“La vita dell’atleta è solitudine. Se non hai la fortuna di vivere a casa e – credo che l’80% degli atleti non viva con i propri genitori – quando ti svegli, sei da sola: fai colazione, vai in palestra, torni, pranzi, torni in palestra, ceni e vai a dormire. E sei sempre sola. Sempre. E quindi succede che ti abitui, che comincia a piacerti quella solitudine”. Mai banale Paola Egonu nelle sue dichiarazioni. La pallavolista italiana ha parlato ai microfoni di GQ Italia, che l’ha nominata atleta dell’anno. Miglior opposto in Champions League, miglior opposto all’ultima Nations League ed Mvp nell’ultima Supercoppa Italiana vinta con la Pro Victoria, Paola Egonu con la nazionale italiana femminile di volley ha vinto gli ultimi Mondiali e la medaglia d’oro alle Olimpiadi.
Nel corso dell’intervista ha affrontato diversi aspetti, tra cui appunto quello della solitudine dell’atleta: “Poi vedi i tuoi coetanei e magari succede qualcosa: chiami i genitori, oh Dio, è successo questo, quello, si chiacchiera, si sta al telefono. Nella vita dell’atleta non hai il tempo di fermarti, di piangere, di parlare. Appena c’è un problema devi reagire, andare oltre. Perché siamo abituate ad andare a una velocità molto più alta”, ha spiegato Egonu. “È difficile però essere comprese sempre, perché non viviamo le stesse cose, cioè non vivono in prima persona le emozioni che vivo io. Però è importantissimo avere qualcuno che ti supporta e che ti ascolta”.
La pallavolista italiana – oggi fidanzata con il pallavolista Leonardo Puliti – è entrata poi maggiormente nel dettaglio del concetto, spiegando tutte le difficoltà che un’atleta può avere nel corso della quotidianità e della pianificazione della propria vita. “Io sono una donna e ho desideri di maternità. Ci sono nove mesi in cui devi stare ferma, il tuo fisico cambia, non sai se riuscirai a tornare a quel livello, quindi se vuoi un figlio, o lo fai prima, interrompi la carriera, torni, ma se non sei in grado, smetti e ti manca. È il momento giusto? Come si fa a dire, ‘adesso riprendo’?“.
E qui – secondo Paola Egonu – la differenza tra un atleta uomo e una donna: “Nel senso che quando un uomo fa un figlio, può scegliere di tornare immediatamente in campo. È una questione legata al corpo e al recupero. Per me è un grandissimo conflitto, come si fa a tornare a giocare? E riuscirei a mantenere un certo livello? Per adesso ho messo un limite di tempo, poi si vedrà”.
26 anni. Troppo presto ancora per iniziare a pensare al ritiro, ma Egonu ha già le idee chiare a riguardo: “Non ci ho ancora pensato, però sicuramente vorrei avere il coraggio di smettere nel momento giusto della mia carriera, per potermi costruire la vita dopo e non avere paura dell’incognito che c’è dopo, appunto, e continuare ad andare avanti, ma in maniera diversa”.