Arriveranno dal Sudafrica – e in particolare dalla Obp Vaccines di Pretoria – i vaccini che saranno somministrati nei prossimi 60 giorni ai 18 mila bovini valdostani e a quelli piemontesi presenti negli alpeggi della Valle. L’obiettivo è di accelerare per far fronte all’emergenza sanitaria legata alla diffusione della dermatite nodulare contagiosa che in Savoia e in Alta Savoia sta dilagando, portata dal morso di mosche, zanzare e zecche. In attesa dell’arrivo della spedizione, l’assessorato regionale alla Sanità e l’Usl della Valle d’Aosta stanno organizzando le «delicate operazioni per il ritiro presso l’aeroporto di Milano Malpensa e il trasporto con mezzi adeguati del vaccino che verrà stoccato al dipartimento di Prevenzione dell’Usl» spiegano Regione e azienda sanitaria.

Il Piano vaccinale lunedì in giunta

Mentre si attende che il corriere arrivi, sarà discussa nella seduta di lunedì della giunta regionale la delibera che approva il Piano di vaccinazione ufficiale obbligatorio a contrasto della malattia, che demanda all’Usl «l’attivazione di un protocollo operativo per vaccinare, nel minor tempo possibile, l’intero patrimonio bovino regionale e tutti i capi bovini appartenenti ad altre regioni o Stati membri che per motivi di alpeggio sono presenti sul territorio regionale». Come già annunciato, la somministrazione dei vaccini sarà fatta da 15 squadre miste composte da veterinari dell’Usl e dell’Anaborava, l’associazione che tiene l’albo genealogico della razza bovina valdostana.

Negli alpeggi sui fuoristrada della Forestale o in elicottero

Alle operazioni di vaccinazione collaboreranno a supporto logistico il Corpo forestale della Valle d’Aosta, l’Arev e l’Institut Agricole Régional. La protezione civile si è resa disponibile a mettere a disposizione l’elicottero, «qualora necessario, per il trasporto delle gabbie di contenimento, acquistate dall’Usl, per agevolare la vaccinazione dei manzi in alpeggio». L’assessore regionale alla Sanità, Carlo Marzi, spiega che «proseguono le attività tra istituzioni, sanità pubblica veterinaria e mondo degli allevatori per garantire un’azione tempestiva ed efficace, capace di fronteggiare situazioni impreviste e realizzare man mano le fasi di lavoro programmate, sempre nella priorità assoluta condivisa col ministero della Salute di tutelare la salute e la specificità del patrimonio zootecnico regionale».

I dati per convincere scettici e no-vax

La Regione ha anche diffuso tra gli allevatori, con l’obiettivo di avere «una migliore e uniforme informazione», un vademecum dell’Usl con indicazioni «estratte da letteratura scientifica, che sgombrano il campo da eventuali dubbi sugli effetti collaterali conseguenti alla vaccinazione, considerati estremamente rari». Il documento spiega che «si stima che meno dello 0,015 per cento dei capi vaccinati (circa 1 su 6.500) possa manifestare reazioni avverse, peraltro generalmente lievi e transitorie». Tra i sintomi che mucche, vitelli e tori potrebbero presentare ci sono «febbre passeggera, gonfiore nella sede di iniezione, che tende a regredire spontaneamente nel giro di pochi giorni» oltre a una possibile «temporanea riduzione dell’appetito e della produzione lattea».