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Re Felipe di Spagna ricorda 50 anni di monarchia e premia la regina Sofia: «Una vita di servizio esemplare per il Paese»
MMondo

Re Felipe di Spagna ricorda 50 anni di monarchia e premia la regina Sofia: «Una vita di servizio esemplare per il Paese»

  • 21 Novembre 2025

di
Enrica Roddolo

Il sovrano nella sala delle colonne al palazzo reale celebra la transizione dal Franchismo: «Il dialogo vero protagonista. La Corona? Ha portato stabilità. L’eredità di Juan Carlos? La transizione come gesto politico rivoluzionario»

«A mia madre la regina Sofia, il Toison de Oro per la sua vita di servizio esemplare per la Spagna. La regina Sofia fa parte della memoria storica della Spagna democratica». 

Con queste parole, questa mattina, re Felipe VI nella sala delle colonne al palazzo reale di Madrid ha decorato la madre, che con gli occhi velati di lacrime l’ha abbracciato con affetto. Una regina, emerita, per celebrare. 



















































Al palazzo reale di Plaza de Oriente, decorato a festa come un anno fa quando re Felipe tagliò i suoi primi 10 anni di regno, la Spagna ricorda solennemente il mezzo secolo della nuova monarchia spagnola – dopo il Franchismo. E re Felipe lo fa decorando la madre Sofia con il Toson d’oro, la più antica e nobile delle onorificenze spagnole. E’ la madre Sofia, regina consorte per molti di questi 50 anni di regno, fino all’abdicazione di Juan Carlos nel 2014 a favore di Felipe e della regina Letizia, insomma, la protagonista di questa giornata.  Un giorno nella storia di Spagna.

Perché il vero protagonista delle celebrazioni, Juan Carlos che raccolse il testimone dal dittatore Franco (morto il 20 novembre 1975 a 82 anni) e che riportò non solo la corona dei Borbone sul trono di Spagna, ma anche la democrazia, è in esilio volontario ad Abu Dhabi negli Emirati da oltre 5 anni. Il grande assente di questa giornata nella storia della Spagna contemporanea che il Paese celebra con oltre 200 eventi. 

Re Felipe – in abiti civili, sul bavero appuntato il Toson d’Oro che lui ricevette a 13 anni dal padre – nel discorso ha ricordato Juan Carlos quando ha menzionato il lavoro della regina «appoggiando il re mio padre, Juan Carlos». Ma anche quando ha riconosciuto: «Contribuyó decisivamente a abrir en nuestro país el camino hacia la democracia». Fu lui re Juan Carlos insomma a contribuire decisamente ad aprire il cammino del Paese verso la democrazia, ha ricordato il figlio Felipe.

Poi il riferimento ai tempi attuali «En tiempos en los que el desacuerdo se expresa con crispación», nei nostri tempi quando il disaccordo si esprime con violenza, guardare a quegli anni di transizione, ha detto Felipe, può essere di insegnamento.

Poi ha fatto riferimento al ruolo di una Corona: «La monarchia è coerenza con la società che serve». E ancora: «Nella transizione dal Franchismo alla democrazia la Corona portò stabilità contribuendo al riconoscimento internazionale del Paese». Quindi ha rivendicato l’eredità del padre, quella «transizione gesto politico rivoluzionario».

Fuori dal Palazzo, è schierata la Guardia Reale a cavallo. Mentre re Felipe continua il suo discorso davanti all’erede al trono Leonor: «La transizione non è stata perfetta, ma il miglior accordo possibile». E infatti a testimoniare la divisione ancora oggi al Congresso che si riunisce dopo la cerimonia al palazzo reale non ci sono Vox e non ci sono gli indipendentisti. E la cerimonia è nella sala costituzionale non una seduta congiunta. 

Con il Toson d’Oro, la regina Sofia da oggi sarà «Excelentísima», questo l’appellativo che spetta a coloro che sono decorati con l’ordine che risale al 1430, quando re Filippo il Bello, duca di Borgogna, lo iniziò per celebrare le nozze con Isabella del Portogallo scegliendo come simbolo il carnero de oro, ispirandosi al mito del Vello d’oro e di Giasone. Oggi il Toson d’oro è tra le onorificenze non solo del casato spagnolo ma anche del casato degli Asburgo (perché la storia di Spagna è stata fatta poi con il casato degli Asburgo). 

