L’arrivo del nuovo allenatore ha creato nell’ambiente viola nuove speranze, ma non bisogna mettere troppe aspettative sulla gara contro la Juve

La Curva Fiesole ha ragione: basta vietare le coreografie. Mi unisco alla protesta del cuore pulsante della tifoseria viola perché togliendo le manifestazioni di colore, le bandiere e gli striscioni dagli stadi non si combatte la violenza, si perde solo molto del gusto e del sapore di questo sport, fatto anche di contrapposizioni, di ironie, di sfottò e di tutta una serie di manifestazioni coloristiche che lo rendono unico. Andare allo stadio senza coreografie, striscioni e bandiere è come mangiare una minestra senza sale. Il sale serve anche nel calcio, ovviamente e senza discussioni di sorta, quando il tutto resta nell’alveo della civiltà e della legalità. Tutto nasce dalla coreografia dell’anno scorso quando “Juve Merda” sorprese anche la Questura che aveva autorizzato un altro tipo di slogan. L’irritazione della Digos la capisco, si è sentita tradita, gli accordi vanno rispettati e quel “Juve Merda” era piaciuto poco anche a me. Di cattivo gusto, banale per una città della bellezza come Firenze, la Fiesole ci ha sempre abituati a straordinarie coreografie ricche di estro, di inventiva e ironia. Qualcosa di speciale. Quella, invece, è una roba che lascerei ad altri, non a caso gli juventini urlano “merda” alle rimesse del portiere avversario di turno, un’altra cosa bruttissima. Deprecabile, da maleducati e basta. Detto questo, se la Fiesole ha sbagliato in quell’occasione, non penso sia giusta una punizione a vita. Se una volta hai sbagliato, paghi per sempre? Che legge è? Mi sembra esagerato e ingiusto. E’ già successo nella semifinale di Conference dell’anno scorso, forse si poteva chiuderla lì. Sapete come la penso, ho sempre condannato tutte le forme di inciviltà di qualsiasi tifoseria, senza se e senza ma. Gli stadi devono tornare ad essere un posto per tutti, per non parlare poi della violenza che per fortuna oggi sembra un avversario più battibile. Però, diciamolo: non è vietando le coreografie che si rendono gli stadi più civili. Anzi, diventa un modo per alimentare le tensioni e non ce n’è bisogno. Spero quindi che si arrivi a un chiarimento, che la Fiesole si impegni a rispettare fino in fondo gli accordi sulle coreografie approvate dalla Questura e si riprenda la corretta collaborazione che ha un unico scopo: far diventare una partita di calcio una festa colorata del tifo. Tanto più che la sfida con la Juve non è e non sarà mai una partita qualsiasi.

Alla ricerca di un nuovo equilibrio—  

Questa volta non lo è a maggior ragione per l’ultimo posto in classifica della Fiorentina che ha dell’incredibile. Credo che storicamente non sia mai successo che la Juve abbia affrontato una Viola ultima. Ovviamente ci auguriamo che il lavoro di Vanoli abbia saputo toccare subito le corde giuste sotto tutti gli aspetti, caratteriale, tecnico-tattico e atletico, ma non dimentichiamo che il nuovo allenatore è al Viola Park da meno di quindici giorni e molti giocatori li ha visti per pochi allenamenti. Sento dire che tre punti sono obbligatori, che la Juve va battuta altrimenti è Serie B, che la Fiorentina deve scendere in campo trasformata. Sono giuste speranze, è ovvio che si pensi a un’inversione di tendenza immediata e il pericolo retrocessione fa paura, ma mettere troppe aspettative su questa gara potrebbe essere dannoso. La Fiorentina sa che adesso deve salvarsi, speriamo almeno lo abbia capito. Ma lo deve fare ritrovando equilibrio, serenità, autostima e la consapevolezza del suo reale valore tecnico. Mettere troppa pressione, caricare l’ambiente e i giocatori, pretendere una risposta immediata e totale, potrebbe diventare pericolosamente controproducente. La prima cosa da chiedere è ritrovare l’equilibrio e la serenità mentale liberandosi dei pesi e delle paure. Dei fantasmi. Altrimenti il primo tiro in porta dell’avversario rischia di innescare i meccanismi pericolosi che abbiamo visto nelle prime undici giornate. Non parto con l’idea che questa partita debba essere vinta a tutti i costi, fra l’altro contro un avversario più forte. Ovviamente a vincere ci deve provare con tutta la determinazione possibile, ma la prima cosa da auspicare è una Fiorentina diversa, più squadra, più coesa, più consapevole. Vorrebbe dire che c’è stata un’inversione di tendenza, che il cambio dell’allenatore è servito e la squadra è pronta a guadagnarsi la salvezza nelle restanti 26 partite che resteranno dopo quella di sabato.