Casabianca a Como è una storia d’amore: quella di una famiglia per l’arte degli ultimi 50 anni

Ha ridefinito il concetto di alta ospitalità con Passalacqua, albergo di charme che dal Lago di Como si è lanciato alla conquista del mondo (oggi è al quarto posto nella classifica dei 50 Best Hotel of the World). Prima ancora, con il Grand Hotel Tremezzo ha declinato l’allegria, il glamour e la bellezza iconica della Dolce Vita in chiave lariana, generando un interesse virale sui social. Non è troppo azzardato, pertanto, affermare che la famiglia De Santis – autrice di entrambi i suddetti progetti – sia in parte responsabile della crescente ossessione collettiva, e di conseguenza turistica, verso lo specchio d’acqua celebrato dal Manzoni e, mutatis mutandis, dai paparazzi sulle tracce di George Clooney.

Ma se tutti conoscevano il gusto avventuroso e la verve imprenditoriale di questo solido nucleo familiare comasco, in pochi ne avevano potuto apprezzare la duratura passione per l’arte contemporanea. Non fino a oggi, almeno. Ed ecco la notizia: Paolo, Antonella e Valentina De Santis hanno deciso di dare a questa passione privata uno sviluppo pubblico. Anzi, una casa. Casabianca, a Como. Una villa del 1930 affacciata sul lungolago, dove collocare ed esporre la loro collezione, una delle più importanti d’Italia, composta da circa 50 pezzi di nomi italiani e internazionali tra cui Paolini, Kounellis, Zorio,  Pistoletto, Vedova, Kiefer, Abramovich, Kentridge e Kosuth, distribuiti su tre piani e dieci sale, più un’area accessibile gratuitamente. Al piano terra, infatti, si trova anche una zona bar in partnership con Cova.

Sul mobile anni 50 di Paolo Buffa una carta di Gilberto Zorio dedicata a Paolo e Antonella De Santis e una coppia di...

Sul mobile anni 50 di Paolo Buffa, una carta di Gilberto Zorio dedicata a Paolo e Antonella De Santis e una coppia di alabastri antichi di famiglia. Riflessa nello specchio, una testa scultura di Vanessa Beecroft. Tappeto su disegno di Gio Ponti.

CasabiancaUno spazio fruibile da tutti, che i collezionisti si sono regalati per il loro 70° compleanno.

Non si tratta, però, di uno spazio museale puramente contemplativo: niente etichette, nessun percorso obbligato e soprattutto nessun curatore. L’intero progetto è frutto del loro gusto, della loro storia e della loro visione. Di sicuro una mossa in controtendenza, quella dei De Santis, rispetto alla pratica oramai consolidata di portare l’arte all’interno degli hotel di lusso, quasi trasformandoli in gallerie private dove abitare per un po’, in stile vernissage. La motivazione di questa scelta, mi spiegano padre e figlia quando li raggiungo al telefono, è duplice. Da una parte c’era la voglia di lasciare alla propria città qualcosa che andasse oltre gli alberghi e che potesse essere fruibile da tutti; dall’altra, Paolo e Antonella volevano festeggiare i loro settant’anni facendosi un regalo speciale – e non a caso il compleanno di Antonella è coinciso con l’apertura ufficiale di Casabianca (l’11 novembre).

Perché questo nome un po’ altisonante? «Nulla a che fare con la White House», mi anticipa scherzosamente Paolo De Santis quando accenno alle possibili reazioni degli americani che visitano in gran numero il lago. «Questa era la residenza di una famiglia di industriali tessili comaschi, poi è diventata un ufficio, quindi uno showroom e, infine, la sede di una banca. Ma si è sempre chiamata così, anche per via del colore della facciata», continua. «Forse siamo noi italiani a rischiare l’overlapping linguistico», aggiunge la figlia Valentina che ricorda quando, da piccola, passava davanti all’edificio passeggiando lungo la riva del lago nel periodo natalizio, e restava puntualmente incantata dagli sferici, dorati addobbi: «Ogni inverno non vedevo l’ora che apparissero: per me era la cosa più bella che succedeva in città, durante le feste. E siccome nell’archivio abbiamo ritrovato delle foto storiche e alcune decorazioni originali, vorremmo riproporre quell’allestimento nel mese di dicembre».