Non hanno praticato il parto cesareo e il ritardo è stato causa di complicazioni e ricoveri. È per negligenza e imperizia dei medici di un ospedale Agrigentino (non viene specificato quale ndr) che i genitori del bambino, nato otto anni fa, hanno citato, dinanzi al tribunale di Agrigento, l’Asp. Chiedono il risarcimento dei danni subiti a causa della presunta errata gestione del pre partum.
La donna, giunta alla trentottesima settimana di gravidanza, si è recata al pronto soccorso per la rottura prematura del sacco amniotico. Era il 27 dicembre del 2017. “Nonostante lo stato di salute della donna e una potenziale sofferenza fetale – viene ricostruito negli atti – i medici non praticavano il parto cesareo”.
Nel febbraio del 2023, i genitori del bimbo – che avevano già inoltrato istanza di risarcimento danni nel 2021 – hanno chiesto al tribunale la nomina di un consulente tecnico d’ufficio per accertare i profili di responsabilità della ritenuta errata condotta dei sanitari, per procedere alla quantificazione dei danni e tentare una conciliazione. Per l’Asp, che ha esaminato la documentazione, non sono emersi profili di responsabilità a carico dei sanitari. A metà dello scorso giugno, poi, i genitori del bimbo hanno citato, dinanzi al tribunale, l’azienda sanitaria provinciale affinché venga condannata al pagamento dei danni patrimoniali e non. L’udienza è stata fissata per il 23 settembre.
L’Asp ha deciso di costituirsi in giudizio per sostenere la correttezza dell’operato dei medici, chiedendo il rigetto delle pretese.
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