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Il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, noto come MArRC, è uno dei più importanti musei d’Italia per la storia dell’antichità. Racconta infatti l’evoluzione della Calabria dalla preistoria all’età romana, con un percorso espositivo unico nel suo genere che attraversa migliaia di anni di storia. Il suo nome è indissolubilmente legato ai celebri Bronzi di Riace, due statue greche del V secolo a.C. rinvenute nel 1972 e divenute simbolo della regione e della sua identità culturale. Fondato nel 1882 grazie alla visione dell’archeologo Paolo Orsi, il museo trovò la sua sede definitiva con l’apertura del Palazzo Piacentini, l’imponente edificio progettato negli anni ’30 dall’architetto Marcello Piacentini e inaugurato nel 1959. L’edificio, pensato per valorizzare i reperti della Magna Grecia, ha vissuto nel tempo diversi interventi di restauro fino alla completa riapertura del 2016, che ha riconsegnato alla città un museo moderno, luminoso e progettato per accogliere visitatori da tutto il mondo. Oggi il MArRC rappresenta un punto di riferimento internazionale per gli studi archeologici e per la valorizzazione del patrimonio del Mediterraneo antico, grazie anche alla cura dedicata ai Bronzi di Riace, esposti in una sala climatizzata e protetta che ne garantisce la conservazione.
Fabrizio Sudano, un archeologo alla guida del MArRC
Fabrizio Sudano, nuovo direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Archeologo classico di lunga esperienza, Sudano arriva alla guida del MArRC dopo aver diretto, dal 2021, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Reggio Calabria e la Provincia di Vibo Valentia. Il suo incarico avrà una durata di quattro anni, rinnovabile per ulteriori quattro. Il curriculum di Sudano testimonia una conoscenza profonda del territorio e una lunga attività sul campo. Tra i suoi incarichi più recenti figurano:
• la direzione della Soprintendenza ABAP per la provincia di Cosenza (2020–2022);
• la direzione ad interim delle Soprintendenze per Catanzaro e Crotone (2021);
• la guida ad interim del Segretariato regionale del Ministero della Cultura per la Calabria (2022–2023). Funzionario archeologo dal 2012, tra il 2014 e il 2016 ha ricoperto il ruolo di responsabile di numerosi musei calabresi, tra cui l’Antica Medma di Rosarno, il Parco archeologico dei Tauriani, il Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia, l’Antica Kaulonia, il Museo Metauros e il Museo Archeologico Lametino. Sudano — formatosi tra Catania, Matera e Messina — ha sempre affiancato l’attività istituzionale a quella sul campo, dirigendo scavi e progetti di ricerca in Italia e all’estero.
L’intervista a Fabrizio Sudano (Direttore Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria)
Alla Borsa Mediterranea del Turismo 2025, il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria presenta una realtà in piena trasformazione. A dodici mesi dal precedente incontro, il MArRC si prepara infatti a un profondo rinnovamento strutturale, scientifico e comunicativo, portando avanti una visione che punta a un museo sempre più aperto alla città, più inclusivo e più capace di raccontarsi al grande pubblico. Il primo grande annuncio riguarda i Bronzi di Riace: dopo anni di attesa, sono finalmente rientrate a Reggio Calabria le terre di fusione prelevate negli anni ’90 dall’interno delle statue. Un materiale preziosissimo, che ora verrà analizzato con tecniche aggiornate grazie alla collaborazione con un’università specializzata. L’obiettivo è quello di avvicinarsi a una risposta definitiva sulla provenienza delle due statue, uno dei più affascinanti enigmi della storia dell’arte antica. I risultati — assicura il direttore — saranno comunicati alla comunità scientifica non appena disponibili. Parallelamente, il museo si prepara a cambiare pelle. Entro giugno 2026, grazie ai fondi del PNRR, il MArRC avvierà un percorso di ammodernamento che prevede:
• un nuovo allestimento museale, più chiaro, più leggibile e più orientato al pubblico;
• nuova pannellistica e una narrazione più accessibile dal punto di vista cognitivo e culturale;
• 7-8 spazi multimediali inediti con video, ricostruzioni e approfondimenti dedicati alle principali sezioni del museo;
• sale inclusive e ambienti di compensazione per pubblici speciali, incluse persone nello spettro autistico;
• sale immersive capaci di raccontare in modo coinvolgente il patrimonio archeologico calabrese.
Il museo, insomma, si prepara a diventare un luogo sempre più dinamico, tecnologico e accogliente, senza perdere la sua identità storica. E mentre i visitatori continuano a crescere — con file chilometriche che hanno caratterizzato le ultime stagioni e con ospiti internazionali come Francis Ford Coppola — il MArRC si conferma come uno dei poli culturali più vivaci del Mezzogiorno. È da questo scenario di rinnovamento, visione e lavoro di squadra che parte l’intervista al direttore Sudano, il quale racconta progetti, prospettive e il futuro di un museo che vuole diventare un modello di valorizzazione del patrimonio calabrese.
Direttore, siamo qui alla Borsa Mediterranea del Turismo, dove abbiamo il piacere di rincontrarci dopo l’edizione dello scorso anno. Rispetto a un anno fa, a che punto siamo? Allora parlavamo del museo e, in particolare, dei Bronzi di Riace, sui quali stavate già avviando nuovi progetti…
“Rispetto allo scorso anno, a dodici mesi di distanza, posso dire che abbiamo portato avanti molte attività.
