Abbiamo ereditato un patrimonio, giorni fa. Siamo stati beneficiati da un tesoro inatteso, il lascito di due anziane parenti che avevamo quasi dimenticato. Se non, certo, per qualche aneddoto tramandato nelle ricorrenze, allegri episodi di gioventù. Alice ed Ellen Kessler, come tutti sappiamo, hanno deciso di togliersi la vita insieme, a 89 anni. Non avrebbero potuto sopravvivere una alla morte dell’altra, lo avevano detto molto tempo fa, hanno preso la loro decisione.

Quello che si fa via via più chiaro nei giorni è che la loro eredità è destinata a ciascuno di noi. In primo luogo a chi, per decenni, le ha inchiodate al Dadaunpa chiedendo loro fino allo sfinimento di ripetere un balletto in cui muovevano le loro quattro gambe all’unisono.

Gambe lunghissime, questo erano: quattro gambe, Le Gambe. Ma invece, vedete. Oltre alle gambe, al di sopra diciamo, c’erano fegati, cuori, teste e anime, c’erano due persone rigorosissime, dotate di multiformi talenti, acute, determinate, fiere, sensibili e segnate da grandi dolori.

Qualcuno, a parte chi le ha amate e frequentate, qualcuno degli spettatori da casa, dei lettori di rotocalchi ha mai pensato a queste due donne non come alle “gemelle”, allo spettacolo dato dalle loro coreografie? Pochi, e loro lo sapevano benissimo.

Quando hanno deciso di smettere di fare quello che gli altri si aspettavano da loro, un balletto, si sono ritirate. Quando si sono stancate delle domande sulle gambe (e sugli amori, chi stava con chi) hanno cessato di parlare.

Intanto hanno preso le loro decisioni. Quella capitale, di grandissima libertà e autodeterminazione, che richiede un notevole coraggio e questo sì è uno spettacolo: il coraggio all’unisono.

Tutti i loro beni sono andati a Medici senza frontiere, Unicef e altri enti di beneficenza che si occupano soprattutto di bambini, e loro di figli non ne avevano avuti. Ci hanno lasciato in dono una lezione silenziosa: meglio fare e non dire, che dire e non fare. Niente è come sembra. Facciamone buon uso.