di
Antonella Baccaro
Avviata un’indagine su chi avrebbe rivelato i movimenti dei membri ai giornalisti della trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci
Dimissioni al Garante della Privacy. Ma a lasciare non è il collegio, finito nel mirino di Report, bensì il segretario generale Angelo Fanizza. Il comunicato dell’Autorità, diramato stasera, non dà spiegazioni ma quello che s’intuisce è che potrebbe essere ricaduta sul dirigente la responsabilità di un’indagine interna troppo invasiva sui dipendenti, esperita dopo l’inchiesta di Report per cercare eventuali “talpe”.
Ma riavvolgiamo il nastro. La notizia di un’assemblea dei lavoratori del Garante della Privacy che all’unanimità avrebbe sfiduciato l’intero collegio guidato da Pasquale Stanzione, comincia a circolare oggi in tarda mattinata, lanciata dal sito di Wired. A riprenderla, sostenendo la richiesta di dimissioni, Dario Carotenuto, membro M5S in commissione di Vigilanza Rai e Elisabetta Piccolotti per Alleanza Verdi Sinistra. Ma anche Sigfrido Ranucci, il conduttore di Report, che è stato multato dal Garante per aver diffuso una telefonata tra l’ex ministro Gennaro Sangiuliano e la moglie e che, all’attività del Collegio, ha dedicato tre puntate di fuoco.
Tuttavia, man mano che le ore passano, dell’ammutinamento di piazza Venezia si fatica a saperne di più. Tra i sindacati, che pure hanno preso l’iniziativa, pare Fisac Cgil e Uilca, c’è chi si tira indietro circa ulteriori spiegazioni perché “la questione è troppo delicata”. E chi parla, ma a mezza bocca, ricostruendo una vicenda in effetti intricata.
Questo il sunto di fonte sindacale: già ieri ci sarebbe stata un’assemblea del personale dell’Autorità, circa 200 dipendenti, che avrebbe discusso soprattutto del mandato di cui il Collegio avrebbe investito il segretario generale Angelo Fanizza (nominato lo scorso mese): indagare sulla fuga di notizie che ha alimentato le puntate di Report. Chiamata al voto sulla richiesta di dimissioni del collegio, l’assemblea si sarebbe spaccata. Si sarebbe così deciso di chiedere un confronto con i membri del Garante, una richiesta che oggi sarebbe stata accettata da Stanzione che, in un primo momento, avrebbe preferito incontrare i dipendenti senza i sindacati. Ma alla fine anche questi sono stati ammessi. E qui la versione si fa molto delicata, perché dal botta e risposta sarebbe emerso che in effetti un’indagine interna sarebbe stata avviata e che riguarderebbe anche un controllo della corrispondenza dei dipendenti che risalirebbe indietro fino al 2001.
La circostanza sarebbe apparsa così inaccettabile da provocare una sollevazione e un nuovo voto dell’assemblea, convinta a quel punto all’unanimità a chiedere le dimissioni dei quattro membri del collegio. Per ore la versione non ha trovato conferma da parte del Garante fino al comunicato serale in cui sono state annunciate le dimissioni. Ma quelle del segretario generale Fanizza. Ma in serata è arrivata una nota con cui «il Collegio del Garante per la protezione dei dati personali afferma la propria totale estraneità alla comunicazione a firma dell’ex Segretario Generale – alla quale, peraltro, non è mai stato dato seguito – riguardante una richiesta di dati dei dipendenti relativi all’uso dei sistemi informatici.
Il Garante ricorda che come da suo costante orientamento giurisprudenziale l’accesso da parte del datore di lavoro a taluni dati personali dei dipendenti relativi all’utilizzo dei sistemi informatici può costituire violazione della privacy».
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20 novembre 2025 ( modifica il 20 novembre 2025 | 20:50)
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