C’è un ricco pezzo di storia da rimarcare in relazione a Italia-Belgio, che domani varrà la semifinale di Coppa Davis 2025. Si parte da tempi lontani, molto lontani: quelli di tutti gli Anni ’50. E poi si prosegue per traiettorie che sono risultate diversamente storiche per i colori azzurri.
In particolare, l’inizio di questa vicenda si colloca nel 1950. A Bruxelles c’erano i quarti di finale del gruppo zonale europeo, dal momento che al tempo si giocava prima su base continentale e poi su base intercontinentale. L’Italia si presentava con Rolando del Bello, il fratello di Marcello (che ritroveremo più avanti), e Giovanni “Gianni” Cucelli, che era nato Kucel a Fiume e che dovette italianizzare il cognome in ossequio all’epoca (si era al tempo del fascismo). La guerra ha tolto a Cucelli gli anni migliori, i Del Bello stavano salendo, ma il Belgio aveva due ottime carte da giocare, due che in futuro sarebbero stati rispettivamente ai quarti e in semifinale al Roland Garros: Philippe Washer (vissuto fino ai 91 anni), che il suo quarto lo giocò nel 1957, e Jacques Brichant, che nel 1958 arrivò in semifinale con annesso scalpo di Neale Fraser.
1950, si diceva. Il confronto di quarti di finale fu di vibrante durezza anche se non si andò mai oltre il quarto set. Si decise tutto al quinto match, in cui Cucelli la spuntò su Brichant per 6-2 5-7 6-4 6-2. Nel 1952 stesso confronto, ma stavolta si trattava di una finale: per l’occasione fu risfoderata la bella coppia di doppio Marcello del Bello/Cucelli e fu inserito un Fausto Gardini ancora ventiduenne, ma già di grande livello, tant’è che l’anno dopo impegnò Jaroslav Drobny nei quarti al Roland Garros. Quella finale europea, giocata a Milano, fu infernale: quattro partite, quattro volte al quinto set. Brichant vinse il primo match, ma decisive furono le vittorie di Gardini e del doppio per il 3-1. Il quinto match, Rolando del Bello-Washer, fu interrotto sul 3-3 e mai ripreso. L’Italia si spinse poi fino alla finale Interzonale, dove solo gli USA di Vic Seixas e Tony Trabert la fermarono.
Il Belgio si rifece con gli interessi nell’anno successivo, un 1953 che stavolta vide il duello ormai tradizionale ripetersi in semifinale europea. Furono i belgi a rimontare dall’1-2, con Washer che sconfisse in tre set Beppe Merlo, futuro due volte semifinalista a Parigi, e Brichant che ne impiegò quattro con Gardini. Le due squadre ebbero poi a ritrovarsi nel 1957, e di nuovo in finale. Erano entrati Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola, l’uno in singolare e doppio, l’altro solo in doppio perché l’altro singolarista rimaneva Merlo e potevano esserci varie combinazioni. Anche in questo caso gli azzurri andarono avanti 2-1, ma subirono due brucianti sconfitte nell’ultimo giorno: prima Merlo e poi Pietrangeli persero un set di vantaggio contro Brichant e Washer rispettivamente, sempre perdendo il quarto per 7-5.
Il 1959 segnò il cambiamento totale della situazione. Pietrangeli e Sirola incontrarono i belgi stavolta a livello di secondo turno: la sola uscita di scena di Washer bastò, perché Jean-Pierre Froment non era minimamente in grado di avere quel livello. Fu 3-0 già dopo la seconda giornata, nell’ultima si stabilizzò il 4-1 con Sergio Tacchini su Froment e cinque furiosi set di Brichant su Sirola. Da rilevare come tutti questi match si siano giocati, tranne quello del 1952, a Bruxelles. Così accadde anche nel 1961, ancora a livello di secondo turno. Pietrangeli fu rimontato in maniera inattesa da Brichant nel primo match, che finì col bizzarro punteggio di 2-6 2-6 6-0 6-1 6-1. Ci pensarono Sirola e lo stesso Pietrangeli contro Eric Drossart e poi insieme nel doppio contro Brichant/van der Borght. La serie “antica” finì nel 1969, a Genova, con il primo turno della Zona B europea (il tabellone europeo era diviso in due zone di pari importanza). Pietrangeli ed Eugenio Castigliano vinsero tutti i singolari contro Drossart e Patrick Hombergen, il doppio di mezzo vide Vittorio Crotta e Pietro Marzano cedere ai due belgi citati. Totale: 4-1.
