Nel 2017, un colossal sci-fi europeo è riuscito a battere ogni record produttivo continentale, con un budget che rivaleggiava le produzioni Marvel e i più grandi blockbuster hollywoodiani. Un’opera visivamente ambiziosa, pensata per stupire, che coinvolse star internazionali, effetti speciali all’avanguardia e l’esperienza di un autore da tempo innamorato della fantascienza. Eppure, oggi è uno di quei titoli che pochi citano, quasi nessuno rivede, e che sembra svanito nella memoria collettiva del cinema di genere.

Stiamo parlando di Valerian e la città dei mille pianeti, firmato da Luc Besson e tratto dal fumetto francese Valérian et Laureline di Pierre Christin e Jean-Claude Mézières. Costato circa 180 milioni di dollari, finanziato in gran parte da fonti europee e cinesi, è ancora oggi il film europeo più costoso mai realizzato. Besson, reduce dal successo di Lucy e ora atteso con una nuova versione di Dracula, si è lanciato in questa nuova epopea spaziale con lo stesso entusiasmo visionario che da sempre contraddistingue il suo stile.

La storia ruota attorno a Valerian (Dane DeHaan) e Laureline (Cara Delevingne), agenti speciali del governo dei territori umani incaricati di proteggere Alpha, un’immensa metropoli intergalattica dove convivono migliaia di specie. Quando una minaccia sconosciuta rischia di compromettere l’equilibrio della Città dei Mille Pianeti, i due dovranno sventare un complotto che coinvolge memoria, colonizzazione e redenzione. Tra inseguimenti, creature aliene, realtà virtuali e mondi multidimensionali, il film punta tutto sul senso dello stupore visivo.

Dal punto di vista estetico, Valerian è un trionfo di design, colori e immaginazione: il lavoro sul worldbuilding è tra i più elaborati visti negli ultimi anni… però la sua accoglienza è stata a dir poco tiepida. Se da un lato la critica ne ha elogiato la ricchezza visiva – «un delirio psichedelico che merita di essere visto su uno schermo enorme», ha scritto ad esempio The Verge – dall’altro molti si sono lamentati della debolezza narrativa e la scarsa chimica tra i protagonisti. Anche il pubblico ha reagito in modo contrastante: il film ha incassato circa 225 milioni di dollari nel mondo, ma non è riuscito a recuperare completamente il suo enorme investimento, soprattutto nei mercati principali come gli Stati Uniti.

Su IMDb il film mantiene un modesto 6.4/10, mentre su Letterboxd molti spettatori scrivono commenti del tipo: «Visivamente affascinante, ma troppo lungo e con personaggi poco coinvolgenti» o «un film che avrei voluto amare, ma che mi ha lasciato freddo». Alcuni però lo rivalutano come «una delle rare produzioni sci-fi europee che osa mettersi in competizione con Hollywood».

Valerian e la città dei mille pianeti è oggi un esempio lampante di quanto sia difficile, anche per un autore affermato, bilanciare ambizione artistica e narrazione accessibile. È un film che ha provato a riscrivere le regole del blockbuster europeo, riuscendoci solo a metà. E forse, proprio per questo, è stato dimenticato troppo in fretta.

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