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Dopo lunghe trattative, Turchia e Australia hanno raggiunto un insolito accordo per ospitare la COP31, la conferenza sul clima che l’anno prossimo farà seguito a quella attualmente in corso a Belém in Brasile. L’evento sarà ospitato dalla Turchia, ma la presidenza della conferenza non sarà affidata come al solito al paese ospitante e spetterà all’Australia. Il compromesso ha consentito di superare uno stallo nelle trattative che proseguiva da giorni e che stava diventando causa di imbarazzo nelle fasi finali della conferenza di Belém, ma ha scontentato molti piccoli stati dell’area del Pacifico.
Le conferenze sul clima, che si svolgono annualmente in un paese diverso, sono il più importante evento politico per discutere del cambiamento climatico e delle regole da adottare per mitigarne gli effetti e tenere sotto controllo il riscaldamento globale. Le delegazioni di quasi tutti i paesi del mondo lavorano per due settimane su questi argomenti, occupandosi anche di concordare la sede per la conferenza successiva votando tra i paesi che si sono candidati a ospitarla. Di solito i candidati meno forti rinunciano e si arriva alla votazione con un solo paese, che raccoglie facilmente il consenso necessario dall’assemblea, ma quest’anno sia la Turchia sia l’Australia sembravano intenzionate a non cedere.
L’Australia aveva iniziato a promuovere la propria candidatura alcuni anni fa, sotto la spinta del Partito laburista, che aveva iniziato a fare campagna nel 2021, prima ancora di vincere le elezioni politiche nel paese. L’idea era di organizzare la prima COP nell’area del Pacifico e di coinvolgere i molti stati insulari come Papua Nuova Guinea e Tuvalu, che devono già fare i conti con gli effetti del cambiamento climatico. Negli ultimi tempi la Turchia aveva però segnalato il proprio interesse a ospitare la COP31 dell’anno prossimo, raccogliendo il sostegno di buona parte dei paesi europei.
La questione era seguita con una certa apprensione alla conferenza di Belém. La mancanza di una soluzione sarebbe stata motivo d’imbarazzo per la COP e, come previsto dalle regole, avrebbe reso necessaria l’organizzazione della conferenza a Bonn, in Germania, dove ha sede la principale organizzazione sul clima delle Nazioni Unite. Il governo tedesco aveva però segnalato di non essere interessato in questa fase, soprattutto per le difficoltà logistiche di ospitare le delegazioni da centinaia di paesi e la fiera dell’economia verde che accompagna ogni COP.
Mercoledì, dopo alcune consultazioni, il governo dell’Australia ha infine annunciato di rinunciare a ospitare la COP31, ma di avere raggiunto un accordo con la Turchia. La conferenza si terrà nella città costiera di Adalia, nel sudovest del paese, ma la presidenza sarà affidata a Chris Bowen, il ministro del Clima dell’Australia, seguendo quindi una formula inedita per questo tipo di conferenze.
La notizia non è piaciuta ai rappresentanti degli stati insulari nel Pacifico, che confidavano in una COP australiana per avere più possibilità per mettere in risalto le loro richieste, legate soprattutto allo stanziamento di fondi per affrontare gli effetti del cambiamento climatico. Il ministro degli Esteri di Papua Nuova Guinea, Justin Tkatchenko, ha detto: «Siamo tutti scontenti e delusi dal fatto che sia finita in questo modo. […] La conferenza sul clima in questi anni non ha portato a nulla. È solo una fiera di chiacchiere e non riconduce alle loro responsabilità i grandi inquinatori».
Bowen ha risposto alle critiche annunciando che prima della COP31 si potrà tenere un evento in uno degli stati insulari del Pacifico, sempre collegato alla conferenza sul clima, ma per ora è solamente una proposta. Il governo australiano confida comunque che grazie all’accordo la Turchia possa gestire la parte logistica della conferenza e della fiera annessa, lasciando la guida delle trattative all’Australia.
L’accordo tra i due paesi per la COP31 sarà votato dalle delegazioni a Belém entro la fine dei lavori della conferenza e non ci si aspettano sorprese dalla votazione, ora che è stato trovato un compromesso.