Adesso che Donaldon de Donaldoni, il presidente degli Stati Uniti Trump, ha posato i suoi occhi con il simbolo del dollaro sul primo ministro saudita,principe Mohammed bin Salman, in visita alla Casa Bianca,  venuto in parte meno lo  stigma internazionale per il terribile omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, del quale Bin Salman era stato accusato, prima di essere più o meno scagionato da Trump qualche giorno fa a Washington, il momento è quanto mai propizio per tornare a fare affari con Riad, che forte delle sue relazioni privilegiate con il Tycoon, ha promesso di aumentare da 600 a mille miliardi di dollari gli investimenti negli Stati Uniti.

Le imprese italiane grandi e piccole, insomma, hanno grandi opportunità di business, visto che il Tycoon punta con decisione a fare leva sulle sue imprese immobiliari e turistiche per realizzare enormi  progetti in Arabia Saudita, e che il paese arabo ha piani di sviluppo e diversificazione della sua economia nei quali intende spendere circa 1600 miliardi di dollari fino al 2030 con il programma Vision 2030, che ha l’obiettivo di ridurre la dipendenza dal petrolio e di  creare una società più dinamica e inclusiva.

Il piatto è ricco: l’Arabia Saudita, con la sua economia, viaggia veloce. Il pil cresce al ritmo del 4%-5% l’anno da qualche tempo e promette di farlo ancora nei prossimi anni. Turismo, energia, infrastrutture, e salute sono i settori sui quali il governo saudita punta per la sua svolta Non Oil, e secondo un’analisi di Credembanca, «il paese offre potenzialità significative per le aziende italiane che cercano nuovi mercati dove posizionare prodotti ad alta qualità e tecnologia». 

I settori più interessanti e promettenti sono quelli dell’interior design, dei mobili di qualità e delle soluzioni personalizzate per ambienti di lusso, dell’illuminazione e dei serramenti, delle tecnologie per l’efficienza energetica, del riscaldamento, ventilazione e aria condizionata, delle attrezzature per hotel di lusso, spa e ristorazione gourmet

Ma la vera grande occasione per il Made in Italy sarà costituita dai cosiddetti Gigaproject, grandi piani per la realizzazione di nuovi centri urbani o infrastrutture. Riad è pronta a mettere in cantiere Neom, una città futuristica che prevede investimenti per 500 miliardi di dollari ed è destinata a diventare un hub per l’innovazione, la sostenibilità e la tecnologia. Poi ci sono Red Sea Project, un’iniziativa turistica che punta a portare l’Arabia Saudita tra le principali destinazioni mondiali del turismo di lusso, e Qiddiya, il progetto di parco tematico e di intrattenimento che si propone di attrarre milioni di turisti.

Per cogliere queste enormi opportunità di business, però, bisogna farsi trovare pronti: 

• Servono analisi delle opportunità di mercato e dei settori strategici in Arabia Saudita, per individuare le aree con maggiore potenziale di crescita, come oil & gas, infrastrutture, sanità, turismo e logistica, in base agli obiettivi stabiliti da Vision 2030. 

•  Bisogna ottenere la licenza di investimento dal Misa, ministero degli Investimenti. Le pmi italiane possono beneficiare della proprietà estera al 100% in molti settori, ma devono inserire personale saudita e pianificare adeguatamente uno sviluppo manageriale locale nei primi cinque anni. La pianificazione fiscale è fondamentale per garantire che i contratti di servizio e le operazioni transfrontaliere siano gestiti correttamente. 

• È fondamentale pianificare l’esecuzione dell’attività operativa, con la definizione di progressi misurabili, la gestione dei contratti, il controllo dei tempi di consegna e la gestione dei flussi finanziari. Bisogna garantire inoltre che i pagamenti e le transazioni siano sorvegliati correttamente. 

• Necessaria è anche la conformità tecnica dei prodotti . Le pmi italiane devono assicurarsi che i loro prodotti rispettino le normative locali, con certificazioni come il Pcoc (Product Certificate of Conformity) e Scoc (Saudi Conformity Certificate) tramite organismi notificati.