Ci vollero 31 anni per ritrovare le due squadre di fronte. E in che occasione: Il 21, 22 e 23 luglio l’Italia giocò a Mestre per evitare di uscire dal Gruppo Mondiale, dopo che l’anno prima si era salvata contro la Finlandia. Paolo Bertolucci, allora capitano azzurro, chiamò Andrea Gaudenzi, Davide Sanguinetti, Diego Nargiso e un Renzo Furlan ormai lontano dai vertici; l’omologo Gabriel Gonzalez rispose con Christophe ed Olivier Rochus, Filip Dewulf e il doppista Tom Vanhoudt, incassando il no di Xavier Malisse per una vicenda di accordi economici. Gaudenzi si mostrò subito in una forma tra le peggiori della sua carriera: perse malissimo da Olivier Rochus, al tempo giovane di belle speranze come il fratello. Dewulf, tre anni prima semifinalista a sorpresa al Roland Garros (quello di Guga Kuerten, per capirci), tenne in campo Davide Sanguinetti fin quasi alle 22: finì 1-6 7-6(5) 7-5 6-0. Il giorno dopo Gaudenzi giocò ancora male, Nargiso non poté supportarlo e fu triplo 6-4 di Christophe Rochus/Vanhoudt, con Andrea che si chiamò di fatto fuori dall’ultimo singolare in caso di necessità. Fu Sanguinetti a dover affrontare Olivier Rochus su una superficie, la terra, che Davide mai ha amato. Quelle 4 ore e 11 minuti furono assurde: il punteggio are 2-6 5-7 2-5, Sanguinetti salvò tre match point (di cui due sul 4-6 nel tie-break), sembrava ormai volare, ma non tenne il 2-0. Salvò altri due match point, ma un rovescio in corridoio mandò giù l’Italia. 6-2 7-5 6-7(6) 1-6 7-5. Un punteggio che l’Italia del tennis avrebbe a lungo ricordato, visto che di World Group non se ne parlò più fino al ritorno avvenuto nel 2011.
Nel 2017, a stabilizzazione nella parte più importante della Davis ormai acquisita, venne il quarto di finale dello Spiroudome di Charleroi, ino dei palasport più belli del Belgio. Un Belgio che, sul campo, poteva contare sugli anni migliori di David Goffin, mentre l’Italia in quell’occasione puntò su Paolo Lorenzi, allora al suo meglio, e Andreas Seppi. Di fatto decise tutto il primo singolare, quello perso da Lorenzi contro Steve Darcis in quattro set, perché Goffin batté sia il toscano che Seppi in modo netto. L’Italia allungò le sue speranze con il doppio Bolelli/Seppi e cinque duri set contro Ruben Bemelmans/Joris de Loore. A punteggio acquisito arrivò la sola partita giocata e vinta da Alessandro Giannessi in Davis, anche se a risultato acquisito, contro de Loore.
L’ultimo confronto è molto recente, dell’anno scorso, e più precisamente dei gironi. Matteo Berrettini dovette rimontare il talentuoso, ma incostante Alexander Blockx per 3-6 6-2 7-5, un Flavio Cobolli agli esordi in Davis cedette a Zizou Bergs per 6-3 6-7(5) 6-0. Toccò a Simone Bolelli e Andrea Vavassori battere, in una sfida di qualità molto alta, Sander Gillé e Joran Vliegen per 7-6(2) 7-5. La cosa particolare è che gli accoppiamenti di domani potrebbero essere esattamente identici, con le uniche variabili legate a Raphael Collignon (che, per la verità, verrà quasi certamente preferito a Blockx) e a Lorenzo Sonego (che può teoricamente subentrare a Berrettini).