Il nostro obiettivo principale rimane l’apertura del museo alla comunità cittadina, che continua a essere un punto cardine della nostra visione. Per quanto riguarda i Bronzi, posso finalmente annunciare che tra marzo e aprile abbiamo recuperato le terre di fusione rinvenute all’interno delle statue negli anni ’90. Sono rientrate dove dovevano essere, cioè a Reggio, con l’obiettivo di essere analizzate nuovamente e, si spera, di poter arrivare finalmente a un punto fermo sulla provenienza delle statue. Siamo già in contatto con un’università che condurrà queste analisi e contiamo di comunicare presto i risultati alla comunità scientifica. Parallelamente, rimane in programma il riallestimento della sala dei Bronzi, che per noi è una priorità. Tuttavia, questo intervento procede di pari passo con l’utilizzo dei fondi del PNRR, da spendere entro giugno 2026. In questa fase l’attenzione dell’ufficio tecnico è concentrata sull’accessibilità, sull’allestimento museale e sulla nuova pannellistica: un percorso rinnovato, più chiaro e più fruibile dal punto di vista culturale e cognitivo. Il museo sarà inoltre dotato di 7-8 spazi multimediali, con video dedicati alle sezioni del museo, e di ambienti pensati per pubblici speciali, come persone autistiche, con sale di compensazione e sale immersive. Da qui a giugno il museo cambierà profondamente volto. Poi potremo dedicare attenzione anche al riallestimento definitivo della sala Bronzi. Abbiamo molti progetti in corso e siamo soddisfatti perché tutto ciò che programmiamo stiamo riuscendo a realizzarlo.”
Quanto è soddisfatto del fatto che davanti al museo, soprattutto negli ultimi anni, si siano formate file chilometriche di visitatori? E quanto l’ha colpita, ad esempio, la presenza questa estate di Francis Ford Coppola insieme a Casadonte e ad Anton Giulio Grande?
“Sono molto soddisfatto. La Calabria, negli ultimi anni, sta conquistando spazi che fino a poco tempo fa non erano né previsti né immaginabili. Questo è dovuto in gran parte al lavoro della Regione Calabria e della Calabria Film Commission: la visibilità dei nostri siti museali, dei parchi e dei borghi in molti programmi e format televisivi è frutto del loro impegno. Riceviamo richieste continue da parte dei media per approfondire ciò che facciamo, non solo per il museo ma per tutta la Direzione Regionale Musei Calabria. L’aumento dei visitatori e le lunghe file sono la prova concreta di una tendenza positiva: la Calabria sta diventando una meta sempre più presente nei percorsi turistici nazionali e internazionali.”
C’è una domanda che avrebbe voluto ricevere su questi temi e che nessun giornalista le ha mai posto?
“Forse mi piacerebbe che si parlasse di più del lavoro di squadra che esiste dietro un museo. Spesso ci si concentra sulla figura del direttore, che naturalmente ha grandi responsabilità, ma è importante far sapere che dietro ogni attività ci sono decine di funzionari, assistenti, operatori della vigilanza e personale altamente competente. Solo nel museo di Reggio siamo circa 110 persone, mentre la Direzione Regionale supera le 200 unità. In Calabria lavorano più o meno 400 persone nel settore dei beni culturali. Tutto ciò che realizziamo è possibile grazie a loro. È fondamentale ricordarlo sempre.”
Come immagina il futuro di questo patrimonio e di tutta questa bellezza?
“Credo che i calabresi debbano acquisire piena consapevolezza che la Calabria non è seconda a nessuno. Lo ripeto da anni, anche prima di assumere il ruolo di direttore. La nostra “sfortuna”, se così possiamo chiamarla, è quella di non avere templi monumentali come quelli di Paestum o Agrigento. I nostri parchi archeologici sono ampi e bellissimi, ma privi di architetture monumentali come colonne o frontoni. Tuttavia, nei musei raccontiamo una storia ricchissima, con una varietà che abbraccia la preistoria, l’antichità classica, l’età medievale e oltre. Poche regioni italiane possono vantare una tale ampiezza cronologica. I nostri principali “competitor” sono la Campania e il Lazio, che possiedono un patrimonio straordinario, ma la Calabria — devo dirlo — si difende molto bene.”
Ultima domanda: quanto è importante trasmettere tutto questo alle nuove generazioni? Quanto conta la memoria?
“La memoria è fondamentale. La cultura materiale esposta nei musei è lo specchio dell’identità di ogni studente che visita le nostre collezioni, dai bambini ai liceali. Anche se nei programmi scolastici si studia spesso la storia su scala globale — dalla Mesopotamia alle grandi civiltà — bisogna ricordare che l’uomo in Calabria è presente sin dalla preistoria. Anche se i nostri siti archeologici monumentali sono difficili da conservare o da portare completamente alla luce, la cultura materiale ci permette di raccontare la ricchezza del passato calabrese. È su questo che lavoriamo ogni giorno, e lo testimoniano i numeri altissimi delle visite scolastiche durante l’anno.”
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