I cibi ultra-processati sono legati a danni in tutti i principali organi. A rivelarlo sono una serie di studi pubblicati su The Lancet e citati dal Guardian, secondo cui gli alimenti ultra-processati (AUP) sarebbero associati a un aumento del rischio di diverse patologie, tra cui obesità, malattie cardiache, diabete di tipo 2 e depressione. Degli AUP fanno parte i cibi precotti, la carne in scatola, le patatine in sacchetto, bevande gassate e molti altri snack. Come riporta il Guardian, l’incremento del consumo di AUP, che rappresentano una “minaccia fondamentale per la salute globale”, è “incentivato dalle aziende” che utilizzano “strategie aggressive” per “impedire la regolamentazione” e “stimolare i consumatori”.
I rischi di una dieta ricca di cibi ultra-processati
Gloi alimenti ultra-processati comprendono i cibi prodotti a livello industriale, spesso utilizzando “aromi, emulsionanti e coloranti artificiali”. Tra questi, ci sono anche le bibite analcoliche e gli snack confezionati: in generale, si tratta di alimenti che tendono a essere “estremamente appetibili, ma ricchi di calorie e poveri di nutrienti”.
Secondo gli esperti, le diete ricche di alimenti ultra-processati spesso derivano da un’alimentazione eccessiva e una scarsa qualità nutrizionale. “Gli alimenti ultra-processati danneggiano tutti i principali organi e sistemi del corpo umano”, dichiara Carlos Monteiro, professore di nutrizione per la salute pubblica all’Università di San Paolo, citato dal Guardian. “Le prove suggeriscono fortemente che gli esseri umani non sono biologicamente adatti a consumarli”, aggiunge. Un consumo eccessivo di questi alimenti sarebbe infatti associati a una o più malattie croniche.
I cibi-ultraprocessati
Il crescente consumo di alimenti ultra-processati “sta rimodellando le diete in tutto il mondo, sostituendo alimenti e pasti freschi e minimamente trasformati”, rimarca Monteiro. E questo cambiamento nella dieta della popolazione “è alimentato da potenti multinazionali che generano enormi profitti dando priorità ai prodotti ultra-processati, sostenuti da un’intensa attività di marketing e di lobbying politico per bloccare politiche di salute pubblica efficaci a sostegno di un’alimentazione sana”, sottolinea ancora il professore dell’Università di San Paolo.
Possibili soluzioni
Il coautore degli studi e professore all’Università della Carolina del Nord, Barry Popkin, ha lanciato un appello: “Chiediamo di includere gli ingredienti che indicano la presenza di AUP nelle etichette delle confezioni, insieme a grassi saturi, zucchero e sale eccessivi, per prevenire sostituzioni di ingredienti non salutari e consentire una regolamentazione più efficace”. Gli autori hanno anche proposto “restrizioni di marketing più severe, in particolare per le pubblicità rivolte ai bambini, il divieto di alimenti ultra-processati nei luoghi pubblici, come scuole e ospedali, e l’imposizione di limiti alla vendite di AUP nei supermercati.

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