di
Orsola Riva

A questa tornata si è iscritto l’87 per cento delle matricole. Il 10 dicembre, secondo appello. La ministra Bernini: «E’ il vostro momento». Sondaggio Skuola.net: molti studenti continuano a fare ricorso anche a lezioni private

E’ il momento della verità per quasi 55 mila iscritti al cosiddetto «semestre aperto» di Medicina o, come più correttamente viene definito nel testo della riforma Bernini: «semestre filtro». L’addio al quizzone non ha segnato, infatti, la fine del numero chiuso. Solo che da quest’anno il test di accesso si è spostato un po’ più avanti e, invece di prepararsi da soli o con l’aiuto di costosi allenatori privati, tutti gli aspiranti medici hanno potuto seguire i corsi propedeutici di Chimica, Fisica e Biologia predisposti dalle varie università.  

Le lezioni sono iniziate il primo settembre e hanno avuto nella maggior parte dei casi una modalità mista: in presenza per chi trovava posto in aula, a distanza per tutti gli altri. Le università, del resto, non hanno abbastanza docenti né spazi sufficientemente capienti per accogliere tutti. Chi abita fuori città, dal canto suo, spesso si è autoscluso: impensabile trasferirsi senza avere la certezza di poter proseguire gli studi; impossibile trovare un alloggio per un tempo così breve. E adesso, a una settimana dalla fine delle lezioni, scatta l’ora X. Alle 11 di giovedì 20 novembre in contemporanea in tutta Italia verranno aperte le buste con le domande d‘esame. Tre le prove –  una per ciascuna materia – della durata di 45 minuti ciascuna. Si parte con Chimica, segue Fisica, ultima Biologia.  Stava al singolo studente decidere, in base alla propria preparazione, se sostenerle tutte o rinviare uno o più esami al secondo (e ultimo appello) del 10 dicembre, ma la partecipazione a questa prima tornata è stata molto alta: 87 per cento in media per tutte e tre le prove. La ministra Anna Maria Bernini ha voluto rivolgere un in bocca a lupo agli studenti: «E’ il vostro momento – ha detto -. Ora i protagonisti siete voi. E’ il primo passo dentro professioni che richiedono coraggio, studio, testa e cuore. E voi avete già dimostrato di averli». Ma diverse associazioni universitarie sono sul piede di guerra contro il semestre filtro che, a loro giudizio, «nuoce gravemente alla solute (così era scritto nello striscione esibito stamattina dall’Udu davanti al ministero). Secondo il sindacato degli universitari «il nuovo sistema prometteva ampliamento, ma nella realtà porterà all’esclusione di sette candidati su dieci, dopo mesi di frequenze obbligatorie e procedure diverse da ateneo ad ateneo».  Immediata la replica della ministra sui social: «Non sarà la solita minoranza rumorosa a disturbare l’esame di 55 mila ragazze e ragazzi che da mesi studiano con serietà e impegno per questo appuntamento – ha scritto Bernini su X -. Questa è una protesta tutta politica».



















































I posti a disposizione per quest’anno sono 24 mila, tremila in più dell’anno scorso. Ma se si tolgono quelli destinati alle università private, che per il momento viaggiano per conto loro col vecchio sistema del test d’accesso, sono 19 mila. Il che vuol dire che alla fine passerà poco più di un candidato su treI risultati si sapranno il 3 dicembre: da quel momento ognuno avrà 48 ore per decidere se accettare il voto o rifiutarlo e ritentare la sorte a dicembre. I risultati del secondo giro si sapranno il 23 dicembre.  

Ognuna delle tre prove si compone di 31 domande, a risposta multipla o a completamento. Ogni risposta esatta vale un punto. Chi lascia in bianco prende zero, mentre chi sbaglia prende -0,1. Una differenza minima che spingerà la maggior parte dei candidati a tentare comunque la sorte. Inizialmente il punteggio per ogni risposta sbagliata era più penalizzante (-0,25), ma poi il ministero ha deciso altrimenti.  Il voto minimo per superare ciascuna prova è pari a 18/30, il voto massimo (visto che le domande sono 31) è trenta e lode. I punteggi con numeri decimali verranno arrotondati per difetto o per eccesso. Ad esempio: chi totalizza 19,4 punti prende 19, chi invece ne totalizza 19,5 prende 20. E  siccome dalla somma dei tre voti dipende la posizione in graduatoria di ciascun candidato e quindi la possibilità di proseguire o meno gli studi, è più che possibile che  insorgano delle contestazioni. Chi non verrà ammesso a Medicina potrà sempre optare per uno dei «corsi affini» che ha obbligatoriamente opzionato all’atto di iscrizione al semestre filtro: da Biotecnologie a Farmacia, da Zoologia ad alcune Professioni Sanitarie (non l’ambitissima Fisioterapia, che ha già fin troppi iscritti; semmai Infermeria). E magari riprovarci l’anno prossimo (ci si può iscrivere al semestre aperto per tre volte). In alternativa, potrà iscriversi in ritardo a qualunque altro corso di Laurea, da Lettere a Giurispurdenza, rinunciando però ai crediti già ottenuti (6 per ogni materia, 18 in tutto). 

Il nuovo semestre aperto a Medicina ha suscitato, soprattutto durante il dibattito parlamentare, parecchie perplessità da parte delle associazioni di categoria e anche del mondo accademico, preoccupato dalla mancanza di infrastrutture adeguate ad accogliere tutti. Una volta approvata la legge, però, gli atenei si sono dati da fare per far partire i corsi come meglio potevano, per lo più in modalità mista, in alcuni casi solo online. Ma è chiaro che una cosa è la frequenza in presenza, altra è quella a distanza, spesso nemmeno in sincrono. Il rischio, ventilato da più parti, è quello di uno scadimento generale nella preparazione degli studenti, oltre che di una disparità di trattamento fra chi ha potuto entrare in aula e chi no. Secondo un sondaggio condotto da Skuola.net alla vigilia del primo appello su un campione di 500 studenti iscritti al semestre filtro, il 64 per cento giudica negativamente il nuovo modello di selezione. Molti poi confessano di essere comunque ricorsi a dei corsi privati per integrare la propria preparazione. Con relativo esborso: in media 460 euro a testa. 

20 novembre 2025 ( modifica il 20 novembre 2025 | 14:36)