In pensione prima o con assegni più alti riscattando stage e tirocini. Uno strumento in più per i lavoratori che tra spunta da quanto già previsto per gli anni all’università che si aggiunge alla pace contributiva, che permette di tappare i buchi su quanto versato all’Inps. È sulla previdenza che si giocherà una delle partite della Manovra, tra richieste di bloccare l’aumento dell’età per mettersi a riposo previsto dal 2027 e di prorogare meccanismi di uscita anticipata oggi fuori dal disegno di legge di Bilancio, come Quota 103 e Opzione donna. Gli altri confronti sono andati in scena nel vertice di maggioranza che si è tenuto ieri: affitti brevi, oro, dividendi. Al termine sono anche trapelate alcune ipotesi di correttivi alla legge di Bilancio, ad esempio la possibilità di prevedere la cedolare secca al 21% su tre case date in locazione e di allargare il contributo richiesto alle banche di un ulteriore 0,5% dell’Irap, ma solo sui grandi istituti. Tutte le soluzioni smentite a stretto giro da una nota del ministero dell’Economia, che definisce «infondate» le ricostruzioni su singole misure.

Su stage e tirocini a muoversi e Fratelli d’Italia con uno degli emendamenti segnalati. In pratica lavoratori e lavoratrici potranno far valere per la pensione anche i mesi passati da stagisti, pagando una determinata cifra per convertirli in contributi effettivi. Per la laurea è ormai una prassi consolidata, che permette di riscattare gli anni di durata naturale di un corso, quindi tre anni per la triennale o cinque se si conta anche la specialistica.

Nel caso dei tirocini saranno conteggiati fino a 24 mesi (anche se non continuativi), pagando il dovuto in 120 rate. L’unico tavolo posto è che entro sei mesi dalla fine dell’esperienza formativa, chi chiede il riscatto abbia trovato un lavoro. Da dipendente o avviando una propria attività non importa. Nel primo caso però, i dipendenti del privato potranno anche contare su un contributo delle loro aziende che potranno destinare al riscatto i premi di produzione che il lavoratore si è guadagnato, con la possibilità di farseli scontare dalle tasse.

Con questo meccanismo il futuro pensionato potrebbe mettere in cascina contributi tali da permettergli o di accedere a forme anticipate di uscita (basti pensare che tra corsi di laurea e tirocini si può arrivare fino a sette anni in totale) sia una cifra tale da incrementare l’assegno di cui godrà una volta lasciato il lavoro e che in futuro, complice anche il calcolo contributivo e non più retributivo, potrebbe non essere così corposo.

Non a caso, proprio ieri, la Commissione europea, ha presentato un pacchetto di interventi che punta a rafforzare le pensioni integrative, rendendole più attraenti. Un tema centrale anche per le casse di previdenza dei professionisti alle prese, nei prossimi anni, con un possibile calo degli iscritti. Lo segnala un nuovo studio della Cassa dei commercialisti (Cdc) presieduta da Ferdinando Boccia, che parte dal dato sul calo degli iscritti all’università nei prossimi 20 anni. Se calano gli universitari, gioco forza, caleranno i laureati e quindi i futuri professionisti. Una realtà con la quale gli Enti devono fare i conti nel predisporre i loro bilanci a lungo termine, con orizzonte di 50 anni, e per ottemperare al loro compito principale: versare una pensione agli iscritti. Per spiegare meglio cosa potrà succedere la Cdc ha fatto anche calcoli sulla propria realtà. Risultato: può reggere l’impatto del crollo del 74% degli iscritti.

LE MODIFICHE

Lavoro e pensioni sono due capitoli caldi della legge di Bilancio. La Lega spinge pertanto per introdurre una tassazione agevolata al 5% per i neo assunti fino a 30 anni e con reddito fino a 40mila euro. Un emendamento del senatore Claudio Lotito (Forza Italia) chiede a sua volta sanzioni ridotte per il mancato o ritardato pagamento di contributi o premi dovuti alle gestioni previdenziali ed assistenziali per i lavoratori. In base alla proposta, la sanzione avrà una maggiorazione da aggiungere al tasso ufficiale di riferimento ridotto a 3,5 punti rispetto agli attuali 5,5 punti. Immediata la replica del Partito democratico: un regalo alle imprese che usano il lavoro irregolare.

E sempre i forzisti, con un emendamento a firma del capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, chiedono il rifinanziamento della norma che permette ai lavoratori di partecipare alla gestione e agli utili di impresa. Anzi la dotazione, nelle intenzioni, salirà il prossimo anno da 70 a 80 milioni, utili a finanziare le agevolazioni fiscali di cui i dipendenti potranno godere se riceveranno azioni della società o se saranno girata loro parte degli utili.


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