Al collo della madre Sofia, re Felipe oggi (nella forma simbolica di una spilla) mette dunque il collare in oro con le insegne del duca di Borgogna che si congiunge all’agnellino candido della mitologia classica. E finora Felipe aveva decorato con il Toison de Oro solo la figlia Leonor e la madre nel 2024 anche se la consegna avviene oggi. 

Solo altre 19 eccellenze del regno di Spagna e non solo, hanno meritato prima della regina emerita il Toson d’oro: la figlia di Felipe e Letizia ed erede al trono Leonor nel 2015 al compimento dei 18 anni, Enrique Iglesias García (2014), Nicolas Sarkozy (2011), Víctor García de la Concha (2010), Javier Solana de Madariaga (2010), Enrico di Lussemburgo (2007), Simeone II di Bulgaria (2004), Harald V di Norvegia (1995), Alberto II dei Belgi (1994), Margrethe II di Danimarca (1985), Beatrice d’Olanda (1985), Akihito de Japón (1985), Carlos XVI Gustavo di Svezia (1983), Felipe VI (1981) e Juan Carlos I (1941). 

Al Palazzo reale, Felipe ha consegnato l’onorificenza oltreché alla madre Sofia, anche all’ex presidente del governo Felipe González, oltreché a giuristi come Miquel Roca e Miguel Herrero assieme a Rodríguez de Miñón, i padri nobili della Costituzione della Spagna democratica di oggi. E ha ricordato che proprio «Felipe Gonzales in questa stessa sala delle colonne firmò il trattato di adesione alla Comunità europea», e ha citato le parole dei padri costituenti. Ricordando che «celebrare oggi la transizione (dal Franchismo alla democrazia) non vuol dire idealizzarla ma serve a ricordare il suo metodo: l’accordo piuttosto che l’imposizione», e ha indicato «il dialogo è stato il vero protagonista del cambiamento, della transizione».

Ma Re Juan Carlos è il grande assente alle celebrazioni a Madrid, al Palazzo reale di Plaza de Oriente e al Congresso: 50 anni di democrazia per la Spagna, dopo il Franchismo. Felipe VI è salito al trono nel 2014 dopo l’abdicazione del padre Juan Carlos sull’onda degli scandali finanziari e sentimentali dell’ultima stagione del re che raccolse il testimone da Franco mezzo secolo fa. 

Juan Carlos evocato però spesso nei discorsi oggi nella sala costituzionale al Congresso di Madrid, dove i deputati hanno ricordato il ruolo di unità del Paese e di concordia espressi attraverso la Corona. «Qual è il futuro della monarchia? Quale sarà il modello di Leonor? La monarchia è la miglior soluzione alla polarizzazione politica», è stato poi scandito, chiamando in causa l’erede al trono seduta fra i banchi dei deputati con re Felipe, Letizia e la sorella Sofia. Poi si è invocata una «monarchia né sontuosa né cortigiana, ma esempio di trasparenza».

«La nostra monarchia è moderna non una reliquia del passato», ha detto Adela Cortina Orts. «Abbiamo visto comportamenti esemplari e non esemplari dalla monarchia in questi 50 anni», ma Felipe VI è un re che ci fa dire «siamo in buone mani». Poi il ricordo della visita un anno fa re Felipe e Letizia fra gli alluvionati della Dana a Valencia:  «I reali hanno dato speranza e testimoniato vicinanza». 

Quindi al Congresso ha preso brevemente la parola re Felipe che ha ricordato che proprio in questo Congresso il 22 novembre 1975 giurò suo padre come re, e sempre lì giurò poi lui nel 2014 e ancora qui ha parlato come erede la figlia Leonor nel 2023 al compimento dei 18 anni. Poche parole poi Felipe ha strappato lunghi applausi e una standing ovation ricordando che  «La spagna democratica è un sogno e la corona sarà sempre al servizio di questo progetto». 

