Quando si parla di cicloturismo, spesso si immagina ancora una nicchia: un modo alternativo, un po’ di frontiera, di fare vacanza. Eppure, se ascoltiamo chi da quindici anni accompagna persone di ogni provenienza a scoprire territori pedalando, emerge una lettura diversa.
È il caso di Carlo Cascione, fondatore di Salento Bici Tour, intervistato da Paolo Pinzuti nel podcast From Bike to Business: secondo lui, il cicloturismo potrebbe essere destinato a crescere fino a diventare lo standard per il turismo del futuro.
Il viaggio in bici come “normalità”
Per Cascione il punto è semplice: la bicicletta non è il centro dell’esperienza, è solo il mezzo. Ciò che conta davvero è il viaggio, le persone, i territori, le storie che si intrecciano lungo la strada. Per questo immagina un futuro in cui non useremo più la parola cicloturismo, perché il turismo stesso verrà naturalmente assorbito dalla bici. Molti viaggi che oggi definiamo così saranno semplicemente vacanze: vacanze fatte spostandosi in bicicletta, così come oggi ci si sposta in auto.
Questa evoluzione è già iniziata. Tour enogastronomici, culturali, linguistici (come l’esperienza “Learning Italian by Bicycle” che unisce pedalate e lezioni d’italiano) mostrano come la bicicletta stia diventando il punto di partenza per pensare a esperienze diverse e coinvolgenti. La bicicletta diventerà semplicemente la forma più logica, piacevole e sostenibile per muoversi da un’esperienza all’altra.
Senza rete non c’è futuro
Come Cascione ripete con chiarezza, “il perno sono le persone”. Non solo i clienti, ma anche e soprattutto chi lavora nel settore: in poche parole, il cicloturismo cresce quando chi opera sul territorio si riconosce parte di un ecosistema. Fare rete significa condividere informazioni, esperienze, soluzioni; collaborare con chi offre servizi diversi ma complementari; smettere di pensarsi come concorrenti e iniziare a pensarsi come alleati.
In Italia, però, fare rete non è scontato. È un limite culturale che rischia di frenare una delle opportunità più promettenti per innovare il turismo nazionale.

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Il grande assente: le istituzioni
Nonostante il boom degli ultimi anni, il cicloturismo italiano si è sviluppato quasi totalmente senza politiche pubbliche. Mentre Spagna, Belgio, Germania e Paesi Bassi lavorano da decenni su reti ciclabili, greenways e strategie nazionali di mobilità attiva, in Italia la crescita è stata trainata da privati e associazioni.
Non servono mega-progetti, basterebbe che chi decide le politiche conoscesse davvero la bicicletta. Un amministratore che pedala vede problemi e opportunità che altrimenti restano invisibili. Senza una visione condivisa, però, il rischio è quello di rimanere una meta molto ambita, ma incapace di strutturare un’offerta all’altezza della domanda internazionale.
Proprio per colmare questo gap, la Fiera del Cicloturismo a Padova rappresenta un’occasione unica: dal 27 al 29 marzo destinazioni, produttori di bici e operatori potranno incontrarsi nella giornata dedicata al mondo B2B, mentre il pubblico avrà due giorni per scoprire le novità e capire come si sta costruendo la rete che può fare la differenza nel settore.
L’ispirazione per la prossima vacanza
27-29 MARZO 2026
FIERA DEL CICLOTURISMO