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Redazione Milano
Alessandro Chiani, che avrebbe sferrato le coltellate al 22enne bocconiano, rimasto invalido: «Giravo armato del coltello, perché sono stato aggredito in passato. Sono stati gli altri a cominciare»
Alessandro Chiani, 18 anni, interrogato oggi a San Vittore, è colui che, nel gruppo dei cinque aggressori, ha inferto materialmente le due coltellate che hanno causato lesioni permanenti allo studente universitario, che rischia di rimanere paraplegico. Il 22enne bocconiano è stato aggredito vicino a corso Como a Milano, pestato con violenza e poi accoltellato, tanto da subire lesioni permanenti. Venerdì mattina ha risposto alle domande della gip Chiara Valori nell’interrogatorio di garanzia a San Vittore. «L’interrogatorio è durato circa un’ora, il ragazzo è dispiaciutissimo» ha affermato l’avvocato Giovanni Giovanetti lasciando il carcere.
«Non c’ho visto più, non pensavo di averlo colpito così. Giravo armato del coltello, perché sono stato aggredito in passato». Sarebbe questa la versione resa, in sostanza, da Chiani. Da quanto si è appreso, lui e Atia si rimpallano le responsabilità con gli altri tre minori arrestati. «Sono intervenuto dopo nella zuffa e non c’ho visto più», ha detto, in sostanza, l’accoltellatore. Prima avrebbero agito, stando al suo racconto, i tre minori.
«Il ragazzo ha risposto, non voglio dire nient’altro. In questo momento è davvero preoccupatissimo e sconvolto per le condizioni del ferito, a cui manifesta ovviamente vicinanza, augurandogli il meglio e anch’io personalmente vorrei fare lo stesso per la famiglia perché mi sembra doveroso farlo assolutamente come genitore». Così Elena Patrucchi, legale di Ahmed Atia, l’altro dei due 18enni accusati di aver partecipato all’accoltellamento. Alla domanda se il giovane avesse chiesto carta e penna per scrivere alla famiglia della vittima, l’avvocata ha risposto: «Lo ha fatto. Scriverà una lettera. Senz’altro».
Il ragazzo ha ripetuto più volte che nessuno di loro «aveva compreso la gravità del fatto». La legale ha chiesto alla gip, dopo l’interrogatorio, un’attenuazione della misura cautelare, come gli arresti domiciliari. Istanza su cui dovrà decidere la giudice. Secondo la versione del 18enne, lui «era lontano dagli altri» ed era «assolutamente convinto che fosse solo una zuffa di poco conto». Quando ha saputo, invece, «dopo del tempo, che era stato usato il coltello», è rimasto «sconvolto».
Sulle responsabilità dei cinque ragazzi (i tre minorenni interrogati nel carcere minorile Beccaria) per quell’aggressione pesano, oltre alle immagini delle telecamere di sorveglianza, anche quelle intercettazioni ambientali in Questura di fine ottobre e ormai note, che sono in pratica già delle confessioni. «Bro, io ho fatto così», diceva il 18enne mimando il gesto delle coltellate. «Se vedono le telecamere e vedono quanto l’ho spaccato di botte», diceva uno dei minorenni. E ancora: «Non so se si vede il video dove lo scanniamo».
Ora c’è un rimpallo di responsabilità perché, in sostanza, i due maggiorenni dicono che i primi a creare «la zuffa» e a pestare lo studente sono stati i minori. Atia, il «palo», ha messo a verbale di essere rimasto sempre lontano e di non sapere che l’amico avesse il coltello con sé e che l’avesse colpito con quello. Chiani, invece, ha sostenuto di essere intervenuto quando il parapiglia era già iniziato. Dal punto di vista difensivo, in sostanza, il tentativo da parte dell’accoltellatore è sostenere che lui non volesse uccidere, per allontanare l’accusa di tentato omicidio. Per le altre posizioni le difese proveranno a far cadere il concorso morale nella tentata uccisione. Entrambe le difese dei maggiorenni hanno chiesto alla gip Chiara Valori l’attenuazione della misura coi domiciliari. La giudice deciderà nei prossimi giorni dopo il parere del pm Andrea Zanoncelli nelle indagini della Polizia.
Lo studente 22enne intanto «è ancora in rianimazione e non sappiamo ancora come uscirà dall’ospedale»: lo ha detto Luca Bernardo, il direttore della pediatria del Fatebenefratelli, ospedale dove il ragazzo è stato portato subito dopo l’aggressione e dove è stato operato più volte. «Fortunatamente è vivo, poteva andare molto peggio, ma si troverà a gestire senza colpa una vita difficile. È presumibile che non avrà una vita normale a causa della vile aggressione subita», ha spiegato Bernardo, intervenendo al convegno «fermare l’educazione all’odio», promosso dal Global Committee for the Rule of Law «Marco Pannella».
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21 novembre 2025 ( modifica il 21 novembre 2025 | 13:43)
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