di
Massimo M. Veronese
Ninna Quario, campionessa di slalom della Valanga Rosa: «Entro fine mese metterà gli sci ci proverà per Milano-Cortina. In passato ho sbagliato a dire certe cose su Sofia Goggia»
Il piglio è lo stesso di quando attaccava le piste. Maria Rosa Quario detta Ninna, ex campionessa di sci, giornalista, si racconta nel libro «Due vite, lo slalom parallelo con mia figlia Federica Brignone», viaggio sentimentale di coppia con la numero uno italiana dello sci, tra sangue, sudore e lacrime. A partire dalla fine, l’infortunio horror della figlia, sette mesi fa.
Aprile di quest’anno, Val di Fassa, seconda manche dei campionati italiani di slalom gigante. Cominciamo da qui.
«Ero sulla seggiovia di Plan della Gabba, stavo andando a sciare per godermi le ultime discese della stagione. Seguo la gara di Fede su una app della federazione internazionale, dice che non è arrivata al traguardo, pazienza penso, sarà uscita, capita. Ma la gara non riprende e la cosa non mi piace. Chiamo mio figlio Davide e non mi risponde. Ora sono preoccupata. Quando mi chiama mi gela: mamma, Fede si è fatta male, molto male».
Il viaggio angosciato verso l’ospedale. E poi?
«I medici mi dicono che Fede ha la gamba staccata dal corpo e che rischia seriamente di perderla. Ho visto solo una volta le immagini della sua caduta. Orribile, non le guardo più».
Come va adesso Federica?
«Dopo sette mesi ha di nuovo la gamba, con i suoi muscoli, il ginocchio. Cammina e per me è già tantissimo. Ora bisogna capire se è tornata anche come sciatrice».
A Milano-Cortina ci sarà?
«Ha ripreso ad allenarsi da qualche giorno, fin qui ha fatto solo riabilitazione, ed entro la fine del mese tornerà sulla neve. Il punto è tutto lì: se si sentirà bene come prima sugli sci ci sarà».
Lei cosa si augura?
«Come mamma che smetta. Ha vinto tutto, va bene anche se la chiude qui. Si è distrutta una gamba, il ginocchio le è esploso, sarebbe già fantastico vederla tornare in gara e basta».
Nella copertina è scritto: «Lo slalom tra me e mia figlia». A parità di età chi vince tra voi due?
«Federica è nettamente più forte di me. Fino a quando aveva 13 anni la battevo, ma quando mi sconfisse per la prima volta mi incazzai. Anche perché suo padre aveva taroccato i miei sci… A Gardenissima anni fa mi ha dato venti secondi di distacco».
Il padre ha sempre creduto in lei.
«Ai suoi amici diceva: Federica è forte, ha un talento. E loro: ma che cosa credi, di avere in casa? La nuova Compagnoni?».
Quando gareggiava lei la chiamavano Ninna la terribile.
«Al mio primo slalom pur di arrivare prima saltai tutti i paletti. Un giorno mamma mi vede sciare e chiede a quello di fianco: chi è quel piccolo razzo sulla pista? Avevo cinque anni».
La sua più grande soddisfazione sportiva?
«La prima vittoria allo Stelvio nelle World Series. Avevo 17 anni e a fine stagione mi ritrovai in testa alle classifiche mondiali dello slalom. Lì iniziò anche l’era della Valanga Rosa».
La delusione più cocente.
«Ai Mondiali del 1982 a Schladming per la tensione ho buttato la gara della vita. Da prima nella prima manche mi ritrovai quinta. Quel giorno piansi tutte le lacrime del mondo».
Chi era la sua rivale nella Valanga Rosa?
«Claudia Giordani l’ho sempre e solo ammirata. La mia rivale era Daniela Zini più di Paola Magoni anche perché non ci pigliavamo neanche fuori pista».
È vero che suo marito tifava per la sua rivale?
«La prima volta che parlai con Daniele disse di avermi visto a Limone Piemonte in Coppa del Mondo: era lì con amici per tifare la Zini. Pensai: peggio di così non potevi cominciare…».
Rimpianti per quello che poteva essere e non è stato?
«Per nove anni sono stata tra le migliori slalomiste del mondo e penso che una medaglia me la sarei meritata. Ma è andata come è andata, ormai ci ho fatto pace».
Il dolore più grande.
«Leo David era mio amico da quando eravamo bambini e per un breve periodo anche qualcosa di più. Scoprii dalla tv che era in fin di vita dopo una caduta a Lake Placid. Se ne andò dopo sei anni di coma. Andai a trovarlo all’ospedale di Novara, mi dissero che forse poteva sentirmi. Gli dissi: ciao Leo, sono la Ninna, ti ricordi di me? Gli scese una lacrima sul viso immobile. Tornai a casa sconvolta, piansi tutta la notte. Leo mi manca tanto».
Tre anni fa una sua frase a Radio Capital scatenò un putiferio con Sofia Goggia. Disse: se uno si rompe una gamba non vince un argento olimpico dopo 23 giorni. Lo ridirebbe?
«Risposi da giornalista abituata a porsi delle domande, non da mamma della rivale della Goggia e forse sbagliai a farlo. Fui trattata da madre invidiosa ma io non volevo mettere in discussione il risultato ma la gravità reale dell’infortunio. Dopo una frattura con lesione del crociato, come veniva descritta, nemmeno Robocop tre settimane dopo vince l’argento olimpico in discesa. Dirlo fu considerata una bestemmia».
Fu travolta dalle critiche.
«Scrissero che ero come quei genitori che aggrediscono gli arbitri alle partite dei figli. Sui social leggevo tre commenti poi chiudevo il pc. L’insulto più tenero era: ingoiati un topo vivo e stai zitta. Ma ci sono cose che mi hanno ferito di più».
Cioè?
«Moltissimi hanno vomitato su Federica gli insulti e l’odio riservati a me: ah ecco, scrivevano, stronza la madre, stronza la figlia; da un melo non nasce un pero; rosicona la mamma, rosicona la figlia. E sorvolo sul resto».
Per questo ha deciso di chiudere con il giornalismo.
«Anche. Prima di tutto perché volevo proteggere mia figlia. Poi perché in questo gioco al massacro nessun collega ha avuto per me una parola pubblica di vicinanza. Non mi andava più quindi di lavorare con colleghi rimasti muti davanti a quel linciaggio»
Sette Coppe del Mondo di cui due generali, 3 medaglie olimpiche e 5 mondiali, è l’italiana dello sci più vincente di sempre. Federica è stata snobbata rispetto al suo valore?
«Ha fatto la storia dello sci e dello sport italiano, non solo è una fuoriclasse, anche se c’è chi ha detto il contrario, ma un’atleta dall’incredibile longevità. Forse è stata sottovalutata in passato perché non si spende mediaticamente, ma ora è molto amata non solo per i risultati ma per la ragazza sorridente, umile e pulita che è. Nella gioia e nel dolore».
20 novembre 2025
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