina: una battaglia persa. Questo mi ha regalato però tranquillità e la voglia di svolgere il mio lavoro nel modo migliore possibile». Dilettevoli eccedenze ne sarà l’ennesima prova. «Stiamo lavorando con protagonisti del jazz come Danilo Rea, Alfredo Golino, Massimo Moriconi, Ugo Bongianni, Luca Meneghello, Gabriele Comeglio. Alla fine però sarà proprio lei a scegliere le tracce che finiranno sul disco. Il suo forte è che non ha un genere, li ha tutti. E queste cover sorprenderanno ancora una volta gli ascoltatori».

Non è proprio una novità: i repêchage di Mina sono memorabili, sempre più brillanti e di successo rispetto ai brani originali, con puntuali mugugni dei colleghi “usurpati”. A Sanremo va solo due volte, nel 1960 e nel 1961, con la promessa, mantenuta, di non farsi più vedere su quel palco salvo poi dilettarsi a scegliere i brani della manifestazione canora che le piacciono di più per dargli nuova vita e trasformarli in successi eterni. Per esempio E se domani, del 1964, sarebbe rimasta una canzone sconosciuta con le interpretazioni sanremesi di Fausto Cigliano e Gene Pitney (eliminati alla prima serata) ma è diventata un culto nella sensuale interpretazione di Mina che «sottolinea il se».

Mina ascolta 3 mila provini all’anno, canta meglio di sempre. «E' lei quella più avanti»

Del resto, è lei ad accendere le carriere di grandi della musica italiana, come Gino Paoli (Il cielo in una stanza, 1960), Luigi Tenco (Se stasera sono qui, 1968) e Fabrizio De André (La canzone di Marinella, 1968), che confesserà: «Mina ha truccato le carte del mio destino, avevo già scritto una ventina di canzoni in 7-8 anni e, senza quella sua esibizione e i proventi che mi arrivarono dalla Siae, avrei completato gli studi e sarei diventato un pessimo avvocato. Alla fine è stato un bene per i miei potenziali assistiti. La sua voce è un miracolo».

Anche questo nuovo disco rispetterà tradizione e lungimiranza tecnologica, sarà disponibile su supporto digitale ma anche fisico, in vinile e Cd, contenuto in una confezione che sembra un 45 giri vintage e con più spazio per libretti e materiale di accompagnamento.

Mina ha sempre precorso i tempi, lanciando mode senza confini di generazione. «La sua personalità è stata la mia fonte di ispirazione», rivelerà Gianni Versace ma lo sarà anche per altri illustri stilisti fino alla capsule collection di Balenciaga nel 2024. Vent’anni prima di Madonna e trenta prima di Lady Gaga, Mina ha infranto tutti gli stereotipi, gioca con la sua immagine diventando di volta in volta una culturista, una donna barbuta, un’aliena, una papera, un manichino senza occhi o la polena di una nave. Nel 1976 si inventa due album in uno, Singolare e Plurale, il primo tradizionale con brani inediti, il secondo strabiliante esperimento su classici quasi intoccabili come Moonlight Serenade di Glen Miller, Moon Indigo di Duke Ellington, My Love e Michelle dei Beatles. Per l’occasione la PDU acquista un poderoso registratore a 16 piste che lei occupa tutte con la sua voce, diventano una sorta di orchestra umana dal sapore dodecafonico. Il risultato è stupefacente: Paul McCartney le invia un telegramma ringraziandola perché, assicura, sono le più belle versioni mai ascoltate delle sue canzoni. Mina legge quel messaggio, esclama: «Che carino!». E butta il telegramma nel cestino.

Oggi Mina Mazzini è una serena e dinamica donna di 85 anni — li ha compiuti il 25 marzo contornata da figli, nipoti e amici — che vive una leggendaria normalità nella sua dimora di Lugano insieme al marito cardiologo, cremonese come lei, Eugenio Quaini. Trascorre il tempo ad ascoltare musica senza demarcazioni di genere, a escogitare nuove canzoni ma anche nuovi piatti, da antica ispirazione di nonna Regina, che annota scrupolosamente su quaderni in progress intitolati Le ricette di casa nostra, con la rivelazione della figlia Benedetta: «Mia madre? Una cantante mediocre rispetto alla cuoca che è». Specialità della casa: risotto allo zafferano, pollo alla cacciatora, arrosto, pesce e dolci, soprattutto dolci, con una torta sempre pronta da offrire agli ospiti. L’ennesima dilettevole eccedenza.

1 agosto 2025 ( modifica il 1 agosto 2025 | 16:48)