Roma, 20 novembre 2025 – In un mese e mezzo ha perso un terzo del suo valore. La terra promessa dei redimenti finanziari, il Bitcoin, che ha fatto ricchi milioni di speculatori nel mondo, ora sembra allontanarsi e la criptovaluta ha lasciato sul terreno il 30% ed è ragionevole, cifre alla mano, parlare di ‘crollo’.
Chi ci perde
Partiamo dai numeri. Il Bitcoin è sceso sotto i 90mila dollari, per la prima volta da aprile. Il 6 ottobre toccava il suo massimo di sempre poco sopra 125mila dollari, il 19 novembre ne vale (arrotondiamo) il 28% in meno e oggi viaggia intorno ai 90mila dollari. È tornato ai livelli di inizio anno, praticamente azzerando i guadagni che lo avevano portato al record e alle prime pagine anche dei giornali non finanziari. Per cui chi ha comprato un Bitcoin a inizio 2025, non ci ha guadagnato nulla ma chi è entrato ai primi di ottobre, ci sta rimettendo il 30% dei soldi investiti.
I motivi del crollo
Quali le ragioni del crollo. Da una parte si può invocare la sempre presente “presa di profitto”. Il Bitcoin a inizio 2024 valeva intorno ai 43mila dollari e 19 mesi dopo sfondava quota 125mila: chi ha comprato nei momenti giusti, si è arricchito parecchio e potrebbe aver deciso di prendere i profitti. A essi si somma il calo del dollaro e si aggiunge un ulteriore -10%, in quella valuta che ha tenuto a battesimo il primo ETF sulla principale moneta digitale: fondi quotati, che consentono al grande pubblico di investire in un asset, in questo caso il Bitcoin, in maniera indiretta, essendo gli ETF fondi che replicano le performance di altri indici o titoli azionari o beni come ad esempio l’oro, il petrolio o, appunto, il Bitcoin.
Uno dei possibili indiziati di questo momento nero del Bitcoin è l’attuale cambio di aspettative sui tassi, ma a questo elemento se ne aggiungono degli altri che sommati vanno a spiegare meglio il crash in atto.
La Fed non abbassa i tassi, fuga dai bitcoin
Gran parte del rally di quest’anno del bitcoin era sostenuto dall’idea che la Federal Reserve avrebbe tagliato con decisione i tassi. Le ultime dichiarazioni di esponenti Fed hanno ridotto la probabilità di un taglio a dicembre e di conseguenza gli asset a maggior rischio hanno perso appeal. Se i tassi restano elevati diminuisce l’interesse verso asset ad alta volatilità. Il risultato è stato una fuga di posizioni speculative. E molti funzionari della Fed sono inclini a non effettuare un ulteriore taglio dei tassi a dicembre, come emerge dal verbale della riunione di ieri: una mossa che sicuramente farebbe infuriare il presidente Donald Trump, che spinge per tassi più bassi. Poi si stanno intensificando i riscatti dagli Etf bitcoin, che nella sola giornata di giovedì 13 novembre hanno toccato un totale di 870 milioni di dollari. Il mercato statunitense degli Etf Bitcoin ha registrato nel complesso flussi netti in uscita per un totale di 1,11 miliardi nella settimana conclusa venerdì 14 novembre.
Le prospettive
Anche i grandi “clienti” stanno tirando i remi in barca e secondo la società di ricerca crypto Glassnode, i possessori di bitcoin a lungo termine hanno accelerato le prese di profitto. Questi possessori di bitcoin a lungo termine hanno venduto 815.000 bitcoin negli ultimi 30 giorni, un livello record da gennaio 2024, secondo CryptoQuant. Ad avviso di Citi il calo di Bitcoin appare più legato al calo della liquidità nel sistema finanziario statunitense piuttosto che alle aspettative sui tassi di interesse. Il Bitcoin è infatti particolarmente sensibile ai cambiamenti di liquidità e i market maker e molte grandi entità di trading hanno ridotto l’assunzione di rischio. Ma, secondo Citi, “le condizioni di liquidità dovrebbero migliorare in futuro, il che dovrebbe supportare bitcoin, e potrebbe anche riportare in carreggiata il rally di Natale” e questo fa sì che, secondo la banca d’affari, il target di prezzo a 12 mesi è a quota 181.000 dollari per il Bitcoin: che a questi prezzi sarebbe da comprare.
Timori per nuovo ‘crytpo winter’
In realtà, tra gli operatori prende piede il timore dell’avvio di un nuovo ‘crypto winter’, vale a dire un periodo prolungato di forte debolezza nel mercato delle criptovalute, caratterizzato da crolli dei prezzi, scarsa liquidità e sfiducia degli investitori. I crypto winter del passato sono durati tra i 12 e i 24 mesi, con una media di circa 18 mesi. Si tratta di cicli molto più rapidi rispetto ai bear market azionari tradizionali, ma più violenti, con crolli anche superiori all’80% rispetto ai picchi di periodo. Tradotto: per i piccoli risparmiatori il Bitcoin oggi scotta e i rischi sull’asset sono davvero tanti. La strada per un pieno recupero dei valori appare legata a doppio filo alle strategie globali di politica monetaria, all’evoluzione della fiducia negli strumenti digitali e alla capacità del sistema di affrontare nuove sfide in termini di sicurezza e affidabilità. Del resto, non solo gli asset digitali hanno risentito della nuova fase di incertezza: anche oro, argento, platino e rame hanno registrato ribassi, riflettendo la crescente attrazione degli investitori verso strumenti ritenuti più sicuri in questa fase, come i titoli di Stato americani.