Nei primi sette mesi dell’anno le imprese edili hanno fatturato per lavori agevolati dal Fisco il 22% in meno rispetto al corrispondente periodo del 2024; l’entità della diminuzione è ricavabile confrontando l’ammontare delle ritenute d’acconto incassate dall’Erario sulla base dei “bonifici parlanti” indispensabile per ottenere lo sconto di imposte sul 730. Un calo che significa meno Irpef e meno Iva incassata e in prospettiva più cassa integrazione da finanziare e che con tutta evidenza ha consigliato di bloccare almeno per tutto il 2026 un’ulteriore stretta sull’importo dei bonus, un taglio che senza interventi legislativi porterebbe l’aliquota a partire dal 1° gennaio prossimo al 36% per la prima casa e al 30% nelle altre ipotesi. A queste limitate novità si affianca il discusso intervento sulle aliquote della cedolare secca per gli affitti brevi che, assieme alle nuove tasse su banche e assicurazioni, sta causando una fibrillazione tra i partiti che sarebbe difficile raccontare a uno straniero poco pratico del teatrino della politica nostrana, perché, al di là del merito dei provvedimenti, è inverosimile che quanto contenuto dal disegno di legge sia arrivato in Cdm a insaputa dei partiti della maggioranza.
Sulla base anche dei quesiti che ci stanno pervenendo alla redazione cerchiamo di rispondere alla domande più frequenti sulle novità del disegno di Legge di Bilancio.

21 novembre – 09:19