Proprio la formula dell’esilio volontario giustificherebbe – almeno agli occhi del mondo – la scelta di tenere lontano re Juan Carlos che ha appena pubblicato le sue memorie in Francia, il libro «Reconciliaciòn», dai grandi festeggiamenti di domani a Madrid. La sua volontà ormai cinque anni fa nell’estate del 2020 di lasciare il Paese per gli Emirati con l’impegno a non voler più prender parte a momenti ufficiali della vita del Paese, giustificherebbe la sua assenza in questo momento storico. Anche se in ultima analisi la scelta pare sia stata lasciata proprio a re Felipe che, come ha fatto in questi anni, ha prudentemente preferito separare nettamente l’istituzione dalla famiglia. E con la famiglia, dalle sue debolezze. 

Ma, come ha fatto spesso anche re Carlo III a Londra con Harry e persino con il fratello Andrea in passato (prima di arrivare adesso alla cesura definitiva di ogni legame), re Felipe ha invitato il padre sovrano emerito al pranzo di famiglia che sabato, dopo le celebrazioni ufficiali, riunirà i Borbone. 

Re Juan Carlos è atteso infatti domani alla residenza reale di El Pardo, dove ad attenderlo troverà oltre a Felipe e Letizia, l’erede Leonor che sta facendo il servizio militare nell’aeronautica (dopo fanteria e marina), la sorella Sofia e le sorelle le Infante Elena e Cristina con i rispettivi figli. Ci sarà anche la sorella del re emerito, Margarita i Borbone con il marito Carlos Zurita. Un pranzo di famiglia come quello che aveva permesso nel 2023 al re in esilio di tornare a casa e festeggiare i 18 anni della nipote ed erede al trono Leonor. Dopo la solenne investitura a Madrid dalla quale era stato assente. Istituzione e famiglia, due piani differenti per un anniversario che segna il cammino della nuova Spagna di Re Felipe VI. 

«Sarà un pranzo privato a El Pardo, con l’intera Famiglia reale come non accadeva da oltre due anni, e ci saranno anche altri parenti stretti: sorelle, nipoti e cugini. Con la casa reale che desidera impedire la diffusione di immagini dell’incontro, che si intende strettamente privato», racconta da Madrid al Corriere lo scrittore e storico giornalista dell’agenzia di stampa Efe, Luis de Leòn Barga. «La presenza di Juan Carlos a questo pranzo avviene nel mezzo della frenesia mediatica che circonda la pubblicazione delle sue memorie scritte ad Abu Dhabi con Laurence Debray, già pubblicato in Francia e in uscita in Spagna a dicembre, dove racconta la sua vita, ma sfiora appena gli episodi più controversi – continua Leòn Barga -. Proprio l’ansia per le possibili rivelazioni contenute nel libro ha ostacolato i preparativi ufficiali per l’anniversario, rafforzando la decisione di non invitarlo agli eventi istituzionali, tra cui il conferimento dell’Ordine del Toson d’Oro». 

Juan Luis Cebrián, fondatore di El País che ha vissuto gli anni della cavalcata democratica della Spagna post Franchista, ha fatto visita a Juan Carlos negli Emirati. E parlando con El Mundo ha raccontato di un uomo che vive in solitudine, in un luogo anonimo e poco affascinante, una vita che lo riempie di «terribile tristezza». Citando lo storico Paul Preston, Cebriàn sostiene che la storia ricorderà Juan Carlos come il re che portò la democrazia in Spagna e la difese il 23 febbraio 1981, nonostante abbia commesso gravi errori. E questi errori non dovrebbero oscurare completamente i suoi meriti fondativi. Senza contare che «in un Paese in cui quasi nessuno si dimette, l’abdicazione del re nel 2014 è stata un gesto significativo». 

Intanto il re emerito, da Abu Dhabi ha parlato per mezzo di Carlos Espinosa de los Monteros, che al Real Casino di Madrid, alla presenza della figlia del re, la Infanta Elena, giorni fa ha letto un messaggio del sovrano protagonista della transizione verso la democrazia, 50 anni fa. «Quiero mandaros un saludo con mi más sentido agradecimiento a todos los que estáis hoy aquí reunidos y a los que me disteis vuestro apoyo hace 50 años», ha scritto il re chiedendo poi per il figlio Felipe oggi «lo stesso appoggio assicuratomi 50 anni fa nella difficile transizione per convertire la Spagna in una democrazia parlamentare. Grazie, sarò sempre al vostro servizio», ha concluso, firmandosi Juan Carlos Rey. 

21 novembre 2025 ( modifica il 21 novembre 2025 | 15:00)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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